Diventare cattolici non significa smettere di pensare, ma imparare a farlo”.
Gilbert K. Chesterton

sabato 12 ottobre 2013

Per non dimenticare



Nel gennaio 1918 il patriarca Tikhon scrisse: «La santa Chiesa ortodossa vive attualmente un tempo difficile in Russia: dei nemici manifesti o nascosti della Verità di Cristo, si sono innalzati contro di essa e tentano di distruggere l’opera di Cristo. … Noi vi esortiamo tutti, figli fedeli della Chiesa: difendete la nostra Madre umiliata e perseguitata. … E se bisogna soffrire per l’opera di Cristo, vi chiamiamo a queste sofferenze con le parole dell’apostolo: “Chi ci sera parerà dall’amore  di Cristo: Forse la tribolazione, l’angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada?”(Rom. 8, 35)». 

     La Chiesa ortodossa Russa ne ha sofferto particolarmente. La persecuzione contro di Essa è iniziata con l’ascesa al potere dei Bolscevichi. Durante la guerra civile agli inizi degli anni ’20 un gran numero di fedeli ortodossi, tra i quali Vescovo, sacerdoti e monaci, furono fucilati e incarcerati. Uno di questi che ha sofferto durante la campagna di nazionalizzazione dei beni ecclesiastici fu il Metropolita Benjamin di Pietrogrado. Durante la veglia, prima della sua esecuzione, scrisse in prigione: “Nella mia infanzia e adolescenza mi appassionai per la lettura delle vite dei santi, il cui eroismo m’impressionava; mi spiaceva che i tempi fossero mutati e che non ci fosse più l’occasione di vivere ciò che essi avevano vissuto. Ma i tempi sono cambiati, nuovamente si presenta la possibilità di soffrire per Cristo, da parte dei propri e di stranieri. E’ difficile soffrire, ma nella misura in cui le nostre pene aumentano, abbonda anche la grazia e la consolazione di Dio”.
Fin dai primi giorni della loro esistenza le autorità sovietiche si sono date come obiettivo la eliminazione totale e crudele della Chiesa ortodossa.  Questa decisione traspare dalla lettera di Lenin del 19 maggio 1922, relative alla nazionalizzazione dei beni ecclesiastici e indirizzata ai memebri dell’ufficio politico: «La requisizione di beni, in particolare di quelli delle lavre, dei monasteri e delle chiese più ricche, deve essere fatto con una risoluzione spietata, senza fermarsi davanti ad alcun pretesto e in uno spazio di tempo il più breve possibile. Più si potrà fucilare dei borghesi e degli ecclesiastici, meglio sarà”.
Le persecuzioni cominciate contro la Chiesa da Lenin e i suoi collaboratori, furono portate avanti da Stalin. Esse si sono amplificate nel 1937 quando migliaia di cristiani furono fucilati in seguito a false accuse di attività antisovietica.
Verso la fine degli anni ’30 tutti i monasteri, tutte le scuole teologiche e quasi tutte le parrocche della Chiesa russa furono chiuse. Delle circa 60 mila chiese aperte fino al 1917, in tutto il paese, nel 1939 ne rimanevano aperte meno di un centinaio. Dei 300 Vescovi di prima della Rivoluzione, solamente 4 erano in libertà, ma la polizia segreta aveva preparato delle accuse per il loro arresto, che poteva avvenire in qualsiasi momento.  La gran parte dell’episcopato e del clero fu ucciso; coloro che riuscirono a scappare, terminarono i loro giorni nei campi di concentramento.

Il cambio della politica dello Stato e il ristabilimento della vita ecclesiale non cominciò che durante la sefonda Guerra mondiale, tragedia per tutto il popolo.
In ogni caso, questa temporane rinuncia all’obiettivo di sradicare la Chiesa, non significava la fine delle persecuzioni. In una misura minore, gli arresti di Vescovi, di sacerdoti e di laici continuarono dopo la guerra. Sotto Khrouchtchev (fine degli anni ‘50 e anni ‘60) una nuova ondata di persecuzioni fu dichiarata, durante la quale furono chiuse,  più di 10 mila chiese aperte fino al  1953. E’ difficle valutare il numero di coloro che hanno sofferto per il Cristo sotto il regime sovietico. Fonti differenti valutano tra le 500 mila e un milione di persone. Tra questi 100 mila appartenevano al clero.
Tra loro il Signore ha fatto sorgere nuovi martiri, srviceva nel 1928 il patriarca Tikhon.  , si le Seigneur nous envoie des épreuves, des persécutions, des chaînes, des souffrances et même la mort, nous supporterons tout patiemment, croyant que cela nous adviendrait non sans la volonté divine et que notre exploit ne restera pas stérile, mais sera comme les souffrances des martyrs chrétiens qui ont gagné le monde à l’enseignement du Christ». Les attentes de ce saint sont en train de se réaliser, car l’Eglise en Russie et en dehors de ses frontières renaît sur le sang des martyrs"

Discours lors de la présentation du livre d’Andrea Riccardi «Ils sont morts pour leur foi» (Bruxelles, 14 avril 2003)
Evêque Hilarion Alfeyev

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