Se noi fossimo contenti di te, Signore,
Non potremmo resistere
a questo bisogno di danzare che irrompe nel mondo,
e indovineremmo facilmente
quale danza ti piace farci danzare
sposando i passi che la tua Provvidenza ha segnato.
Perché io penso che tu forse ne abbia abbastanza
della gente che, sempre, parla di servirti
con l’aria da capitano,
di conoscerti con aria da professore,
di raggiungerti con regole sportive,
di amarti come ci si ama in un matrimonio invecchiato.
Un giorno in cui avevi un po’ voglia d’altro
Hai inventato san Francesco,
E ne hai fatto il tuo giullare.
Spetta a noi ora di lasciarci inventare
Per essere gente allegra che danza la propria vita con te.
[...]
Signore, Vieni a invitarci.
Siamo pronti a danzarti questa corsa da fare,
Questi conti, il pranzo da preparare, questa veglia in
cui avremo sonno.
Siamo pronti a danzarti la danza del lavoro,
Quella del caldo, e quella del freddo, più tardi.
Se certe arie sono spesso in minore, non ti diremo
Che sono tristi;
Se altre ci fanno un poco ansimare, non ti diremo
Che sono logoranti.
E se qualcuno ci urta, la prenderemo in ridere;
Sapendo bene che questo capita sempre quando si danza.
Signore, insegnaci il posto
Che tiene, nel romanzo eterno
Avviato fra te e noi,
Il ballo singolare della nostra obbedienza.
Rivelaci la grande orchestra dei tuoi disegni;
In essa quel che tu permetti
Dà suoni strani
Nella serenità di quel che tu vuoi.
Insegnaci a indossare ogni giorno
la nostra condizione umana
Come un vestito da ballo che ci farà amare da te,
tutti i suoi dettagli
Come indispensabili gioielli.
Facci vivere la nostra vita,
Non come un gioco di scacchi dove tutto è calcolato,
Non come una match dove tutto è difficile,
Non come un teorema rompicapo,
Ma come una festa senza fine
in cui l’incontro con te si rinnova,
Come un ballo,
Come una danza,
Fra le braccia della tua grazia,
Nella musica universale dell’amore.
Signore, vieni a invitarci.
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