Diventare cattolici non significa smettere di pensare, ma imparare a farlo”.
Gilbert K. Chesterton

sabato 22 settembre 2012

Come è diversa la tua logica Gesù!


XXV DOMENICA T.O.

     E’ la seconda volta – e non sarà l’ultima - che Gesù annuncia la violenza fisica e psicologica che lo attende a Gerusalemme.
Perché tanta insistenza? Non sarebbe stato meglio tacere questi aspetti così negativi? Gesù non ha pensato che, così dicendo, avrebbe allontanato un sacco di gente da sé? Perché non ha fatto come i nostri politici in campagna elettorale sottolineando solo i miracoli che avrebbe compiuto – e i suoi non sarebbero stati patacche -?

     Gesù Cristo non propone un’ideologia, un insieme di verità da sapere, ma una relazione di vita con Lui capace di trasformare l’esistenza dei singoli e con essi, la storia. Chi vuole essere di Cristo, scrive l’apostolo Giovanni “deve anch’egli comportarsi come lui si è comportato” (1Gv 2,6) e questa può essere solo una scelta libera e consapevole. Gesù non vuole né illudere né barare. Un cristiano deve sapere cosa lo attende e deve poterlo scegliere.
     Il Signore non offre facili risposte ai problemi esistenziali e nemmeno un’assicurazione sulla vita; Egli è la via vera e bella della vita, ma non la via facile e comoda della vita. Ce lo ha ricordato anche domenica scorsa: “Chi vuol salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la salverà. Infatti quale vantaggio c’è che un uomo guadagni il mondo intero e perda la propria vita?” (Mc 8,35ss).
     Il mondo lo ha salvato Cristo Gesù con la sua fedeltà a Dio Padre e noi possiamo entrare in questa salvezza se percorriamo con Lui la stessa strada. Molti pensano che ciò sia troppo duro e che vada bene solo per pochi eletti; in realtà la via evangelica è alla portata di ogni creatura umana, di ogni latitudine, purché si lasci prendere per mano da Dio: “Nulla è impossibile a Dio”.
     Noi che vogliamo percorrere realmente la via di Cristo – anche se poi cadiamo e rallentiamo continuamente - dobbiamo sapere che se hanno odiato Lui, odieranno anche noi. Non dobbiamo stupircene! Il “mondo” tende a rifiutare ciò che non si omologa ai suoi ritmi, quanto più un cristiano, perché “è d’incomodo e si oppone alle (sue) … azioni; … rimprovera le colpe contro la legge e … rinfaccia le trasgressioni contro l’educazione ricevuta. Proclama di possedere la conoscenza di Dio e chiama se stesso figlio del Signore. È diventato …i una condanna dei nostri pensieri; … è insopportabile solo al vederlo, perché la sua vita non è come quella degli altri, e del tutto diverse sono le sue strade” (Sap 2,12ss).
     Tornando a ciò che Gesù annunciava all’inizio, a proposito della propria morte, vediamo che i discepoli fanno “orecchie da mercante”; essi vogliono ottenere il meglio dal loro incontro con il Cristo, ma non sono disponibili a percorrere la stessa strada.
     Per fortuna tacciono, non rispondono nulla alla domanda di Gesù, vuol dire che si vergognano di se stessi e della propria piccolezza. Quanta strada dovranno ancora percorrere! Pensano di servirsi di Cristo per il proprio tornaconto, invece di servire Cristo per il bene dell’umanità.
     Gesù non può tacere, non può non far capire chiaramente ai suoi amati apostoli che così non va. Loro non sono con Lui per il proprio bene, ma per servire l’uomo. Chi è di Cristo impara piano piano a non dire più “io”, ma “tu”. Il Tu di Dio innanzitutto; Egli diventa il punto di riferimento essenziale e imprescindibile, ma anche il Tu degli altri, creature da salvare e da amare. In questo percorso, l’Io trova la vita. Senza questo percorso si rischia di chiudersi in un cerchio di egoismo che uccide la vita.

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