Diventare cattolici non significa smettere di pensare, ma imparare a farlo”.
Gilbert K. Chesterton

domenica 16 gennaio 2011

"Ecco l'agnello di Dio ..."

II DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

Io non lo conoscevo” afferma Giovanni Battista; come fa allora a essere un testimone credibile? Come può insegnare agli altri se lui stesso non conosce?
Egli però non dice: “Non lo conosco”, ma “non lo conoscevo”; infatti può dire: “Ecco l'agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo!” (Gv 1,29), perché ha la conferma da ciò che ha visto e che combacia con ciò che gli è stato detto - “colui che mi ha inviato a battezzare nell'acqua mi disse: «Colui sul quale vedrai discendere e rimanere lo Spirito, è lui che battezza nello Spirito Santo» (1,33) -. Chi gli ha detto queste cose? Colui che lo mandò a battezzare: Dio. Dio indica, svela, fa conoscere ciò “che mai orecchio udì e mai è entrato in cuore di uomo” a coloro che lo ascoltano: “Sono più saggio di tutti i miei maestri, perché medito i tuoi insegnamenti” (Salmo 119,99).
La Chiesa è una serie ininterrotta di persone che indicano il Signore a coloro che non lo conoscono e che cercano la salvezza. Può indicarlo però, solo chi lo ha riconosciuto; chi può dire: “non lo conoscevo, ma ora lo conosco”.
Giovanni indica Gesù come “agnello di Dio”. L'immagine dell'agnello è tipica del linguaggio biblico fin dalla Pasqua ebraica – liberazione dalla schiavitù egizia – quando viene previsto che venga mangiato un agnello senza difetti. L'evangelista Giovanni sottolinea che Gesù fu condannato verso mezzogiorno della vigilia di Pasqua, quando i sacerdoti cominciavano a sacrificare gli agnelli nel Tempio.
Anche Isaia usa questo simbolismo: “Maltrattato, si lasciò umiliare e non aprì la sua bocca; era come agnello condotto al macello, come pecora muta di fronte ai suoi tosatori, e non aprì la sua bocca” (Is 53,7). Infine, anche in Apocalisse: “Essi combatteranno contro l'Agnello, ma l'Agnello li vincerà, perché è il Signore dei signori e il Re dei re; quelli che stanno con lui sono i chiamati, gli eletti e i fedeli» (Ap 17,14).
Non so bene perché proprio questo animale sia stato usato per indicare la liberazione e la vittoria di Dio sul nemico, sul male, ma sappiamo che Gesù realizza in pieno ciò che l'antico simbolo significava.
Gesù è venuto a liberare l'umanità dal peccato; facciamo bene attenzione, non dai peccati, non dai singoli comportamenti malati, ma a guarire la radice dove tutto ha origine. Se vogliamo risanare una pianta malata, non basta che ne puliamo le foglie, bisogna individuare la radice del problema.
Gesù ha vinto la potenza del male sull'uomo, lo ha liberato da questa forza dominante. Grazie a questo sono valide anche per noi le splendide parole di Isacco di Ninive: “Il Re non ha posto un limite ai suoi lavoratori, finché non sia finita la lotta e non siano radunati tutti nel luogo del Re dei Re. Lì sarà esaminato colui che ha perseverato nella battaglia e non ha ricevuto la sconfitta, e colui che non ha voltato le spalle. Infatti, quante volte è accaduto che un uomo buono a nulla, che a causa della sua mancanza di esercizio era costantemente battuto e gettato a terra, … abbia afferrato lo stendardo dell'accampamento dei figli dei valorosi, e il suo nome sia diventato famoso più di quello di coloro che erano stati diligenti, di coloro che si erano distinti, degli abili e degli istruiti, e abbia ricevuto la corona e doni più preziosi di quelli dei suoi compagni. Perciò nessuno abbandoni la speranza” (La lotta spirituale). E' possibile e val la pena non cedere nella lotta, solo perché si sa che il Signore ha già vinto.Io posso vincere sui peccati, perché il Signore ha vinto il peccato.
     E' la morte cruenta dell'agnello che porta salvezza? E' la sua sofferenza? San Paolo ci soccorre quando afferma: “E se anche dessi in cibo tutti i miei beni e consegnassi il mio corpo per averne vanto, ma non avessi la carità, a nulla mi servirebbe” (1Cor 13,3). E' il dono, il fare della propria vita un sacrificio – sacrum facere – che salva. L'agnello simbolico dell'AT veniva sacrificato, invece l'Agnello di Dio, Gesù offre la sua vita. Ciò che risana il mondo alla radice e vince la potente forza del male, è il suo amore. Sembrano parole retoriche, ma qui sta la verità più profonda: Dio ha salvato l'uomo con l'amore e l'uomo può scegliere di lasciarsi salvare e di salvare il mondo se ha il coraggio di amare.
     Siamo troppo abituati a cercare altre vie alternative di salvezza per credere che l'amore non ha alternative, eppure Gesù ce lo ricorda: il male, lo si sradica solo con la forza devastante dell'amore.

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