XXIV DOMENICA T.O.
Le domande che
Gesù pone oggi, vengono dopo aver compiuto tutta una serie di segni – ha
moltiplicato due volte il pane e ne è avanzato in abbondanza; ha dato la vista
a un cieco -. E’ giunto il tempo di
comprendere il significato di quei fatti; non
sono miracoli fine a se stessi. Infatti, come afferma il Concilio
Vaticano II: “Piacque a Dio nella sua
bontà e sapienza rivelarsi in persona e manifestare il mistero della sua
volontà …. Con questa Rivelazione … Dio invisibile nel suo grande amore parla agli
uomini come ad amici e si intrattiene
con essi, per invitarli e ammetterli alla comunione con sé. Questa … Rivelazione
comprende eventi e parole intimamente connessi …” (DV I,2).
Gesù è “come il Sole che sorge”; la sua luce illumina
progressivamente ciò che prima era nascosto dalle tenebre. Ciò che Egli svela
non serve tanto a ragionare, quanto a contemplare stupiti. Noi cristiani siamo
persone che si lasciano incantare dalla bellezza che continuamente incontrano.
San Francesco esprime questa esperienza con una preghiera – Lodi di Dio altissimo – che è
un’esplosione di vita e di stupore – e pensare che l’ha scritta dopo avere
ricevuto le stimmate -:
Tu sei santo, Signore, solo Dio, che operi cose
meravigliose.
Tu sei forte, Tu sei grande, Tu sei altissimo,
Tu sei re onnipotente, Tu, Padre santo, re del cielo
e della terra.
Tu sei trino ed uno, Signore Dio degli dèi,
Tu sei il bene, ogni bene, il sommo bene, il Signore
Dio vivo e vero.
Tu sei amore e carità, Tu sei sapienza,
Tu sei umiltà, Tu sei pazienza,
Tu sei bellezza, Tu sei mansuetudine,
Tu sei sicurezza, Tu sei quiete.
Tu sei gaudio e letizia, Tu sei la nostra speranza,
Tu sei giustizia,
Tu sei temperanza, Tu sei tutta la nostra ricchezza a
sufficienza.
Tu sei bellezza, Tu sei mansuetudine.
Tu sei protettore, Tu sei custode e nostro difensore,
Tu sei fortezza, Tu sei refrigerio.
Tu sei la nostra speranza, Tu sei la nostra fede, Tu
sei la nostra carità.
Tu sei tutta la nostra dolcezza,
Tu sei la nostra vita eterna,
grande e ammirabile Signore,
Dio onnipotente, misericordioso Salvatore.
I Farisei
presenti invece di leggere i segni compiuti da Gesù, ne chiedono di ulteriori;
gli stessi discepoli faticano a interpretarli. Pietro sembra avere capito: “Tu sei il Cristo”[1], afferma
con convinzione. Eppure Gesù ordina di non dire niente a nessuno. Come mai? Non
sarebbe più sensato lasciare correre Pietro e gli altri per le strade a gridare
la grande scoperta?
Gesù non li
lascia andare, perché in realtà non hanno ancora capito niente. Certo, hanno
intuito che in Gesù è arrivato colui che era stato promesso e atteso da secoli,
ma come debba essere questo Messia, non lo sanno. Hanno la testa piena di idee
umane o di interpretazioni arbitrarie della parola di Dio. Probabilmente per
loro il Messia dovrà essere un Re vittorioso e non un “fallito”.
Pietro e la
gente, sono in realtà nello stesso errore: non ascoltano Gesù, ma se stessi. E’
gente da “secondo me …”. La fede non ha a che fare con il “secondo me …”, ma
con l’accoglienza di ciò che Dio stesso rivela di sé. Dio non è conoscibile
attraverso puri ragionamenti umani; questi sono utilissimi, ma a un certo punto
sono insufficienti e addirittura forvianti.
Noi possiamo cercare in tutti i modi di
modificare la Rivelazione divina, in modo da farla stare dentro i limiti troppo
stretti della ragione umana – eliminando tutto ciò che non è razionalmente
spiegabile o comprensibile -, oppure consentire a Dio di dilatare questi limiti
in modo da entrare fiduciosi nel Suo mistero: “Quelle cose che occhio non vide, né orecchio udì,
né mai entrarono in cuore di uomo, Dio le ha preparate per coloro che lo amano” (1Cor 2,9).
né mai entrarono in cuore di uomo, Dio le ha preparate per coloro che lo amano” (1Cor 2,9).
[1] Cristo deriva dal greco Christòs
(lat. Christus), che a sua volta
corrisponde all’ebraico maschia e
indica una persona che è stata solennemente unta (consacrata) per una missione.
Cristo e Messia hanno lo stesso significato. Il vocabolo greco deriva da kriein, passare con la mano leggermente,
spalmare.
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