Diventare cattolici non significa smettere di pensare, ma imparare a farlo”.
Gilbert K. Chesterton

venerdì 20 luglio 2012

Accettazione della realtà


di Romano Guardini
 
 
Se qualcuno mi domandasse: Io vorrei avanzare nella vita morale; dove devo cominciare?, rispondere: Dove vuoi. Puoi cominciare da un difetto di cui ti sei reso consapevole nella vita professionale. Puoi iniziare dalle esigenze della vita sociale, della famiglia, dell’amicizia, là dove hai osservato una tua lacuna. Oppure hai capito il punto debole d’una tua passione, e puoi cercare di venirne a capo. In fondo ciò che importa è soltanto che tu sia leale e che in qualsiasi punto ti metta all’opera con decisione: allora una cosa tira l’altra. Perché la vita dell’uomo è un tutto; se egli incomincia decisamente da una parte, la sua coscienza si desta e la sua energia morale si rafforza anche verso le altre parti, allo stesso modo che un difetto in un punto dell’esistenza incide in ogni suo punto.
Ma se colui volesse ulteriormente domandare: Che cosa costituisce la premessa di ogni proposito morale veramente efficace, per rettificare storture, fortificare fragilità, riequilibrare eccessi? allora gli si dovrebbe rispondere, io credo: E’ l’accettazione di ciò che è; l’accettazione della realtà; della realtà tua, delle persone che ti stanno intorno, del tempo in cui tu vivi.
Tutto ciò suona forse teorico, ma è non soltanto giusto, ben degno della viva attenzione d’ogni spirito lealmente impegnato; giacché non è affatto ovvio che noi accettiamo ciò che è anche intimamente con prontezza di cuore.
Ora si potrebbe un’altra volta obiettare e dire: Ma questo è un modo artificioso di pensare. Ciò che è è, sia che lo si ‘accetti’ o no. A prescindere pure dal fatto che un atteggiamento simile è comodo e rende passivi. Vogliamo allora anzitutto mettere in chiaro che qui non si tratta d’un passivo e debole subire tutto, ma si tratta di vedere la verità e di disporsi a suo riguardo, risoluti naturalmente alla fatica e, se necessario alla lotta per essa.

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