V DOMENICA DI PASQUA
“In quei giorni, Paolo e Bàrnaba ritornarono …, confermando i discepoli ed esortandoli a restare saldi nella fede «perché – dicevano – dobbiamo entrare nel regno di Dio attraverso molte tribolazioni» (At 14,22). Essi parlano a delle comunità
Paolo e Barnaba, invitando a “restare
saldi nella fede”, ci ricordano, che
nonostante tutte le tribolazioni, nonostante tutte le persecuzioni i cristiani
sono destinati alla vittoria, perché Dio è dalla loro parte: “Perché le genti sono in tumulto e i popoli
cospirano invano? Insorgono i re della terra e i prìncipi congiurano insieme
contro il Signore e il suo consacrato: «Spezziamo le loro catene, gettiamo via
da noi il loro giogo!». Ride colui che sta nei cieli, il Signore si fa beffe di
loro” (Salmo 2,1-4). Anche a me e a ciascuno di voi gli apostoli dicono:
“Rimani saldo nella fede! Non abbandonarti allo sconforto e al dubbio”.
“Da questo tutti sapranno che siete miei
discepoli: se avete amore gli uni per gli altri” (Gv 13,35); così Gesù conclude oggi il suo discorso. A chi sta
parlando? Chiaramente ai Dodici, anzi agli Undici - Giuda se n’è appena uscito
per vendere il Signore ai Capi di Israele -, ma queste parole riecheggiano
ancora oggi e sono per noi, qui riuniti. Noi infatti siamo discepoli di Gesù: il
comandamento dell’amore è il distintivo dei cristiani.
Gesù dice che il comandamento dell’amore è
“nuovo”. Perché nuovo? Forse che, prima di Gesù gli ebrei non erano chiamati ad
amare? San Giovanni scrive: “Carissimi,
non vi scrivo un nuovo comandamento, ma un comandamento antico, che avete
ricevuto da principio … Eppure vi scrivo un comandamento nuovo” (1Gv 2,7s).
Insomma
questo comandamento è nuovo o antico?
Il comandamento dell’amore non è nuovo, ma
nuovo è il “come” amare. Già Gesù aveva detto: “Amerai il tuo prossimo come
te stesso” (Mc 12,31) e così in
nulla era diverso rispetto all’Antico Testamento. Nel Levitico troviamo per
esempio: “Non ti vendicherai e non
serberai rancore contro i figli del tuo popolo, ma amerai il tuo prossimo come
te stesso” (Lv 19,18). Non possiamo dimenticare poi la regola d’oro che è
comune a quasi tutte le religioni anche alla filosofia, che sintetizziamo nelle
celebri parole: “Non fare agli altri ciò
che non vuoi sia fatto a te”. Già se questi fossero i nostri criteri di
vita, il mondo sarebbe molto meglio indubbiamente; sembra invece che l’altro,
ci sia diventato indifferente.
Gesù va oltre, anzi ben oltre; egli dice:
“Come io ho amato voi, così amatevi anche
voi gli uni gli altri” (Gv 13,34). E’ quel “come io” che fa la differenza.
Cambia radicalmente il punto di riferimento. Non basta più amare come se
stessi, ma come Cristo.
Come ha amato Gesù? C’è un bellissimo inno
di san Paolo che lo esprime in maniera chiara: “Egli, pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio
l’essere come Dio, ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo,
diventando simile agli uomini. Dall’aspetto riconosciuto come uomo, umiliò se
stesso facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce”
(Fil 2,6ss). Gesù ha amato, non di un
amore emotivo, ma di un amore concretissimo che gli ha fatto mettere da parte
se stesso, per il bene degli uomini. Per Gesù, amare, è rinunciare a sé, senza
mettere limite; dimostrare con i fatti che l’altro è più importante di se
stessi.
Adesso non cominciamo subito a pensare ai
massimi sistemi, alle situazioni estreme, al dono della vita! Di quello ci
preoccuperemo quando ci verrà chiesto, ma ora lasciamo che questa parola
illumini e provochi la nostra vita quotidiana, fatta di relazioni con il
proprio coniuge, tra figli e genitori; tra fratelli; confratelli, colleghi,
parenti, amici … Quanto in queste relazioni io sono egocentrico: Io, Io, Io?
Quanto uso le persone fintanto che mi fanno comodo, mi fanno stare bene, salvo
poi buttarle via, per andare in cerca di qualcun altro da “sfruttare”? Credo
che solo chi sa rinunciare a qualcosa per l’altro, ama.
Io non credo però che potremo amare come
Cristo ha amato; le nostre forze sono troppo limitate, abbiamo bisogno che il
nostro rapporto con Gesù sia tale, che Lui riesca a trasformare il nostro
cuore. Abbiamo bisogno di imparare da Lui, per questo chi ama il Signore Dio
con tutto il suo cuore, poi amerà l’uomo.
Com'è difficile amare, quando non ci si sente corrisposti!! Com'è difficile accorgersi dell'amore di Gesù quando si fa fatica, quando la strada è in salita, quando.....(come mi è successo ieri), mi chiedo: perchè, proprio a me una vita così ,senza senso?... Mi chiedo, ancora: sarà mai possibile che Gesù riesca a trasformare il mio cuore?? ....Lasciami il beneficio del dubbio. Anna
RispondiEliminaTra i diversi pensieri che l'omelia di oggi mi ha suscitato c'è stato questo: come si fa a sentire l'amore del Signore per me?
RispondiEliminala cosa che più si avvicina a questo che ho provato io è una sensazione di abbraccio avvolgente che viene dall'Alto quando vedo i raggi di sole che riescono a "bucare" le nuvole e sono ben distinguibili nel cielo. Questa immagine mi fa sempre un pò pensare, forse in modo un pò infantile, ad un Suo abbraccio..... Quanta strada da fare ho davanti!!! Come sarebbe rincuorante ci fosse un modo per imparare!!! Comunque credo Padre Enzo abbia ragione .. non si può imparare o capire dagli altri...si può comprendere quando si ha provato e sentito. Allora coraggio....camminiamo!!