Diventare cattolici non significa smettere di pensare, ma imparare a farlo”.
Gilbert K. Chesterton

sabato 3 marzo 2012

Si trasfigurò davanti a loro


II DOMENICA DI QUARESIMA

     “Il Signore parlò a Mosè e disse: «Parla a tutta la comunità degli Israeliti dicendo loro: “Siate santi, perché io, il Signore, vostro Dio, sono santo. … Quando immolerete al Signore una vittima  …, offritela in modo da essergli graditi. … «Dirai agli Israeliti: “Chiunque tra gli Israeliti o tra i forestieri che dimorano in Israele darà qualcuno dei suoi figli a Moloc… Anch’io volgerò il mio volto contro quell’uomo e lo eliminerò dal suo popolo, perché ha dato qualcuno dei suoi figli a Moloc, con l’intenzione di rendere impuro il mio santuario e profanare il mio santo nome” (Lv 19,1s;20,1ss). “I figli di Giuda hanno commesso ciò che è male ai miei occhi … hanno costruito alture … per bruciare nel fuoco i loro figli e le loro figlie, cosa che io non avevo mai comandato e che non avevo mai pensato” (Ger 8,30s).
     Questi testi ci fanno riflettere, perché sembrano essere in contrasto con quanto abbiamo appena ascoltato a proposito di Abramo.

Dio vuole o non vuole il sacrificio di Isacco?
Dio non ha mai voluto un sacrificio umano. L’uccisione di una creatura umana non è mai stata gradita al Creatore, né mai lo sarà. Il sacrificio umano è un insulto a Dio, è una gravissima bestemmia, perché significa attribuirgli una sete di sangue.
     Abramo è un figlio del suo tempo che ha manifestato la sua fede così come vedeva fare dagli altri. Non scandalizziamoci - del resto noi che abbiamo conosciuto la parola definitiva di Dio attraverso Gesù, per ragioni molto meno pure, non ci siamo fatti troppi problemi nell’approvare una legge che autorizza a eliminare i nostri figli -. Lo sbaglio di Abramo sta nel non essersi chiesto cosa avrebbe gradito  il Signore, però  ha scelto di offrire ciò che aveva di più prezioso; quel figlio che gli era nato nella vecchiaia e che avrebbe dovuto realizzare quanto promesso da Dio:“Farò di te una grande nazione  e ti benedirò, renderò grande il tuo nome” (Gen 12,2).
    Dietro l’atteggiamento di Abramo possiamo sentire echeggiare le parole del Salmo 116: “Che cosa renderò al Signore per tutti i benefici che mi ha fatto?”. Il dono è proporzionato alla consapevolezza quanto ricevuto. Chi ama ed è riconoscente, non misura il dono.
     Dio non vuole sacrifici umani, ma al contrario, come ci annuncia Paolo: “non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha consegnato per tutti noi” (Rm 8,32). Non è un Dio che chiede, ma che dà. Non vuole la nostra vita, ma offre la sua, perché “Non c’è amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici”.
     Gesù non si è donato duemila anni fa per gente oramai morta e sepolta, ma per me; si è sacrificato per me. Spirito Santo aiutami e aiutaci a sentire in profondità tutta la forza di questo evento. Facci sentire sulla nostra pelle “quale sia l’ampiezza, la lunghezza, l’altezza e la profondità … dell’amore di Cristo” (Ef 3,18).
     Sei giorni prima della trasfigurazione, Gesù annuncia per la prima volta ai suoi discepoli l’inevitabile sofferenza che lo attende a Gerusalemme. Pietro reagisce scandalizzato, tanto da rimproverare Gesù, ma il Signore dopo avere duramente sgridato Pietro, dichiara che chi vuole andare con Lui, deve accettare la logica di Dio e  percorrere la stessa strada.
    Gesù ha portato sul monte Pietro, Giacomo e Giovanni per dargli la conferma che possono fidarsi di Lui. Anche Mosè ed Elia, i due grandi personaggi dell’Antico Testamento, parlano con Gesù e sembrano quasi confermare che la scelta di Gesù è secondo il progetto di Dio. L’Antico Testamento rende testimonianza al Signore.
     Colui che “pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l’essere come Dio, ma svuotò se stesso, assumendo una condizione di servo” (Fil 2,6), sul monte svela anche la sua “condizione divina”, ma per chiedere poi una fiducia piena. Se credi che io sia Dio, fidati di me! - Sembra dirci il Signore -. Non potete stare sul monte a godervi lo splendore della contemplazione, ma dovete  scendere a valle con me, per camminare sulle strade degli uomini, per salvarli, perché per questo sono venuto e per questo vi ho chiamati.
     Riconoscere e vedere la divinità di Gesù è indispensabile, ma per poter dire con più coraggio: Eccomi Signore, si compia in me la tua parola.


1 commento:

  1. Signore, chi abiterà nella tua tenda?
    Chi dimorerà sulla tua santa montagna? Chi potrà salire il monte del Signore?
    Chi potrà stare nel suo luogo santo?
    Vorrei abitare nella tua tenda per sempre,
    vorrei rifugiarmi all'ombra delle tue ali.Chi abita al riparo dell'Altissimo
    passerà la notte all'ombra dell'Onnipotente.

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