IV DOMENICA DI AVVENTO
“Salirono contro Gerusalemme per muoverle guerra, ma non riuscirono a espugnarla. Fu dunque annunciato alla casa di Davide: «Gli Aramei si sono accampati in Efraim». Allora il suo cuore e il cuore del suo popolo si agitarono, come si agitano gli alberi della foresta per il vento.
Il Signore disse a Isaia: «Va’ incontro ad Acaz,… Tu gli dirai: “Fa’ attenzione e sta’ tranquillo, non temere e il tuo cuore non si abbatta per quei due avanzi di tizzoni fumanti …” (Is 7,1ss). Questo è il contesto in cui si inserisce l’incontro tra Isaia e il Re Acaz. Alcuni sovrani stranieri volevano trascinare il Re di Giuda in una guerra di coalizione contro l’Assiria; il profeta suggerisce al Re di stare tranquillo, di non dare loro ascolto e di non temerli. Volendo fare di testa propria, il re Acaz, chiede aiuto a Tiglat-Pilèser III – Re di Assiria -, il quale effettivamente difende Giuda, ma, in cambio lo rende regno vassallo. Di fatto Acaz – Re di Giuda - ha aperto all’Assiria la porta del suo paese.
Isaia chiede al Re di cercare da Dio una conferma, di domandare un segno. Acaz si crede molto furbo e nascondendosi dietro le parole, afferma di non voler tentare Dio, di non volergli forzare la mano. In realtà non sta facendo altro che, giustificarsi, attraverso spiegazioni, argomenti e ipotesi di comodo. In realtà in questo momento Dio è l’ultimo pensiero per Acaz.
Il Re ha già deciso autonomamente cosa fare e non vuole che Dio intervenga.
Egli appartiene alla categoria dei “credenti, ma …”. E’ un credente o sedicente tale, che si riserva degli spazi di autonomia – fin qui ti consento di entrare nella mia esistenza, ma non oltre -.
Perché si riserva questa autonomia? Perché non si fida di Dio, è convinto di saperne di più. Del resto il Signore sta in cielo e non se ne intende né di economia né di politica né di strategie familiari …
Il Signore disse a Isaia: «Va’ incontro ad Acaz,… Tu gli dirai: “Fa’ attenzione e sta’ tranquillo, non temere e il tuo cuore non si abbatta per quei due avanzi di tizzoni fumanti …” (Is 7,1ss). Questo è il contesto in cui si inserisce l’incontro tra Isaia e il Re Acaz. Alcuni sovrani stranieri volevano trascinare il Re di Giuda in una guerra di coalizione contro l’Assiria; il profeta suggerisce al Re di stare tranquillo, di non dare loro ascolto e di non temerli. Volendo fare di testa propria, il re Acaz, chiede aiuto a Tiglat-Pilèser III – Re di Assiria -, il quale effettivamente difende Giuda, ma, in cambio lo rende regno vassallo. Di fatto Acaz – Re di Giuda - ha aperto all’Assiria la porta del suo paese.
Isaia chiede al Re di cercare da Dio una conferma, di domandare un segno. Acaz si crede molto furbo e nascondendosi dietro le parole, afferma di non voler tentare Dio, di non volergli forzare la mano. In realtà non sta facendo altro che, giustificarsi, attraverso spiegazioni, argomenti e ipotesi di comodo. In realtà in questo momento Dio è l’ultimo pensiero per Acaz.
Il Re ha già deciso autonomamente cosa fare e non vuole che Dio intervenga.
Egli appartiene alla categoria dei “credenti, ma …”. E’ un credente o sedicente tale, che si riserva degli spazi di autonomia – fin qui ti consento di entrare nella mia esistenza, ma non oltre -.
Perché si riserva questa autonomia? Perché non si fida di Dio, è convinto di saperne di più. Del resto il Signore sta in cielo e non se ne intende né di economia né di politica né di strategie familiari …
I “credenti, ma …”, come Acaz, tendono a riservare a Dio il ruolo di consolatore nelle fatiche della vita, di assicurazione rispetto al male; di colui che permette di sgravarsi la coscienza ogni tanto, basta che non pretenda di condizionare la vita.
Quel “ma” dice che, pur credendo in Dio, nelle scelte concrete sono io a decidere, con tutta libertà e indipendenza.
