Diventare cattolici non significa smettere di pensare, ma imparare a farlo”.
Gilbert K. Chesterton

sabato 12 ottobre 2013

“Gesù, maestro, abbi pietà di noi!”



     XXVIII DOMENICA T.O.

     Gesù, maestro, abbi pietà di noi!” (Lc 1713) - Ἰησοῦ ἐπιστάτα, ἐλέησον ἡμᾶς -.
Ancora una volta qualcuno chiede “pietà” a Dio. Oggi sono dei lebbrosi.
Quando nella Sacra Scrittura si parla di lebbra, s’intendono tutte quelle malattie che si evidenziano sulla pelle, che divengono una sorta di marchio visibile, non solo della malattia stessa, ma anche della vergogna a essa connessa. Per gli antichi padri infatti, la lebbra era un castigo divino, una punizione per i peccati commessi.[1] Per questo la condizione del “lebbroso” era drammatica, perché era considerato un maledetto da Dio.
     Alla sofferenza per la malattia, il lebbroso univa anche il dolore e la vergogna per la colpevolizzazione, perché la lebbra lo dichiara pubblicamente peccatore e colpito da Dio. Questo è lo sguardo che gli altri portano su di lui, e che lui stesso arriva ad assumere su di sé.
     Proprio per questo è molto bello, che questa gente emarginata, senta di potersi rivolgere a Gesù. E’ vero, che stanno tutti a distanza, come prevedeva la Legge, ma evidentemente sanno, che Lui non li allontanerà con indifferenza.
     Non dimentichiamolo mai: non siamo e non saremo mai indegni di accostarci al Signore Gesù. Deve sempre risuonarci nel cuore la Sua parola: “Io non voglio la morte del peccatore, ma che si converta e viva”; “Non sono venuto per i sani, ma per i malati”. Dio non emargina, ma va in cerca.
     Detto questo, ci stupisce l’irriconoscenza di quegli uomini. Eppure questa scena non è che uno specchio, che riflette la situazione della Chiesa di tutti i tempi, quindi anche i nostri.
     Dio offre gratuitamente la salvezza a tutti, non discrimina nessuno, ma è indispensabile l’accoglienza libera di questo dono.
     Pensate solamente alla situazione italiana: quasi il 90% della nostra gente è battezzata, ma i praticanti non vanno oltre il 20%.
     Non illudiamoci però: essere nel 20%, non significa necessariamente essere di Cristo; essere dei salvati. Su questo Gesù è chiaro: “Non chiunque mi dice: “Signore, Signore”, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. In quel giorno molti mi diranno: “Signore, Signore, non abbiamo forse profetato nel tuo nome? E nel tuo nome non abbiamo forse scacciato demòni? E nel tuo nome non abbiamo forse compiuto molti prodigi?”. Ma allora io dichiarerò loro: “Non vi ho mai conosciuti. Allontanatevi da me, voi che operate l’iniquità!” (Mt 7,21ss). Dice Gesù: “Non vi ho mai conosciuti”, perché non mi avete permesso di entrare in voi, di venire ad abitare nell’intimo della vostra casa, ma mi avete tenuto sulla soglia, come un ospite di passagio.
     Quei dieci sono tutti guariti, ma solo uno è risanato. Questo significa che, solamente uno si è lasciato realmente e profondamente trasformare da Gesù. Solo uno ha lasciato che l’azione di Dio, facesse di lui una creatura nuova. Agli altri la guarigione non apporta nulla di nuovo, perché sono tornati a essere quello che erano già stati; il loro incontro con Gesù è stato semplicemente un episodio superficiale e passeggero. Hanno ricevuto la guarigione esterna, ma internamente sono rimasti legati ai vecchi ideali.
     Cosa significa esser nuove creature; persone risanate?
     L’accademico di Francia André Frossard raccontando la sua rinascita, scrive: “Entrato alle 5,10 in una cappella del quartiere latino di Parigi, per cercarvi un amico, ne  sono uscito alle 5 e un quarto in compagnia di un’amicizia che non era di questa  terra. Entratovi scettico e ateo... …,  indifferente e preoccupato di ben altre cose che di un Dio che non pensavo neppure più a  negare...  Il mio sguardo passa dall’ombra alla  luce... dai fedeli, alle religiose,  all’altare... Si ferma sulla seconda candela che brucia a sinistra della Croce. E allora d’improvviso si scatena la serie di  prodigi la cui inesorabile violenza smantellerà in  un istante l’essere assurdo che sono, per  far nascere il ragazzo stupefatto che non sono mai  stato ... poi una grande luce, ... un mondo, un altro mondo d’uno splendore e di una  densità che rimandano di colpo ...  l’evidenza di Dio... del quale sento tutta la dolcezza ... una dolcezza attiva, sconvolgente, al  di là di ogni violenza, capace di infrangere la pietra più dura e, più duro della pietra, il  cuore umano. La sua irruzione straripante, totale,  s’accompagna con una gioia che è  l’esultanza del salvato, la gioia del naufrago raccolto in tempo. … Amore, per parlare di te sarà troppo corta l’eternità” (Dio esiste, io l’ho incontrato, SEI).
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[1] Maria, sorella di Mosè, divenne lebbrosa a seguito del suo peccato di mormorazione (Nm 12,1-10); Davide invoca la lebbra sulla casa di Joab come castigo per l'omicidio che questi ha commesso (2Sam 3,29); in Dt 28,25-27 la lebbra è elencata fra le maledizioni rivolte al popolo di Dio se non obbedisce alla sua voce.

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