VI
DOMENICA DI PASQUA
Ci siamo lasciati domenica scorsa,
sentendo riecheggiare nella mente e nel cuore la parola di Gesù: “Come il tralcio non può portar frutto da se
stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimante in me” (Gv
15,4).
Cos’è un frutto se non ciò che produce un
determinato albero? Un melo produce la mela; la vite, l’uva; il pero, la pera
ecc … Ci stupiremmo non poco se su una palma invece di una noce di cocco
trovassimo dei kiwi o se su un pero trovassimo delle melanzane. Infatti ogni
albero produce solo ciò che la natura prevede e non altro.
Anche l’essere umano è creato da Dio
capace di produrre determinati frutti. Non dimentichiamo che siamo fatti “a immagine e somiglianza di Dio” e che
in noi Egli ha soffiato “un alito di vita”.
Ogni creatura umana, quindi, è fruttifero, come albero buono, anzi, molto buono.
Non tutti i frutti prodotti dalla nostra vita però sono degni di noi. La storia
universale ci mostra chiaramente che l’essere umano è stato ed è capace di
produrre frutti di straordinaria bellezza e bontà, ma anche di abissale
bruttezza. L’uomo separato da Dio – anche se crede di pregare – è capace di
ogni nefandezza e può divenire diabolico.
Oggi Gesù ci indica due frutti che sono
tipicamente umani, ma soprattutto cristiani: la gioia e l’amore. Dalla presenza
o meno dei frutti, ci accorgiamo se siamo vitalmente uniti alla "Vite".
“Vi
ho detto queste cose, perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia
piena”. Uno dei segni che marcano il
nostro tempo, è proprio la mancanza di gioia. Fa compassione la esasperata e
vana ricerca di gioia.
Perché
vana? Perché ricercata in ciò che è incapace di realizzarla. La gioia infatti
nasce dalla progressiva realizzazione della propria natura. Scriveva molti
secoli fa sant’Agostino: “ci hai fatti per te, e il nostro cuore non
ha posa finché non riposa in te” (Confessioni, 1,1.1). Noi siamo come una nave in mezzo al mare che
non può trovare pace, finché non giunge al porto di destinazione. Fintanto che
ci muoviamo lontani da Lui, non possiamo trovare che una gioia passeggera o addirittura
effimera.
Abbiamo bisogno d’amore e comunione e ci accontentiamo della
condivisione degli spazi; di bellezza e cerchiamo l’estetica; di parola e
viviamo nel rumore. La gioia di Gesù nasce dall’aver trovato il cibo capace di
saziare e la bevanda che disseta; dall’aver ascoltato quella parola che
finalmente consente di non sentirsi più come una barca alla deriva; dall’avere
delle radici scese progressivamente in profondità, che sorreggono al soffiare dei
venti; dal sentire di non essere in balia del caso, indirizzati verso il nulla
eterno. E’ la gioia di chi sa di non essere solo e che si sente custodito.
Non è
una gioia banale, sguaiata, passeggera e sempre da rinnovare, ma un dono
profondo che scorre nella vita di chi è in comunione con il Cristo.Chi la prova non sa spiegarsela.
L’altro
bel frutto è l’amore. Gesù non ha introdotto un comandamento nuovo; non è che
che prima di Lui le creature umane non vi fossero chiamate. Egli però ha cambiato il
modello di riferimento e ha infinitamente allargato il chi amare. Gesù ha reso definitivamente chiaro che
nessuno è indegno d’amore; non ci sono singoli o categorie di persone che
possono essere legittimamente e aprioristicamente escluse. Tutti gli esseri
umani sono figli di Dio.
E’
mutato il modello - dicevamo -: non più nemmeno "il prossimo come se stessi", ma come
Gesù ci ha amati. L’incarnazione e la croce sono diventate la misura dell’amore.
Chi ama si avvicina e spende, ci mostra il Signore Gesù. Cosa? Il proprio tempo, le proprie sostanze, i
propri progetti e, nei casi estremi, la
vita. Chi non dà, non ama, proprio perché, come scrive Giovanni “non amate a parole o con la lingua, ma nei
fatti e nella verità”. Chi non dà mai tempo, non sa condividere, dice
sempre IO e mai TU, deve rendersi conto che, probabilmente non ama.
Leggendo mi sono ritrovata nelle sue ultime frasi..Chi non dà mai tempo,non sa condividere.mi ha fatto riflettere e pensi un pò, proprio alla persona a me più vicina e che non amo totalmente...mio marito....la ringrazio per la riflessione che mi ha fatto fare...
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