Diventare cattolici non significa smettere di pensare, ma imparare a farlo”.
Gilbert K. Chesterton

domenica 24 aprile 2011

Splendida omelia pasquale

"La fede nella Risurrezione di Cristo è sempre stata la pietra angolare della Chiesa. Senza questa fede la Chiesa perderebbe completamente il suo senso e la sua forza. «Se Cristo non è risuscitato», dice il Santo Apostolo Paolo, «è vana anche la vostra fede» (cfr. 1Cor 15,14). Senza la Risurrezione tutta la nostra predicazione è vana, come la nostra conoscenza, la nostra gioia, la nostra bellezza e il nostro amore; vana è la nostra nascita, la nostra vita e la nostra morte; vano è tutto ciò che è nostro, o di qualcun altro, o di qualunque persona; vano è il nostro desiderare, e ogni pensiero, e ogni nome – tutto, dunque, è vano! Se non c’è Risurrezione, allora l’uomo è la creatura più lamentevole “in tutti i mondi”, uno schiavo di “natura”, un oggetto con cui la natura gioca ingannandolo con una breve esistenza, mostrandogli alla fine di essere proprio un bel niente. Se Cristo non è risorto e non ha conquistato la morte, allora non c’è vita – a restare è solo assurdità e una fame insoddisfatta di vita e amore.
La pregustazione della vita eterna nel Regno di Cristo Risorto, conferma la nostra convinzione che, al di sopra di tutte le nostre cadute, fallimenti e successi incompleti, sopra tutti i trionfi temporanei della morte sulla vita che accompagnano l’esistenza terrena dell’uomo – al di sopra di tutto ciò c’è l’eterna vittoria della Vita sulla morte, del Bene sul male, della Gioia sul dolore. La fede nella Risurrezione, e l’esperienza della bellezza e della gioia della vita che accompagna questa fede, è il gioiello più prezioso dello spirito umano, il tesoro inestimabile depositato negli antri nascosti della vita umana. Esso brilla di potenza divina, dando all’uomo la forza di amare costantemente da capo e di creare per l’eternità. Privare l’uomo di questo tesoro significherebbe abbandonarlo all’insensatezza e alle tenebre del niente. Lasciare una persona senza la fede nella Risurrezione equivale a ucciderla, perché significa renderla insensata, disumanizzandola".
Ciò deve essere capito, in particolare, da coloro a cui è stato affidato l’onorevole e responsabile dovere di governare il popolo. Essi hanno bisogno di capire che il benessere di una società necessita più della soddisfazione dei bisogni materiali dei suoi membri e il godimento di una relativa pace sociale. L’uomo ha bisogno di qualcosa che colmi la sua vita di senso e lo motivi a realizzare cose di valore durevole, sia spirituale che culturale. La fede nella Risurrezione, più di qualunque altra cosa, illumina la vita umana con il senso – non come una specie di “oppio del popolo”, dato per sedare le persone e anestetizzarle al dolore della vita mortale, ma piuttosto come l’esperienza vivente dell’amore, nella quale sappiamo che coloro che amiamo in Cristo vivranno per sempre.
Ecco perché la fede non significa essere esclusivamente occupati con il “mondo che verrà” ed essere indifferenti alla vita terrena. Al contrario, poiché amiamo il nostro prossimo che è qui affianco a noi e grazie al quale gustiamo la vita; poiché amiamo tutto della natura; poiché sappiamo per fede che l’amore non è qualcosa che può essere ridotto a un’esperienza psicologica e, quindi, relativa, ma essendo piuttosto un qualcosa di ontologico e duraturo, noi, di fatti, entriamo più in contatto con gli altri e con il mondo che ci circonda.
La vera fede, dunque, rafforza sempre i nostri legami con gli altri e contribuisce a una migliore relazione tra i membri di una comunità. Abbiamo bisogno, oggi, di un forte senso di comunità e di relazioni interpersonali più forti in tutte le aree, specialmente nell’ambito della famiglia, che sta vivendo una seria crisi nel nostro tempo. A causa della frenesia della vita dettata da una società consumistica, le persone hanno sempre meno tempo le une per le altre. I coniugi si separano e i figli sono lasciati a loro stessi. La Risurrezione di Cristo, mostrando che la persona umana sopravvive al tempo e alla morte, ci insegna a fare più attenzione alle persone e a preoccuparci meno del denaro. Ci insegna che ogni momento speso con una persona amata è infinitamente prezioso e irripetibile, ed echeggia nell’eternità. Quest’età nella quale viviamo, in cui un numero enorme di matrimoni finisce in divorzio, e in cui tantissimi giovani si perdono, chiede a gran voce il tipo di comprensione e di apprezzamento del matrimonio offerti dalla fede cristiana alla luce della Risurrezione.
