Diventare cattolici non significa smettere di pensare, ma imparare a farlo”.
Gilbert K. Chesterton

sabato 4 maggio 2013

Tu hai parole di vita eterna



VI DOMENICA DI PASQUA

     Sapete perché ci sono gli autovelox lungo le nostre strare e autostrade? Perché altrimenti molti automobilisti non rispetterebbero i limiti di velocità, mettendo così seriamente a rischio la propria incolumità e soprattutto quella degli altri.

     Coloro che in questi ultimi anni hanno ristrutturato la propria abitazione, hanno avuto tutto l’interesse a fare i lavori in regola, perché per avere le detrazioni previste dal Governo, era necessario presentare le fatture.
     Non preoccupatevi, non sto perdendo la ragione, penso infatti che questi esempi possano aiutarci a comprendere il senso della parole di Gesù. Nel primo caso la legge è osservata per paura di una sanzione, nel secondo in vista di un vantaggio.
     Oggi il Signore dice: “Se qualcuno mi ama, osserverà la mia parola” (Gv 14,23); voi  mi direte: “E allora, cosa c’entra?”
     Ecco la grande verità, noi cristiani cerchiamo di vivere il Vangelo con la sua radicalità, non perché abbiamo paura dell’Inferno come nostra ultima destinazione e, nemmeno perché conviene per guadagnare il Paradiso, bensì, perché sentiamo che la vita evangelica è ciò che di più bello ci possa essere per l’uomo; Dio ce l’ha donata, affinché noi possiamo essere felici e noi vogliamo essere felici. Non ci bastano più i surrogati che offre il mondo e che, una volta consumati, ci lasciano nuovamente affamati e assetati. Con l’apostolo Pietro noi gridiamo: “Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna (Gv 6,68).
     Proprio per questo Gesù adesso ci ha detto “vi lascio la pace, vi do la mia pace” (Gv 14,27). Cosa significa? Mentre nelle nostre lingue il termine "pace" è contrapposto a "guerra" o a "conflitto" e finisce per essere sinonimo di "quiete" e di "tranquillità", il concetto di shalom non è così. La radice ebraica di shalom indica la pienezza, il compimento, il completamento, il raggiungimento della perfezione, per cui "pace" per Gesù non è l’assenza di conflitto, bensì la pienezza di vita; lo star-bene, felicità, sicurezza, totalità, condizione di tranquillità, di ordine, pienezza, perfezione, armonia, integrità, totalità, compiutezza, interezza.
     Per questo è assurdo pretendere da un cristiano che non annunci il Vangelo, ma che si limiti a essere una specie di operatore sociale. Scrive il cardinal Biffi che, chi si meraviglia o si lamenta per il fatto che noi cristiani desideriamo che tutti gli uomini diventino seguaci del Cristo “vorrebbe impedirci di essere quello che siamo” (Guai a me, EDB 16). Noi abbiamo tra le mani il tesoro più prezioso per gli uomini e non possiamo tenercelo per noi, perché questo significherebbe che non amiamo i nostri fratelli. E’ di Cristo e del Vangelo che ha bisogno l’umanità. Scriveva Paolo VI: “La Chiesa … con candida fiducia si affaccia sulle vie della storia, e dice agli uomini: io ho ciò che voi cercate, ciò di cui voi mancate” (Ecclesiam suam, 99).
     Sempre il cardinal Biffi scrive, che noi ci rivolgiamo a “un mondo sconsolato, che senza rendersene conto anela come non mai a ciò che la inseguita moltiplicazione degli agi non gli può affatto procurare”. Ne siamo convinti?
     Noi cerchiamo di vivere il Vangelo, perché siamo stati conquistati da Cristo e non perché abbiamo paura di Lui. Come san Paolo diciamo: “Non ho certo raggiunto la mèta, non sono arrivato alla perfezione, ma mi sforzo di correre per conquistarla, perché anche io sono stato conquistato da Cristo Gesù” (Fil 3,12).
     Quando ascoltiamo le parole di Gesù, spesso scatta il meccanismo automatico del rigoroso esame di coscienza: “Io non osservo la parola di Gesù – tra l’altro non la capisco nemmeno -, allora vuol dire che non lo amo. Bisogna, quindi, che mi sforzi di più per essere più coerente, ma mi accorgo che nonostante i miei sforzi non faccio che dei buchi nell’acqua”. In questo modo il Vangelo invece di essere bella notizia, che fa bella la vita, diventa causa di frustrazione.
     Gesù non dice: “Osserva la mia parola e allora io capirò che mi ami”, ma: “Se qualcuno mi ama, osserverà la mia parola”, è esattamente il contrario. Gesù ci ricorda che fintanto che non ci lasceremo raggiungere da Lui, finché non gli permetteremo di abitare dentro di noi, non potremo vivere le esigenze del Vangelo con libertà e pienezza. Al contrario, quando Dio, attraverso una piccola breccia, riuscirà a entrare e a fare casa nella vita di una persona, allora tutto cambierà inevitabilmente. E’ bellissimo incontrare le persone, che per tanti anni – per una ragione o per l’altra - sono state lontane da Dio e che, all’improvviso, sono da Lui raggiunte; a quel punto nulla rimane come prima e le vecchie scelte di peccato, devono essere necessariamente superate. Il Vangelo a quel punto non è uno sforzo da compiere, ma un’esigenza di vita.
     Apriamo, allora, le porte a Cristo, anzi, spalanchiamole e tutto diventerà nuovo.

1 commento:

  1. Bellissima omelia..mi ha profondamente toccato!!!Barbara

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