Diventare cattolici non significa smettere di pensare, ma imparare a farlo”.
Gilbert K. Chesterton

lunedì 17 gennaio 2011

Isacco di Ninive

C'è un tempo per la tentazione e un tempo per la consolazione. Una parte della lotta perdura fino alla morte: non sperare di qui la liberazione piena da essa.
Teniamo bene nell'intelligenza questo: per tutto il tempo in cui siamo in questo mondo e abitiamo in questo corpo, se anche fossimo innalzati fino alla volta dei cieli, non ci è possibile restare senza fatica e avver­sità, e senza preoccupazione.
Per ogni opera c'è una misura e per ogni pratica è noto un tempo. Chiunque cominci prima del tempo qualcosa che è superiore alla sua misura ne ha doppio danno e nessuna utilità.
La tua reclusione è una stanza nuziale.
Nostro Signore ha posto davanti a te la croce perché tu sentenzi la morte sulla tua anima; e solo allora lascerai la tua anima andare dietro a lui.
Quando le infermità, i bisogni, il tormento del corpo, o la paura che viene dalle sue pene, turba il tuo pensiero allontanandolo dalla gioia della tua speranza e dalla meditazione limpida del Signore nostro, sappi che in te vive il corpo e non Cristo.
Non c'è nulla che avvicini il cuore a Dio quanto la compassione; e non c'è nulla che dia pace al pensiero quanto la povertà volontaria.
Ama i poveri, e grazie a essi troverai misericordia.
Se un'arte visibile agli occhi richiede tanto tempo e fedeltà di impegno, quanto più l'arte dello Spirito, che l'occhio non vede, per la quale non si conosce ciò da cui la si può apprendere, e che necessita di una grande purezza! Il maestro in questo è lo Spirito, e l'arte è nascosta.
Non pensare, o uomo, che tra tutte le fatiche degli asceti vi sia una pratica più grande e più preziosa della fatica della veglia.
L'anima che si affatica nella condotta della veglia diventerà esperta, otterrà occhi di cherubino per la finezza dello sguardo e l'acume.
Il digiuno è la dimora di tutte le virtù, e chi lo disprezza mette a repentaglio tutte le virtù.
E' nel grembo della castità che spuntano le ali dell'Intelletto, per mezzo delle quali esso si leva verso l'amore divino; quell'amore nel quale si osa scrutare l'oscurità.
Dimora nella tua cella, e la cella ti insegnerà ogni cosa.
La solitudine ci rende partecipi della mente divina e, in poco tempo e senza ostacoli, ci avvicina alla limpidità del pensiero.
La quiete è il principio della purificazione dell'anima.
Infatti, ogni volta che si acquieta da tutti i moti dell'udito e della vista, il solitario vede, in modo luminoso, Dio e se stesso, e attinge dall'anima acque limpide e dolci, che sono i soavi pensieri della saldezza.

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