Inoltre, è chiaro che in questi nostri tempi, in questi tempi di progresso in così tante aree della vita, questo bisogno esiste così come è esistito in ogni altra epoca. E’ chiaro anche che la fede non è incompatibile con questo progresso. Inoltre, se ponderiamo i misteri della vita e della morte, il fatto che la vita è breve, e che l’uomo non ha alcuna consolazione nel sapere che gli altri continueranno a vivere anche dopo che egli sarà scomparso, vediamo che la fede nella Risurrezione non è contraria al progresso umano, ma che il vero progresso è impossibile senza fede. Chiunque pensi più profondamente a questo realizzerà che l’unico vero progresso è quel progresso che porta al Regno dei Cieli e al Cristo Risorto. Ogni altra cosa è semplicemente un piccolo giro sotto la mola del “mulino della morte”. Ogni altra cosa affatica lo spirito umano quali terribili peregrinazioni nelle vie del nonsenso.
La Risurrezione di Cristo è “l’unica cosa nuova sotto il sole” perché ha rotto la monotonia del ciclo infinito di nascita e morte. Ecco perché tutto nella Chiesa respira la giovinezza della vita di Cristo. Cosparsa della Sua Grazia, la Chiesa è state sempre mantenuta fresca e nuova dallo Spirito Santo attraverso ogni epoca e svolta della storia. I regni e le civilizzazioni cambiano, ma la Chiesa, malgrado le variazioni esterne, rimane nella sua essenza, nella suo relazione con il Capo, il Cristo Risorto, sempre la stessa, sempre fedele a se stessa. E, santificando e rinnovando tutto in ogni epoca, è sempre contemporanea e sempre giovane. La giovinezza della Chiesa, la “Sposa di Cristo”, si trova nel fatto che è l’eterna Fonte dello Spirito, l’eterno zampillare di nuova Vita.
Il giovane vigore della Cristianità è espresso nel fatto che i discepoli e gli apostoli di Cristo sono quasi tutti giovani. Non è per caso ma per Divina Provvidenza che Cristo, il Dio-uomo, sopporta la Sua Passione salvifica precisamente in età giovanile, al fine di mostrare che la fede cristiana è una fede di giovani.
Ecco perché la Chiesa ha riversato sempre sui suoi membri, non importa quale fosse la loro età o il loro stadio della vita, il potere eternamente giovane della Risurrezione di Cristo. Ecco perché nessuno dovrebbe essere sorpreso che la Chiesa ha un numero sempre maggiore di giovani. Il rinnovamento della vita ecclesiale nel nostro tempo deriva proprio dai giovani. Essi entrano nella Chiesa o a partire da situazioni familiari tradizionalmente ortodosse dove la Fede è ridotta principalmente all’osservazione di costumi ereditati, spesso senza alcuna comprensione, oppure da cosiddetti “ambienti moderni” la maggior parte delle volte composti da famiglie atee. In entrambi i casi, i giovani respingono i falsi valori offerti loro dalle famiglie e aspirano a vivere la Verità, mostrando un’incorruttibilità del senso e del sentimento che contraddistingue la vera vita da un’esistenza vuota e dall’ipocrisia. In entrambi i casi i giovani si ribellano per una buona ragione: da un lato contro la vuota realizzazione di costumi rituali senza comprendere il significato profondo della Fede; da un altro, contro l’illusione che il progresso sia possibile per chi rifiuta Dio e accetta la morte e il niente come suo ultimo destino. Questa ribellione creativa dei giovani nella Chiesa è simile alla rivolta di Cristo, il Dio-uomo, contro la tirannia della morte sulla creazione di Dio. La rivoluzione salvifica i Cristo e la Sua vittoria per mezzo della morte sulla Croce e la Risurrezione ha distrutto la morte e scardinato le porte degli inferi.
Ciononostante, non possiamo non sentirci sfidati dal sapere che ci sono molti giovani che stanno percorrendo un cammino differente, il cammino del non-ritorno, in cui nessuno trova la meta che cerca. Molti che non sono immersi nella dolcezza della Risurrezione trovano la vita estremamente tragica e amara. Il bruciante desiderio di vita, lasciato inappagato dalla famiglia e dalla società, ha spesso portato i giovani a rifuggire il mondo reale verso un mondo di illusione. Quel mondo illusorio può essere prodotto dall’uso di droghe, o dall’appartenere a varie sette, in cui si trova una discutibile e ingannevole consolazione nel sentimento di appartenenza che in apparenza esiste tra i membri di queste organizzazioni. Siamo tutti  da biasimare per non aver presentato ai nostri giovani, e a tutti i nostri prossimi, ciò che appartiene a essi in quanto esseri razionali. Dobbiamo rimproverarci per non aver mostrato loro abbastanza dei modelli forti e per aver frantumato le loro vite con la nostra ottusa insensibilità e abituale egoismo. Questi ragazzi che soffrono sono il rimprovero che ricapitola le illusioni della nostra società.

