XXVII DOMENICA T.O.
“Voglio
cantare … il mio cantico d’amore per la sua vigna” (Is 5,1). E’ l’amore che
fa “parlare” Dio; un amore donato, ma non sempre accolto dalla “vigna”.
Che cos’è questa vigna? E’ l’antico
Israele, il popolo eletto da Dio per essere il punto di partenza per la
salvezza universale. Il colle fertile di cui parla Isaia non è che l’altura su
cui sorge Gerusalemme, i sassi tolti sono gli idoli pagani, le viti pregiate
sono gli abitanti di quella terra promessa; la torre è per le sentinelle, i
profeti; la siepe è la Legge di Dio; i tini sono i sacrifici. Israele ha tutto
ciò che serve per realizzare la sua vocazione, ma la maggioranza del popolo la
tradisce. Solo un resto, una minoranza più o meno cospicua è fedele. Il profeta
Elia credeva di essere rimasto l’unico a osservare la Legge di Dio (forse era
un po’ presuntuoso?), ma il Signore gli ha svelato che 7000 persone non Gli
hanno voltato le spalle per aderire a Baal.
L’infedeltà ha un costo che Israele
pagherà duramente con l’esilio, la distruzione e la perdita dell’autonomia –
non dimentichiamo che l’attuale Stato d’Israele è nato nel 1947 -.
Quella primogenitura il popolo dell’Antica
alleanza ha dovuto cederla a quel piccolo resto al quale è stato affidato il
compito di portare avanti il piano di salvezza di Dio. Dal resto d’Israele sono
venuti Zaccaria ed Elisabetta, Giovanni il Battista (spartiacque tra Antico e
Nuovo Testamento), Maria la Madre, i discepoli e le discepole, gli Apostoli …
Essi sono il frutto maturo del popolo di Dio; sono la prima Chiesa, nata dal
costato ferito di Cristo (come dal costato di Adamo è stata formata la donna).
Noi siamo gli eredi di quel piccolo primo gruppo; noi siamo la vigna scelta e nel
contempo a noi è affidata la vigna.
Vorrei che lasciassimo risuonare il
richiamo di Gesù, noi, Chiesa che vive in Bergamo, in Italia, in Europa. Noi siamo stati un popolo
“eletto”; il messaggio di Cristo ci ha raggiunti subito e attraverso uomini e
donne europei ha raggiunto tutto il mondo conosciuto. Il Vangelo germogliato in
terra mediorientale, ha attecchito, grazie all’estensione dell’Impero Romano,
nel Vecchio Continente. Questo stesso continente ora sembra vergognarsi della
sua storia, delle sue radici più profonde e sembra voler percorrere vie
alternative al Vangelo. Sembriamo dimenticare che, quando una pianta viene
danneggiata alle radici ha davanti a sé solo la morte. E’ di questi giorni un
fatto simbolico, ma significativo, la storica radio–televisione inglese BBC,
non daterà più l’anno definendolo avanti o dopo Cristo, bensì “dell’era comune”.
Voi direte che noi non siamo il Regno Unito, in realtà i segni dello
sradicamento sono ben presenti anche fra noi; volete alcuni semplici esempi?
Fra poco sarà la festa di Tutti i Santi diventata però Halloween; poi sarà
Natale, ridotta a festa di Babbo Natale – festa della pace e della famiglia -;
poi sarà San Silvestro, divenuto giorno di festa sfrenata; l’Epifania di nostro
Signore Gesù Cristo è diventa la Befana;
l’Assunta non è che Ferragosto; la Domenica che, proprio per etimologia
significa giorno del Signore è diventata il giorno del centro commerciale e
degli acquisti. Se fosse solo un problema di cambiamento di nomi non sarebbe
troppo grave, ma è che cambiando il nome s’è svuotato anche il contenuto.
Svuotare il contenuto, significa semplicemente cacciare, anche se gentilmente, il
Cristo dalla nostra storia.
Sembriamo i personaggi del Vangelo che,
prima hanno fatto fuori gli inviati del padrone della vigna e poi anche il
figlio, così da potersi appropriare della vigna stessa. Così sembra toccare a
Cristo e alla sua Chiesa; è dal 1700 che in maniera esplicita si cerca di farli
fuori, così da potersi appropriare liberamente della terra e gestirla in
autonomia. Tutto questo ha avuto un costo e ne avrà di più grandi, se non
riconsegneremo a Dio la sua vigna lavorata e fatta fruttificare. Come afferma
Rosa Alberoni “laddove si caccia Dio si
sterminano gli uomini. E questo è un fatto inconfutabile, perché là dove hanno
regnato ideologie atee … milioni di esseri umani sono stati annientati. … Il
perché lo abbiano fatto, è talmente semplice che lo capisce anche un bambino:
se non c’è Dio a cui rendere conto delle proprie azioni, se si esclude Dio
dalla mente e dalle azioni, svanisce la sacralità della vita … Senza Dio l’uomo
diventa un oggetto come lo è una bicicletta o un colapasta, quindi lo si può
rottamare a piacimento”.
Ricordate Agostino, Giovanni Crisostomo,
Cipriano, Clemente Alessandrino, Origene, Gregorio di Nazianzo …? Sono solo
alcuni dei giganti della spiritualità cristiana. Sapete dove sono nati e
vissuti? Nel Nord Africa e in Medio Oriente: Egitto, Algeria, Turchia. Cosa è
rimasto lì del Cristianesimo se non piccole comunità oppresse – a eccezione
dell’Egitto -.
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