XVI DOMENICA T.O.
Io ho passato i primi anni della mia vita in piena campagna e i campi erano il luogo del divertimento quotidiano. Tra le erbe ce n’era una simile al frumento e con gli amici ci divertivamo a lanciarcela di nascosto, così rimaneva impigliata negli indumenti: da tre giorni so che essa è la zizzania.
Ricordi a parte, ciò che mi ha colpito è che Gesù afferma: “il nemico, seminò della zizzania in mezzo al grano e se ne andò” (Mt 13). La zizzania quindi è usata come immagine per indicare qualcosa di non buono.
Perché?
Perché la zizzania assomiglia al frumento, ma non lo è; sembra qualcosa di buono, ma non lo è.
E’ sorprendente, ma il male può astutamente essere camuffato e sembrare bene. Direi anzi che il maligno fa di tutto affinché il male possa essere confuso. Adamo ed Eva sono caduti nel tranello del serpente proprio grazie a un’operazione di questo genere. Il male è stato abilmente camuffato.
Difficilmente faremmo il male se lo riconoscessimo per quello che è. Se il serpente avesse detto a Eva, mangia del frutto così ti ribellerai a Dio e diventerai libera di fare ciò che ti pare, forse ci avrebbe pensato due volte.
Anche noi comuni mortali, quando scegliamo di peccare, normalmente cerchiamo di dare una giustificazione buona ai nostri atti; per fortuna, subito dopo averli compiuti essi si svelano per quello che sono e ce ne pentiamo.
Attualmente c’è un modo molto diffuso attraverso il quale il male si maschera: l’antilingua, ossia quell’insieme di parole dette per non dire quello che si ha paura di dire. Una parola dovrebbe manifestare, anche se a volte in modo brutale, ma veritiero ciò per cui è nata; la parola deve aiutare a conoscere la realtà, non a nasconderla. Ogni volta che la realtà, più o meno coscientemente, viene mascherata, allora si ha l’antilingua e, possiamo dire, il nemico semina la zizzania.
Volete alcuni piccoli esempi? Aborto, eutanasia, coppia di fatto, droga leggera. Provate a definirle queste realtà per quello che sono – eliminazione volontaria per differenti motivi del proprio figlio; uccisione di persona sofferente; convivenza di due persone che non vogliono impegnarsi reciprocamente; sostanza stupefacente capace di privare della piena coscienza – e vi sentirete venire la pelle d’oca.
Se ci fate caso, proprio queste realtà oggi non ci fanno più tanto impressione, hanno perso in gran parte la loro drammaticità.
Come vedete la zizzania è cresciuta in mezzo al grano.
Un altro aspetto molto interessante è che la zizzania è seminata mentre tutti dormono. La ragione è evidente: così nessuno può accorgersene e reagire. Affinché l’uomo non reagisca, bisogna che dorma.
L’essere umano dorme quando non si occupa più di cercare la verità e si accontenta di un’esistenza che sta in superficie. Il male ha bisogno della superficialità, della banalità, dei luoghi comuni, del sentito dire, dell’ottusità, perché dove ci sono questi atteggiamenti la verità non può entrare: in quel terreno il frumento non può crescere, ma la zizzania è sovrabbondante.
Questi virus purtroppo sono molto diffusi anche all’interno delle nostre comunità e debilitano grandemente il corpo di Cristo che è la Chiesa. La cura sta nel tornare a essere cercatori della Verità, lasciandosi condurre da colui che è la Verità.
Detto questo, bisogna riconoscere anche che, come dicevo già domenica scorsa, non è così netta la separazione tra bene e male e tra buoni e cattivi. Quando in Genesi viene descritta la creazione dell’uomo, vengono usate delle splendide immagini, fortemente significative. Dio prende la terra, la impasta e una volta creato il corpo umano, ci soffia dentro il suo spirito. L’essere umano è un impasto di terra – fragilità – e natura divina. La creatura umana è radicalmente buona, ma porta con sé una fragilità che la rende capace di diventare tenebra. Il grano e la zizzania crescono in ciascuno di noi, seppure con proporzioni diverse per ognuno. Per questo il Signore non vuole che la zizzania venga estirpata prima del tempo. Il Signore vuole darci la possibilità di far prevalere in noi il bene e la luce. Ce lo dimostra il dono del sacramento della Riconciliazione. Esso non è che il mezzo straordinario attraverso il quale Dio ci aiuta ad estirpare la zizzania che abbiamo lasciato crescere nel nostro campo.
I personaggi della parabola vorrebbero strappare la zizzania nel campo altrui, invece il Signore vuole che sradichiamo quella cresciuta nel nostro. Ho già citato in passato una felicissima frase del cardinal Biffi, il quale afferma più o meno che non è vero che si è perso il senso del peccato, perché è acutissimo il senso del peccato altrui. E’ evidente che il Vangelo deve illuminare la mia esistenza e non offrirmi strumenti per colpire più agevolmente gli altri.
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