Diventare cattolici non significa smettere di pensare, ma imparare a farlo”.
Gilbert K. Chesterton

domenica 28 novembre 2010

Vieni Signore Gesù

I DOMENICA AVVENTO

Amen. Vieni, Signore Gesù” (Ap 22,20). Queste sono le ultime parole con le quali si chiude Apocalisse e con esse il N.T..
Giovanni desidera che il Signore venga e io con lui. Questo non può che essere il grido incessante di tutta la Chiesa. Si attende, però, con gioia, solo ciò che può portare qualcosa di buono e di bello.
Credo che sia importante partire da qui, perché le letture che ci vengono proposte in questo tempo di Avvento, possono crearci un senso di ansia e preoccupazione, se non correttamente interpretate. Anche oggi, per esempio, ci viene ricordato il Diluvio e che “nell’ora che non immaginiamo viene il Figlio dell’Uomo” (Mt 24,44); sembra quasi che il Signore sia lì in attesa del momento più opportuno per prenderci alla sprovvista e farci violenza. Come si fa allora a dirgli: “Vieni, Signore Gesù!”?

L’Avvento vuole rianimare l’attesa, non mettere in agitazione.
Chiediamoci allora cosa “viene a fare” il Signore Gesù.
Se andiamo a scorrere il libro della Gen dove più volte sembra che Dio intervenga nella storia degli uomini per distruggere, facciamo una splendida scoperta:

- “L’uomo chiamò sua moglie Eva, perché ella fu la madre di tutti i viventi. 21Il Signore Dio fece all’uomo e a sua moglie tuniche di pelli e li vestì. … Il Signore Dio lo scacciò dal giardino di Eden, perché lavorasse il suolo da cui era stato tratto” (Gen 3,20s). E’ vero che la “prima coppia” fu scacciata da Eden, ma vuole che essa generi vita, che l’umanità cresca e si sviluppi, infatti colei che fino a quel momento era chiamata ‘donna’, ora diventa Eva (vita).
- “Ecco, tu mi scacci oggi da questo suolo e dovrò nascondermi lontano da te; io sarò ramingo e fuggiasco sulla terra e chiunque mi incontrerà mi ucciderà». Ma il Signore gli disse: «Ebbene, chiunque ucciderà Caino subirà la vendetta sette volte!». Il Signore impose a Caino un segno, perché nessuno, incontrandolo, lo colpisse” (4,14s). Anche Caino è scacciato, ma per comando del Signore, nessuno può toccarlo e fargli del male.
- “Ecco, io sto per mandare il diluvio, cioè le acque, sulla terra, per distruggere sotto il cielo ogni carne in cui c’è soffio di vita; quanto è sulla terra perirà. Ma con te io stabilisco la mia alleanza. Entrerai nell’arca tu e con te i tuoi figli, tua moglie e le mogli dei tuoi figli. Di quanto vive, di ogni carne, introdurrai nell’arca due di ogni specie, per conservarli in vita con te: siano maschio e femmina” (6,17ss). Il diluvio serve a punire l’umanità peccatrice, ma il Signore vuole che l’umanità cresca attraverso la famiglia di Noè: “Dio benedisse Noè e i suoi figli e disse loro: «Siate fecondi e moltiplicatevi e riempite la terra” (9,1).
- “Il Signore disse ad Abram: «Vattene dalla tua terra, dalla tua parentela e dalla casa di tuo padre, verso la terra che io ti indicherò. Farò di te una grande nazione e ti benedirò, renderò grande il tuo nome e possa tu essere una benedizione” (12,1s).

Ogni volta che l’essere umano crea un danno e ne paga le conseguenze, il Signore interviene affinché la storia vada avanti rinnovata: l’uomo distrugge e Dio risana. Allora, perché temerlo? Credo invece che dobbiamo attenderlo con tutto il cuore, perché quando il Signore giunge fa “fiorire il deserto”.
Gesù non vuole metterci paura -anzi -, però ci mette in guardia dalla minaccia della tiepidezza - di questa sì che dobbiamo avere paura - e anche da un altro pericolo: vivere superficialmente. Abbiamo sentito che prima del diluvio gli esseri umani “mangiavano e bevevano, prendevano moglie e prendevano marito … e non si accorsero di nulla finché venne il diluvio e travolse tutti” (Mt,24,38). Cosa facevano di male costoro? Niente; però vivevano come se niente fosse, come se non ci fossero i segni evidenti della venuta di qualcosa di grande e quindi non hanno saputo o voluto fare le scelte necessarie.
Noi viviamo un tempo critico – non è il primo della storia e non sarà l’ultimo e, nemmeno lo possiamo considerare il peggiore di tutti -, eppure non possiamo girarci dall’altra parte e fare finta di niente. E’ necessario guardare la realtà in profondità, non limitarsi a stare in superficie. Abbiamo bisogno di chiamare le cose con il loro nome – ne abbiamo tutti gli strumenti, perché il Signore ce li ha dati -, non mancano i veri profeti, capaci di indicarci dove stiamo andando; lasciamoci provocare; lasciamo che i segni del “diluvio” invece di spaventarci, ci inducano a fare nuove scelte di conversione. Questo è il tempo favorevole, affinché il Signore trovi la sua posizione centrale nella nostra storia. Più lo allontaneremo e più ne pagheremo le amare conseguenze, ma non, perché ci punirà, bensì perché ogni pianta matura i suoi frutti e “un albero cattivo non può produrre frutti buoni”.

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