Diventare cattolici non significa smettere di pensare, ma imparare a farlo”.
Gilbert K. Chesterton

sabato 16 novembre 2013

Badate di non lasciarvi ingannare



XXXIII DOMENICA T.O.

     Badate di non lasciarvi ingannare. Molti infatti verranno nel mio nome dicendo: “Sono io”, e: “Il tempo è vicino”. Non andate dietro a loro!” (Lc 21,8).
     La vita del Cristiano non è altro che questo: camminare dietro al Signore Gesù, percorrendo con fiducia la sua strada. Ce lo conferma Lui stesso, quando dice:
Chi vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua” (Lc 9,23) oppure ancora, quando richiama Pietro, il quale non vuole sentire parlare di sofferenza, croce e tradimento: “E …  prese in disparte (Gesù) e si mise a rimproverarlo. Ma egli, voltatosi e guardando i suoi discepoli, rimproverò Pietro e disse: «Va’ dietro a me, Satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini» (Mc 8,31ss).
     Dopo il Battesimo al Giordano, Gesù nel deserto subisce le tentazioni. Una di queste ci interessa in modo particolare:”Il diavolo lo condusse in alto, gli mostrò in un istante tutti i regni della terra e gli disse: «Ti darò tutto questo potere e la loro gloria, perché a me è stata data e io la do a chi voglio. Perciò, se ti prostrerai in adorazione dinanzi a me, tutto sarà tuo». Gesù gli rispose: «Sta scritto: Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto” (Lc 4,5ss). Ecco lo scopo del maligno: allontanare le persone da Dio, per volgerle verso di sé. Ci ha provato con Gesù, tanto più lo fa con noi. Il diavolo è il grande disorientatore.
     Scrive san Cipriano di Cartagine: “Si trasforma in un angelo di luce e presenta i suoi ministri come ministri di giustizia. Questi ultimi chiamano la notte “giorno”, la rovina “salvezza”.[1] Il maligno, quando si accosta a noi, cerca sempre di mostrarsi come angelo di luce e non per quello che è, signore della tenebra. Quanto ci propone ha sempre una parvenza di autenticità, di bellezza, altrimenti ne fuggiremmo lontani inorriditi; quel che viene da lui è come quei frutti  belli fuori, ma marci e velenosi dentro. Per questo messaggeri del maligno, più o meno consapevolmente, vengono spacciandosi per Gesù stesso; dicono: “Sono io”; si spacciano appunto per angeli di luce.
     Facciamo attenzione, perché Gesù dice che sono  molti e l’apostolo Giovanni afferma addirittura: “Sono usciti da noi, ma non erano dei nostri; se fossero stati dei nostri, sarebbero rimasti con noi; sono usciti perché fosse manifesto che non tutti sono dei nostri” (1Gv 2,19).
     Per questo di nuovo il santo Vescovo idi Cartagine, ci mette in guardia: “Ci conviene … essere prudenti e vigili con cuore attento, per comprendere e contemporaneamente respingere le insidie del perfido nemico.  … Si deve temere e fare più attenzione quando il nemico si insinua di nascosto, quando striscia percorrendo strade nascoste, ingannando nell’offrire la pace … Quella è sempre la sua astuzia, quella è la sua capacità occulta e misteriosa di ingannare l’uomo”.[2]
     Le cose che dico, non devono spaventarci, perché noi siamo già dalla parte di Colui che ha vinto: “Siamo stati liberati come un passero dal laccio dei cacciatori: il laccio si è spezzato
e noi siamo scampati.  Il nostro aiuto è nel nome del Signore: egli ha fatto cielo e terra
” (Salmo 123,7s). Scrive il cardinal Biffi: “L’umanità mi appare sempre più come il teatro … di una guerra che non consente a nessuno di restare spettatore sorridente e inattivo. E’ una guerra di cui … conosciamo già l’esito: Cristo ha già vinto il mondo”.[3]
     Gesù ci invita quindi a non preoccuparci troppo di quando e come verrà la fine; del resto nessuno lo sa: “Il cielo e la terra passeranno … Quanto però a quel giorno o a quell’ora, nessuno lo sa, né gli angeli nel cielo né il Figlio, eccetto il Padre” (Mc 13,30s). Le guerre, le rivoluzioni, i terremoti, le pestilenze, carestie ecc … non sono i segni che si sta avvicinando la fine; queste realtà sono antiche come il mondo, eppure siamo ancora qui.
     Quel che conta, è che perseveriamo nella fedeltà al Signore della vita; che continuiamo a rimanere uniti a Lui, come il tralcio alla vite, perché altrimenti saremo senza frutti. E’ oggi, che il Signore ci invita a una pienezza di vita, alla testimonianza di un’esistenza rinnovata, capace a sua volta di rinnovare il mondo.
    


[1] Cipriano di Cartagine,  L’unità della Chiesa, Città Nuova 22
[2] Cipriano di Cartagine,  L’unità della Chiesa, Città Nuova 19
[3] Giacomo Biffi, Liber pastoralis bononiensis,  EDB 305

Nessun commento:

Posta un commento