XXXIII DOMENICA T.O.
“Badate
di non lasciarvi ingannare. Molti infatti verranno nel mio nome dicendo: “Sono
io”, e: “Il tempo è vicino”. Non andate dietro a loro!” (Lc 21,8).
La vita del Cristiano non è altro che
questo: camminare dietro al Signore Gesù, percorrendo con fiducia la sua
strada. Ce lo conferma Lui stesso, quando dice:
“Chi vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e
mi segua” (Lc 9,23) oppure ancora, quando richiama Pietro, il quale non
vuole sentire parlare di sofferenza, croce e tradimento: “E … prese in disparte (Gesù) e si mise a rimproverarlo. Ma egli,
voltatosi e guardando i suoi discepoli, rimproverò Pietro e disse: «Va’ dietro
a me, Satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini» (Mc 8,31ss).
Dopo il Battesimo al Giordano, Gesù nel
deserto subisce le tentazioni. Una di queste ci interessa in modo particolare:”Il diavolo lo condusse in alto, gli mostrò
in un istante tutti i regni della terra e gli disse: «Ti darò tutto questo
potere e la loro gloria, perché a me è stata data e io la do a chi voglio.
Perciò, se ti prostrerai in adorazione dinanzi a me, tutto sarà tuo».
Gesù gli rispose: «Sta scritto: Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo
renderai culto” (Lc 4,5ss). Ecco lo scopo del maligno: allontanare le
persone da Dio, per volgerle verso di sé. Ci ha provato con Gesù, tanto più lo
fa con noi. Il diavolo è il grande disorientatore.
Scrive san Cipriano di Cartagine: “Si trasforma in un angelo di luce e
presenta i suoi ministri come ministri di giustizia. Questi ultimi chiamano la
notte “giorno”, la rovina “salvezza”.[1] Il maligno, quando
si accosta a noi, cerca sempre di mostrarsi come angelo di luce e non per
quello che è, signore della tenebra. Quanto ci propone ha sempre una parvenza
di autenticità, di bellezza, altrimenti ne fuggiremmo lontani inorriditi; quel
che viene da lui è come quei frutti
belli fuori, ma marci e velenosi dentro. Per questo messaggeri del
maligno, più o meno consapevolmente, vengono spacciandosi per Gesù stesso;
dicono: “Sono io”; si spacciano
appunto per angeli di luce.
Facciamo attenzione, perché Gesù dice che
sono molti e l’apostolo Giovanni afferma
addirittura: “Sono usciti da noi, ma non
erano dei nostri; se fossero stati dei nostri, sarebbero rimasti con noi; sono
usciti perché fosse manifesto che non tutti sono dei nostri” (1Gv 2,19).
Per questo di nuovo il santo Vescovo idi
Cartagine, ci mette in guardia: “Ci
conviene … essere prudenti e vigili con cuore attento, per comprendere e contemporaneamente
respingere le insidie del perfido nemico.
… Si deve temere e fare più attenzione quando il nemico si insinua di
nascosto, quando striscia percorrendo strade nascoste, ingannando nell’offrire
la pace … Quella è sempre la sua astuzia, quella è la sua capacità occulta e
misteriosa di ingannare l’uomo”.[2]
Le cose che dico, non
devono spaventarci, perché noi siamo già dalla parte di Colui che ha vinto: “Siamo stati liberati come un passero dal
laccio dei cacciatori: il laccio si è spezzato
e noi siamo scampati. Il nostro aiuto è nel nome del Signore: egli ha fatto cielo e terra” (Salmo 123,7s). Scrive il cardinal Biffi: “L’umanità mi appare sempre più come il teatro … di una guerra che non consente a nessuno di restare spettatore sorridente e inattivo. E’ una guerra di cui … conosciamo già l’esito: Cristo ha già vinto il mondo”.[3]
e noi siamo scampati. Il nostro aiuto è nel nome del Signore: egli ha fatto cielo e terra” (Salmo 123,7s). Scrive il cardinal Biffi: “L’umanità mi appare sempre più come il teatro … di una guerra che non consente a nessuno di restare spettatore sorridente e inattivo. E’ una guerra di cui … conosciamo già l’esito: Cristo ha già vinto il mondo”.[3]
Gesù ci invita quindi a non preoccuparci
troppo di quando e come verrà la fine; del resto nessuno lo sa: “Il cielo e la terra passeranno … Quanto però
a quel giorno o a quell’ora, nessuno lo sa, né gli angeli nel cielo né il
Figlio, eccetto il Padre” (Mc 13,30s). Le guerre, le rivoluzioni, i
terremoti, le pestilenze, carestie ecc … non sono i segni che si sta
avvicinando la fine; queste realtà sono antiche come il mondo, eppure siamo
ancora qui.
Quel che conta, è che perseveriamo nella
fedeltà al Signore della vita; che continuiamo a rimanere uniti a Lui, come il
tralcio alla vite, perché altrimenti saremo senza frutti. E’ oggi, che il
Signore ci invita a una pienezza di vita, alla testimonianza di un’esistenza
rinnovata, capace a sua volta di rinnovare il mondo.
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