Diventare cattolici non significa smettere di pensare, ma imparare a farlo”.
Gilbert K. Chesterton

sabato 26 maggio 2012

PENTECOSTE



     Proviamo a immaginare per un istante l’esperienza vissuta dal  profeta Ezechiele, il quale fu condotto nel tempio di Gerusalemme: “vidi che sotto la soglia del tempio usciva acqua verso oriente … quell’acqua: mi giungeva al ginocchio. … poi … mi giungeva ai fianchi. … (poi) era un torrente che non potevo attraversare, perché le acque erano cresciute; erano acque navigabili, un torrente che non si poteva passare a guado. … 7voltandomi, vidi che sulla sponda del torrente vi era una grandissima quantità di alberi da una parte e dall’altra. … perché dove giungono quelle acque, risanano, e là dove giungerà il torrente tutto rivivrà. … 12Lungo il torrente, su una riva e sull’altra, crescerà ogni sorta di alberi da frutto, le cui foglie non appassiranno: i loro frutti non cesseranno e ogni mese matureranno, perché le loro acque sgorgano dal santuario. I loro frutti serviranno come cibo e le foglie come medicina” (Ez 47,1ss).
     Un giorno, durante una importantissima festa  in Israele
– la festa delle capanne, che ricordava il cammino nel deserto - Gesù disse: «Se qualcuno ha sete, venga a me, e beva chi crede in me. Come dice la Scrittura: Dal suo grembo sgorgheranno fiumi di acqua viva». Questo egli disse dello Spirito che avrebbero ricevuto i credenti in lui” (Gv 7,37ss). Chi ha sete! Sono parole molto chiare per chi viveva in una terra assolata, dove l’acqua è più preziosa dell’oro. Gesù parla a coloro che vogliono vita e che sentono che da soli non ce la fanno. “Il mio popolo: ha abbandonato me, sorgente di acqua viva, e si è scavato cisterne, cisterne piene di crepe, che non trattengono l’acqua” (Ger 2,13).
     La sorgente fu aperta quando Gesù fu trafitto stando sulla croce: “uno dei soldati con una lancia gli colpì il fianco, e subito ne uscì sangue e acqua” (Gv 19,34). Poco prima si sono compiuti gli ultimi istanti di vita di Gesù, quando, dopo aver preso l’aceto “disse: «È compiuto!». E, chinato il capo, consegnò lo spirito” (Gv 19,30). Consegnò lo spirito, significa certamente la morte di Gesù, ma anche il dono dello Spirito Santo.
     Il giorno di Pentecoste si realizza pienamente l’antica promessa fatta da Dio e questo fiume continua scorrere nella storia, passando attraverso i canali dei sacramenti; così quell’”acqua” risanante può raggiungere gli esseri umani di ogni luogo e di ogni tempo e far fiorire frutti abbondanti.
     Là dove giunge lo Spirito, la terra arida, diventa fertile:
-        gli orecchi  incapaci di ascoltare Dio, percepito come un essere lontano, si lasciano incantare dalla bellezza della Sua Parola, tanto che la bocca non può che esclamare: “i giudizi del Signore sono … più preziosi dell’oro, di molto oro fino, più dolci del miele e di un favo stillante” (almo 19,11). Ciò che sembrava incomprensibile, diventa evidente. Una spiritualità vaga ed emotiva lascia il posto a una relazione profonda con Dio vivo e vero, non più lontano, ma Padre;
-  il cuore di pietra diventa progressivamente di carne e fa germogliare la pianta della compassione e del perdono, per sé e  per gli altri;
-       gli occhi annebbiati cominciano a vedere con una profondità inaudita e riescono a riconoscere la misteriosa bellezza nascosta in ogni essere umano; individuano i segni di speranza e di bene, quando gli altri vedono solo i segni della crisi; ma riconoscono anche i segni del disfacimento e della malattia, quando gli altri percepiscono solo la salute;
-          la “bocca” abituata a mangiare un cibo inadeguato - Perché spendete denaro per ciò che non è pane, il vostro guadagno per ciò che non sazia? Su, ascoltatemi e mangerete cose buone e gusterete cibi succulenti (Is 55,2) – impara ad amare e a sentire l’esigenza di ciò che è di Dio e rifiuta di continuare a cibarsi di altro – “ritengo che tutto sia una perdita a motivo della sublimità della conoscenza di Cristo Gesù, mio Signore. Per lui ho lasciato perdere tutte queste cose e le considero spazzatura, per guadagnare Cristo 9ed essere trovato in lui” (il 3,8s) -;
-    i piedi che percorrono strade che non conducono da nessuna parte, se non a un baratro, si mettono a camminare dietro al Buon Pastore, sull’unica via, vera della vita;
-          le mani usate per compiere il male, diventano strumenti per costruire una realtà nuova e più bella;
-          la lingua, già simile a una spada con lama a doppio taglio, diventa mezzo per consolare ed edificare e per annunciare con franchezza al mondo la bella notizia donata da Gesù.
     Scrive il cardinal Biffi: “Io so che ogni invasione dello Spirito trasfigura l’uomo e lo plasma fino a dargli un altro volto; senza spersonalizzarlo, anzi nel pieno rispetto della sua fondamentale identità, lo rende un essere nuovo”.[1]
     Concludo allora con le parole di Guglielmo di S.Thierry: “Affrettati dunque a essere partecipe dello Spirito Santo. Egli è presente quando lo si invoca, e se lo si invoca è perché è già presente. E’ il fiume impetuoso che rallegra la città di Dio. Egli ti rivelerà quello che Dio Padre tiene nascosto ai sapienti  … di questo mondo. … Nelle tenebre di questo mondo … è lui: la luce che illumina, la carità che trascina, la soavità che commuove, l’accesso dell’uomo a Dio”.


[1] G. Biffi, Sullo Spirito di Dio, Ed. O.R. Milano 40

1 commento:

  1. Quando entriamo nella nostra intimità, lo facciamo aprendo la porta del nostro tempio dove lo Spirito Santo abita in Noi. Egli ci viene in nostro soccorso con gemiti inesprimibili ci risana, ci dona la consapevolezza di essere da Lui amati, ci conforta nella certezza e nella gioia dell incontro col Padre.

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