Le statistiche sono molto chiare circa il calo numerico delle vocazioni alla vita consacrata, soprattutto femminili, e in modo speciale per i Paesi più secolarizzati dell'Europa e dell'America. Diversa è la situazione di alcuni Paesi dell'Oriente, come l'India, la Corea, il Vietnam... e - per l'Europa - la Polonia. Migliore sembra essere la situazione delle vocazioni maschili. Tuttavia la questione più grave non riguarda il calo numerico, quanto piuttosto la qualità della vita consacrata.
Quali sono le ragioni che hanno caratterizzato il calo delle vocazioni?
Una recente statistica dell'Unione dei Superiori Generali riguardo al calo complessivo delle vocazioni alla vita consacrata è molto istruttiva. La punta massima è rappresentata dai problemi affettivi (43%); seguono i motivi dell'insoddisfazione e della stanchezza (28%), dell'immaturità personale (21%), dei problemi psicologici (21%), dei conflitti con i superiori (17%) e delle crisi di fede (5%).
Quali sono le proposte per il rinnovamento e il rilancio della missione, nel contesto della Nuova Evangelizzazione?
La missione deve apparire sempre di più come il risvolto concreto e fattivo della consacrazione religiosa, cioè di un cuore interamente donato a Dio e alla sua Chiesa. In questo modo la vita consacrata deve tradursi in forme eloquenti e significative di servizio dinanzi all'attuale emergenza educativa, dinanzi alle nuove povertà, dinanzi alle enormi situazioni di disagio del momento presente. I grandi Ordini e le Congregazioni religiose della Chiesa hanno saputo far fronte con coraggio e entusiasmo alle sfide dei loro tempi. Sono giunti a "ricostruire" la Chiesa stessa. Si pensi solo a Francesco d'Assisi.
A 15 anni dell’Esortazione Apostolica “Vita consecrata” di Giovanni Paolo II, qual è l'attualità delle indicazioni avanzate dal Pontefice polacco?
Si può rileggere il n. 104 di "Vita consecrata", dove Giovanni Paolo II indica nello "spreco" apparente di risorse, che la vita consacrata comporta, la bellezza di questa vocazione. "E' da questa vita 'versata' - scriveva - che si diffonde un profumo che riempie tutta la casa. La casa di Dio, la Chiesa, è, oggi non meno di ieri, adornata e impreziosita dalla presenza della vita consacrata".
Si può capire a fondo il pensiero di Giovanni Paolo II, quando si rilegge il n. 7 di "Pastores dabo vobis". Qui egli dà ragione del calo delle vocazioni. Il discorso riguarda anzitutto le vocazioni sacerdotali, ma è altrettanto valido per le vocazioni alla vita consacrata. Basta volgere in positivo il quadro qui delineato, per ricavare le indicazioni di futuro più importanti. In questo denso passaggio, il Papa invita a contrastare efficacemente alcune derive pericolose, quali: il razionalismo; la difesa esasperata della soggettività; l'ateismo pratico ed esistenziale; la disgregazione della realtà familiare; l'oscuramento e il travisamento del vero senso della sessualità umana; le ingiustizie sociali; le appartenenze solo parziali alla Chiesa (è il cosiddetto cristianesimo del "fai da te")...
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