Diventare cattolici non significa smettere di pensare, ma imparare a farlo”.
Gilbert K. Chesterton

sabato 1 ottobre 2011

Voglio cantare … il mio cantico d’amore per la sua vigna


XXVII DOMENICA T.O.

     Voglio cantare … il mio cantico d’amore per la sua vigna” (Is 5,1). E’ l’amore che fa “parlare” Dio; un amore donato, ma non sempre accolto dalla “vigna”.
     Che cos’è questa vigna? E’ l’antico Israele, il popolo eletto da Dio per essere il punto di partenza per la salvezza universale. Il colle fertile di cui parla Isaia non è che l’altura su cui sorge Gerusalemme, i sassi tolti sono gli idoli pagani, le viti pregiate sono gli abitanti di quella terra promessa; la torre è per le sentinelle, i profeti; la siepe è la Legge di Dio; i tini sono i sacrifici. Israele ha tutto ciò che serve per realizzare la sua vocazione, ma la maggioranza del popolo la tradisce. Solo un resto, una minoranza più o meno cospicua è fedele. Il profeta Elia credeva di essere rimasto l’unico a osservare la Legge di Dio (forse era un po’ presuntuoso?), ma il Signore gli ha svelato che 7000 persone non Gli hanno voltato le spalle per aderire a Baal.

     L’infedeltà ha un costo che Israele pagherà duramente con l’esilio, la distruzione e la perdita dell’autonomia – non dimentichiamo che l’attuale Stato d’Israele è nato nel 1947 -.
     Quella primogenitura il popolo dell’Antica alleanza ha dovuto cederla a quel piccolo resto al quale è stato affidato il compito di portare avanti il piano di salvezza di Dio. Dal resto d’Israele sono venuti Zaccaria ed Elisabetta, Giovanni il Battista (spartiacque tra Antico e Nuovo Testamento), Maria la Madre, i discepoli e le discepole, gli Apostoli … Essi sono il frutto maturo del popolo di Dio; sono la prima Chiesa, nata dal costato ferito di Cristo (come dal costato di Adamo è stata formata la donna). Noi siamo gli eredi di quel piccolo primo gruppo; noi siamo la vigna scelta e nel contempo a noi è affidata la vigna.
    Vorrei che lasciassimo risuonare il richiamo di Gesù, noi, Chiesa che vive in Bergamo, in  Italia, in Europa. Noi siamo stati un popolo “eletto”; il messaggio di Cristo ci ha raggiunti subito e attraverso uomini e donne europei ha raggiunto tutto il mondo conosciuto. Il Vangelo germogliato in terra mediorientale, ha attecchito, grazie all’estensione dell’Impero Romano, nel Vecchio Continente. Questo stesso continente ora sembra vergognarsi della sua storia, delle sue radici più profonde e sembra voler percorrere vie alternative al Vangelo. Sembriamo dimenticare che, quando una pianta viene danneggiata alle radici ha davanti a sé solo la morte. E’ di questi giorni un fatto simbolico, ma significativo, la storica radio–televisione inglese BBC, non daterà più l’anno definendolo avanti o dopo Cristo, bensì “dell’era comune”. Voi direte che noi non siamo il Regno Unito, in realtà i segni dello sradicamento sono ben presenti anche fra noi; volete alcuni semplici esempi? Fra poco sarà la festa di Tutti i Santi diventata però Halloween; poi sarà Natale, ridotta a festa di Babbo Natale – festa della pace e della famiglia -; poi sarà San Silvestro, divenuto giorno di festa sfrenata; l’Epifania di nostro Signore Gesù Cristo è diventa la Befana;  l’Assunta non è che Ferragosto; la Domenica che, proprio per etimologia significa giorno del Signore è diventata il giorno del centro commerciale e degli acquisti. Se fosse solo un problema di cambiamento di nomi non sarebbe troppo grave, ma è che cambiando il nome s’è svuotato anche il contenuto. Svuotare il contenuto, significa semplicemente cacciare, anche se gentilmente, il Cristo dalla nostra storia.
     Sembriamo i personaggi del Vangelo che, prima hanno fatto fuori gli inviati del padrone della vigna e poi anche il figlio, così da potersi appropriare della vigna stessa. Così sembra toccare a Cristo e alla sua Chiesa; è dal 1700 che in maniera esplicita si cerca di farli fuori, così da potersi appropriare liberamente della terra e gestirla in autonomia. Tutto questo ha avuto un costo e ne avrà di più grandi, se non riconsegneremo a Dio la sua vigna lavorata e fatta fruttificare. Come afferma Rosa Alberoni “laddove si caccia Dio si sterminano gli uomini. E questo è un fatto inconfutabile, perché là dove hanno regnato ideologie atee … milioni di esseri umani sono stati annientati. … Il perché lo abbiano fatto, è talmente semplice che lo capisce anche un bambino: se non c’è Dio a cui rendere conto delle proprie azioni, se si esclude Dio dalla mente e dalle azioni, svanisce la sacralità della vita … Senza Dio l’uomo diventa un oggetto come lo è una bicicletta o un colapasta, quindi lo si può rottamare a piacimento”.
    Ricordate Agostino, Giovanni Crisostomo, Cipriano, Clemente Alessandrino, Origene, Gregorio di Nazianzo …? Sono solo alcuni dei giganti della spiritualità cristiana. Sapete dove sono nati e vissuti? Nel Nord Africa e in Medio Oriente: Egitto, Algeria, Turchia. Cosa è rimasto lì del Cristianesimo se non piccole comunità oppresse – a eccezione dell’Egitto -.
    

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