Diventare cattolici non significa smettere di pensare, ma imparare a farlo”.
Gilbert K. Chesterton

giovedì 11 agosto 2011

Il pentimento 2

Il peccato non ha più il potere di separare l’uomo da Dio
Su, venite e discutiamo – dice il Signore -.
Anche se i vostri peccati fossero come scarlatto,
diventeranno bianchi come neve.
se fossero rossi come porpora,
diventeranno come lana (Is 1,18)
Dio è così, sempre condiscendente verso di noi;
egli sa come il peccato indebolisce il cuore del peccatore e lo trascina in uno stato di vergogna mortale che lo costringe, anziché ad andare verso Dio, a nascondersi e così a privarsi della vita; per questo, Dio stesso prende l’iniziativa di chiamare insistentemente il peccatore e lo invita a presentarsi per discutere insieme.
Il peccatore pensa che il peccato gli impedisca di cercare Dio, ma è proprio per questo che Cristo è sceso alla ricerca dell’uomo! Dio non ha forse assunto la carne dell’uomo proprio per curarne la malattia, per redimerlo dal peccato che regnava su di lui e per farlo risorgere dalla maledizione della morte? Il peccato non ha più il potere di separare il peccatore da Dio dopo che questi ha mandato suo Figlio e ha pagato il prezzo – l’intero prezzo del riscatto – sulla croce. Sono lo sgomento del peccatore, la sua vergogna e il suo inganno che nascondono il costato trafitto di Cristo nel quale il mondo intero può trovare purificazione numerose volte!
Il peccato non ha più il diritto di esistere o di rimanere nella nostra nuova natura: è come una macchia su un vestito, tolta immediatamente, in meno d’un batter d’occhi, quando il peccatore si pente e cerca il volto di Dio.
Il peccatore non si guardi intorno alla ricerca di qualche potenza autonoma o qualche mediatore altro dal sangue di Cristo per accedere a Dio e trovare redenzione e perdono, altrimenti rischierebbe di insultare l’amore di Dio e la sua suprema misericordia, o di disonorare la sua onnipotenza, la sua benevolenza o la sua compassione. In ogni caso, il peccatore può trovare aiuto in tutti i santi e i penitenti della chiesa. Abbiamo infatti visto e udito e avuto testimonianza che la profondità del perdono di Dio, la sua immensa remissione, il suo potere di santificare il peccatore raggiungono la loro massima potenza e grandezza quando chi si pente tocca il fondo della propria debolezza.
Esiste anche un peccatore falso che dipinge se stesso come un grande peccatore e racconta in giro i suoi innumerevoli peccati, ma dentro di sé non li percepisce come reali ed essi non provocano in lui nessun tormento né rimorso di coscienza. Per una persona simile non c’è pentimento, neanche se compisse migliaia di opere e recitasse migliaia di preghiere ogni giorno: Cristo infatti è un medico accorto che sa discernere il vero paziente da uno che pretende di esserlo.
Cristo non è venuto solo con acqua per lavare le sozzure del corpo, ma con acqua e sangue per lavare innanzitutto le ferite sanguinanti del peccato che avevano lacerato il cuore e la coscienza dell’umanità intera, e poi per rinvigorire il corpo con dosi pure del suo sangue vivificante, così che potesse riaversi dal suo mortale svenimento, rialzarsi e vivere.
Quando il profeta Isaia definisce i nostri peccati “rossi come porpora”, in realtà si riferisce al sanguinare del peccato che tinge la vita dell’uomo con il colore della morte. Sanguinare sempre getta l’uomo in uno stato di disperazione e terrore, come uno pugnalato al cuore o come un assassino con le mani grondanti di sangue; sono proprio i responsabili di simili peccati, persone dalla coscienza sanguinante, appesantita, afflitta e disperata, che Isaia invita a conoscere le profondità del perdono e della misericordia di Dio. Per costoro Cristo è disceso da presso il Padre, per chiamarli sulla collina del Calvario. Guardatelo mentre apre le braccia sulla croce per rivelare la magnanimità del suo cuore che va in cerca di coloro che sono perduti e scaccia lo sconforto dal cuore disperato.
Cristo è venuto a cercare i veri peccatori, sprofondati nella compunzione del rimorso e della disperazione, e non presta ascolto ai mentitori che si proclamano pentiti e si autocondannano di fronte agli altri per procurarsi maggior prestigio grazie alla loro umiltà: costoro verranno lodati come penitenti, ma in realtà non lo sono. Cristo è venuto per offrire la libertà ai prigionieri, andandoli a cercare nelle tenebre degli antri nascosti; ma se non ti sei ancora accorto della schiavitù del peccato, se non ti sei reso conto della tua tenebra, se non hai ancora aperto gli occhi sul suo orrore terrificante, come puoi gridare dal profondo? E se non invochi aiuto, come può il Salvatore udire la tua voce e come fa a sapere dove sei?
Cristo è venuto per dare la vista ai ciechi. MA se non hai scoperto la cecità del tuo cuore e non ti senti privato della luce divina, se hai cercato di aprire gli occhi degli altri mentre tu stesso sei cieco, come può Cristo farti il dono della vista e come può comparire per portarti la luce?
L’essenza del pentimento è la consapevolezza del peccato, il grido di dolore per il crimine e la certezza dell’assenza di luce.

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