La mano tesa di Cristo nella Risurrezione
Speriamo che coloro che stanno annegando in un mare di follia saranno in grado di aggrapparsi alla mano tesa del Teantropo Cristo, la Cui Risurrezione è il solo antidoto al loro dolore mortale. Poiché, infatti, solo il Cristo risorto tende continuamente la mano e attende che le persone si rendano conto che Egli è l’unica meta e obiettivo di tutte le loro aspirazioni, anche per coloro che sembrano allontanarsi da Lui. Soltanto il Cristo Risorto possiamo offrire ai nostri giovani, poiché Egli è l’unico valore degno dei nostri giovani.
Solamente la Risurrezione di Cristo rende capaci, ognuno di noi, ora e per sempre, di rallegrarci in Lui con gioia imperitura. Soltanto la Risurrezione è gioia non seguita da dolore. Rallegriamoci, dunque, perché oggi è il tempo nel quale è buono rallegrarsi! Rallegriamoci della gioia di Cristo, la gioia degli apostoli e di tutti i santi, e di tutti i giusti di Dio! Rallegriamoci, perché ogni morte è sconfitta! Rallegriamoci, perché ogni peccato è perdonato! Rallegriamoci, perché il perdono è disponibile per tutti nella Risurrezione – eccezion fatta per coloro che non si rallegrano affatto e che non perdonano.
Oggi, cari figli spirituali, rallegrandoci con coi, salutiamo ancora tutti voi che vi siete radunati per la Liturgia della Chiesa attorno alla Santa Eucarestia, il Corpo e il Sangue del Cristo Risorto, nei templi di Dio, sia in patria che in tutto il mondo, con il santo saluto pasquale. Salutiamo tutti i nostri fratelli e le nazioni ortodosse sorelle e l’intero ecumene cristiano; salutiamo anche i non-cristiani; e il cielo e la terra, e ogni creatura, vivente o meno, vi salutiamo e vi baciamo. Perché la gioia della Risurrezione ci è data di modo che possa essere riversata da noi su ogni creatura, finanche sulla minima creatura di Dio, così che possiamo benedire tutti e proclamare a tutti la buona novella:
CRISTO E’ RISORTO!
omelia pasquale del 2002
patriarca Pavle di Serbia (1914-2009†)


Nessun commento:

Posta un commento