Il Vangelo ci presenta invece un altro tipo di persone e un altro modo di essere credenti. Il protagonista oggi è Giuseppe, anche se intravediamo Maria. Entrambi sono della categoria dei “credenti, quindi …”.
Il Vangelo ci presenta invece un altro tipo di persone e un altro modo di essere credenti. Il protagonista oggi è Giuseppe, anche se intravediamo Maria. Entrambi sono della categoria dei “credenti, quindi …”.
Il giorno della festa dell’Immacolata Concezione di Maria, abbiamo rivissuto il momento dell’incontro tra Dio – attraverso Gabriele - e la Madonna; abbiamo sentito come Maria, nonostante il turbamento dovuto a una vocazione troppo grande e di difficile comprensione, alla fine si è abbandonata al Signore dicendo: “Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola” (Lc 1,38).
Giuseppe non è da meno, dopo che in sogno gli è stata spiegata un po’ tuta la faccenda – umanamente così complessa – “quando si destò dal sonno, fece come gli aveva ordinato l’angelo” (Mt 1, 24).
Sia con Maria che con Giuseppe l’angelo dice: “Non temere”, non avere paura, fidati, ed essi, nonostante le umane difficoltà, si sono fidati, si sono lasciati andare; hanno scelto di non rimanere nel campo dell’autonomia. Avrebbero potuto legittimamente avanzare un sacco di ragioni più che valide per non fare quanto richiesto, eppure hanno detto di si. Questa è la logica del “credente, quindi …”, di colui che proprio in quanto credente, non riesce più a tenere Dio fuori dalle scelte concretissime della vita. Per essi non c’è separazione tra vita spirituale ed esistenza; quest’ultima è profondamente condizionata dalla prima.
Il brano odierno inizia con queste parole: “Così fu generato Gesù Cristo …” (Mt 1,18); Gesù, tradotto in italiano, significa Dio salva, ed è proprio grazie al sì di due “credenti, quindi …” che Dio ha potuto salvare l’umanità; è stato grazie allo loro disponibilità fiduciosa che Dio ha potuto agire.
Quando noi viviamo da “cristiani, ma …” in realtà condizioniamo o addirittura ostacoliamo in maniera grave l’agire di Dio.
“Aiutami Signore, affinché la mia fede in te, si trasformi in fiducia serena; mostrami, nel modo che tu ritieni più adatto a me, cosa vuoi che io faccia; donami la consapevolezza che nella tua volontà sta il mio bene; insegnami a fare ciò che tu vuoi”.
Giuseppe non è da meno, dopo che in sogno gli è stata spiegata un po’ tuta la faccenda – umanamente così complessa – “quando si destò dal sonno, fece come gli aveva ordinato l’angelo” (Mt 1, 24).
Sia con Maria che con Giuseppe l’angelo dice: “Non temere”, non avere paura, fidati, ed essi, nonostante le umane difficoltà, si sono fidati, si sono lasciati andare; hanno scelto di non rimanere nel campo dell’autonomia. Avrebbero potuto legittimamente avanzare un sacco di ragioni più che valide per non fare quanto richiesto, eppure hanno detto di si. Questa è la logica del “credente, quindi …”, di colui che proprio in quanto credente, non riesce più a tenere Dio fuori dalle scelte concretissime della vita. Per essi non c’è separazione tra vita spirituale ed esistenza; quest’ultima è profondamente condizionata dalla prima.
Il brano odierno inizia con queste parole: “Così fu generato Gesù Cristo …” (Mt 1,18); Gesù, tradotto in italiano, significa Dio salva, ed è proprio grazie al sì di due “credenti, quindi …” che Dio ha potuto salvare l’umanità; è stato grazie allo loro disponibilità fiduciosa che Dio ha potuto agire.
Quando noi viviamo da “cristiani, ma …” in realtà condizioniamo o addirittura ostacoliamo in maniera grave l’agire di Dio.
“Aiutami Signore, affinché la mia fede in te, si trasformi in fiducia serena; mostrami, nel modo che tu ritieni più adatto a me, cosa vuoi che io faccia; donami la consapevolezza che nella tua volontà sta il mio bene; insegnami a fare ciò che tu vuoi”.
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