II DOMENICA DI QUARESIMA
“Il Signore parlò a Mosè e
disse: «Parla a tutta la comunità degli Israeliti dicendo loro: “Siate santi,
perché io, il Signore, vostro Dio, sono santo. … Quando immolerete al Signore
una vittima …, offritela in modo da
essergli graditi. … «Dirai agli Israeliti: “Chiunque tra gli Israeliti o tra i
forestieri che dimorano in Israele darà qualcuno dei suoi figli a Moloc…
Anch’io volgerò il mio volto contro quell’uomo e lo eliminerò dal suo popolo,
perché ha dato qualcuno dei suoi figli a Moloc, con l’intenzione di rendere
impuro il mio santuario e profanare il mio santo nome” (Lv 19,1s;20,1ss). “I figli di Giuda hanno commesso ciò che è
male ai miei occhi … hanno costruito alture … per bruciare nel fuoco i loro
figli e le loro figlie, cosa che io non avevo mai comandato e che non avevo mai
pensato” (Ger 8,30s).
Questi testi ci fanno riflettere, perché sembrano
essere in contrasto con quanto abbiamo appena ascoltato a proposito di Abramo.
Dio vuole o non vuole il
sacrificio di Isacco?
Dio non ha mai voluto un
sacrificio umano. L’uccisione di una creatura umana non è mai stata gradita al
Creatore, né mai lo sarà. Il sacrificio umano è un insulto a Dio, è una
gravissima bestemmia, perché significa attribuirgli una sete di sangue.
Abramo è un figlio del suo tempo che ha manifestato
la sua fede così come vedeva fare dagli altri. Non scandalizziamoci - del resto
noi che abbiamo conosciuto la parola definitiva di Dio attraverso Gesù, per
ragioni molto meno pure, non ci siamo fatti troppi problemi nell’approvare una
legge che autorizza a eliminare i nostri figli -. Lo sbaglio di Abramo sta nel
non essersi chiesto cosa avrebbe gradito
il Signore, però ha scelto di
offrire ciò che aveva di più prezioso; quel figlio che gli era nato nella
vecchiaia e che avrebbe dovuto realizzare quanto promesso da Dio:“Farò di te una grande nazione e ti benedirò, renderò grande il tuo nome”
(Gen 12,2).
Dietro l’atteggiamento di Abramo possiamo
sentire echeggiare le parole del Salmo 116: “Che cosa renderò al Signore per tutti i benefici che mi ha fatto?”.
Il dono è proporzionato alla consapevolezza quanto ricevuto. Chi ama ed è
riconoscente, non misura il dono.
Dio non vuole sacrifici umani, ma al
contrario, come ci annuncia Paolo: “non ha
risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha consegnato per tutti noi” (Rm
8,32). Non è un Dio che chiede, ma che dà. Non vuole la nostra vita, ma offre
la sua, perché “Non c’è amore più grande
di questo: dare la vita per i propri amici”.
Gesù non si è donato duemila anni fa per
gente oramai morta e sepolta, ma per me; si è sacrificato per me. Spirito Santo
aiutami e aiutaci a sentire in profondità tutta la forza di questo evento. Facci
sentire sulla nostra pelle “quale sia
l’ampiezza, la lunghezza, l’altezza e la profondità … dell’amore di Cristo”
(Ef 3,18).
Sei giorni prima della trasfigurazione,
Gesù annuncia per la prima volta ai suoi discepoli l’inevitabile
sofferenza che lo attende a Gerusalemme. Pietro reagisce scandalizzato, tanto
da rimproverare Gesù, ma il Signore dopo avere duramente sgridato Pietro, dichiara che chi vuole andare con Lui, deve accettare la logica di Dio e percorrere la stessa strada.
Gesù ha portato sul monte Pietro, Giacomo e
Giovanni per dargli la conferma che possono fidarsi di Lui. Anche Mosè ed Elia,
i due grandi personaggi dell’Antico Testamento, parlano con Gesù e sembrano
quasi confermare che la scelta di Gesù è secondo il progetto di Dio. L’Antico
Testamento rende testimonianza al Signore.
Colui che “pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l’essere
come Dio, ma svuotò se stesso, assumendo una condizione di servo” (Fil
2,6), sul monte svela anche la sua “condizione divina”, ma per chiedere poi una
fiducia piena. Se credi che io sia Dio, fidati di me! - Sembra dirci il Signore
-. Non potete stare sul monte a godervi lo splendore della contemplazione, ma
dovete scendere a valle con me, per
camminare sulle strade degli uomini, per salvarli, perché per questo sono
venuto e per questo vi ho chiamati.
Riconoscere e vedere la divinità di Gesù è
indispensabile, ma per poter dire con più coraggio: Eccomi Signore, si compia
in me la tua parola.
Signore, chi abiterà nella tua tenda?
RispondiEliminaChi dimorerà sulla tua santa montagna? Chi potrà salire il monte del Signore?
Chi potrà stare nel suo luogo santo?
Vorrei abitare nella tua tenda per sempre,
vorrei rifugiarmi all'ombra delle tue ali.Chi abita al riparo dell'Altissimo
passerà la notte all'ombra dell'Onnipotente.