Diventare cattolici non significa smettere di pensare, ma imparare a farlo”.
Gilbert K. Chesterton

venerdì 31 maggio 2013

Voglio essere trasformato?

Nella seconda lettera ai Corinzi, san Paolo utilizza un’espressione particolarissima. Dice: «Veniamo trasformati in quella medesima immagine»  (2Co 3,18). Nella lettera ai Colossesi, invece, parla di “rivestirsi dell’uomo nuovo” che «si rinnova, per una piena conoscenza, ad immagine del suo Creatore» (Col 3,10). Le due espressioni utilizzate “veniamo trasformati / si rinnova” portano impresso in sé il movimento verso Dio o meglio la dinamicità della vita con Dio.

Veniamo trasformati


Il primo verbo “veniamo trasformati” in greco è μεταμορφούμεθα ... significa che l’operazione di cambiamento che lo Spirito Santo opera in noi per essere a immagine di Dio è in realtà una trasfigurazione dell’immagine che già è in noi. Cristo, infatti, quando si è trasfigurato sul Tabor non ha invocato una potenza divina esterna a lui affinché apparisse in quella forma pervasa di luce divina. Egli ha semplicemente rivelato la sua natura divina, quella natura che, come cantiamo nella Divina Liturgia, «non lo abbandonò per un istante né per un batter di ciglio». La trasfigurazione è dunque un manifestarsi nel corpo della divinità di Cristo affinché egli apparisse come il Dio nato dal Padre prima di tutti i secoli, come il Dio vero, agli occhi aperti degli uomini.
Anche l’uomo porta dentro di sé l’immagine divina, ma quell’immagine gli è tanto più velata quanto più si allontana dalla Legge divina dell’amore. Ma non appena l’uomo ritorna in sé e inizia a raccogliere le sue forze per pentirsi e ad abbandonare le sue vie deviate, lo Spirito Santo inizia ad abbattere tutti gli ostacoli e le barriere che impediscono a questa lampada luminosa presente nel cuore di rischiarare. La luce inizia, allora, a irradiarsi dall’interno dell’uomo e appare agli altri come se la persona fosse cambiata. In verità, a verificarsi è il compimento dell’uomo mediante il ritorno al suo stato primordiale. L’uomo, cioè, ritorna alla sua umanità dopo la correzione che lo Spirito ha compiuto sulla sua deviazione (cambiamento negativo).

Una “mutazione genetica”

Questa situazione si potrebbe paragonare a una deformazione che colpisce l’uomo in seguito a una mutazione genetica. Questa deformazione, trasmessa ai figli e ai nipoti, piano piano è parsa, agli occhi di tutti, come fosse l’aspetto originario. Eppure, un bravo medico è riuscito a scoprire un rimedio per ripristinare il DNA al suo stato precedente alla mutazione. Il risultato è stato che la discendenza ha riacquisito la bellezza originaria. Tutti hanno gioito di questo rimedio in quanto cambiamento in positivo nella vita della discendenza, senza che nessuno si sia reso conto che ciò che è accaduto è semplicemente la rimozione dell’errore genetico di modo che il DNA ritornasse al suo stato originario. Questo è esattamente quello che è successo alla natura umana: essa si è deformata con la Caduta e si è abituata a questa mutazione genetica (il suo essere incline alla terra e ciò che le è legato) tanto da considerarla come il suo stato originale. Ma con la sua incarnazione il Verbo, prototipo dell’uomo, ha restituito alla natura la sua bellezza perduta (la meravigliosa icona di Dio nascosta in essa) e l’opera dello Spirito è divenuta quella di dirigere lo sguardo dell’uomo verso il suo prototipo nascosto dentro di lui e deviarlo dalla sua attuale falsa forma.

Si rinnova

L’altra parola è “si rinnova”, in greco ἀνακαινούμενον dal verbo ἀνακαινόω. Secondo il dizionario Friberg il verbo significa rinnovare o ripristinare; quest’ultimo significato ci offre una lettura più profonda. Il nostro rinnovamento non è che un “ripristino” della nostra condizione primordiale. L’icona divina che è in noi ha bisogno di essere ripristinata al suo stato, posizione e dignità originari. Sant’Agostino ritiene che è lo Spirito della Grazia a operare al «ripristino in noi dell’immagine di Dio alla cui somiglianza noi fummo creati».
 
monaco Serafino al-Baramusi

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