Diventare cattolici non significa smettere di pensare, ma imparare a farlo”.
Gilbert K. Chesterton

lunedì 18 novembre 2013

PAPA FRANCESCO - La debolezza di Dio davanti alla preghiera del suo popolo


Sabato, 16 novembre 2013

(da: L'Osservatore Romano, ed. quotidiana, Anno CLIII, n. 264, Dom. 17/11/2013)

Dio è debole solo davanti alla preghiera del suo popolo. Dunque è la preghiera la vera forza dell’uomo: non ci si deve stancare mai di bussare alla porta del cuore di Dio, di chiedere aiuto perché quando è chiamato a difendere il suo popolo Dio è implacabile.

Lo ha ricordato Papa Francesco durante la messa celebrata questa mattina, sabato 16 novembre, a Santa Marta, alla quale hanno assistito con il cardinale Angelo Comastri e il vescovo Vittorio Lanzani, rispettivamente arciprete della basilica di San Pietro e delegato della Fabbrica, i canonici della basilica vaticana.
Commentando le letture del giorno, il Pontefice ha voluto innanzitutto sottolineare la protezione che il Signore offre ai suoi figli quando essi si rivolgono a lui: «Dio fa, farà, giustizia, ai suoi eletti, che gridano giorno e notte verso di Lui. Così l’ha fatto: quando chiama Mosè e gli dice ho sentito il pianto e il lamento del mio popolo. Il Signore ascolta» (cfr. Luca, 18, 1-8).
«Nella prima lettura — ha detto il Papa — abbiamo ascoltato quello che ha fatto il Signore: quella parola onnipotente dal cielo viene come un guerriero implacabile. Quando il Signore prende la difesa del suo popolo è così: è un guerriero implacabile e salva il suo popolo. Salva, rinnova tutto: tutto il creato fu modellato di nuovo, nella propria natura come prima». Ed è così che, ha detto il Santo Padre citando ancora il libro della Sapienza (18, 14-16; 19, 6-9), «il Mar Rosso divenne una strada senza ostacoli e flutti violenti una pianura piena d’erba; coloro che la tua mano proteggeva passarono con tutto il popolo, contemplando meravigliosi prodigi». La descrizione della loro salvezza, ha notato, assume addirittura toni poetici: «Furono condotti al pascolo come cavalli e saltellarono come agnelli esultanti, celebrando te, Signore, che li avevi liberati». Così, ha sottolineato, «è il potere del Signore quando vuole salvare il suo popolo: forte. Lui è il Signore. Perché ha sentito la preghiera del suo popolo; perché ha sentito nel suo cuore che i suoi eletti soffrivano».
Ma se questa è la forza di Dio, «qual è la forza dell'uomo?» si è domandato il Pontefice. È quella stessa che ha testimoniato la vedova di cui parla il Vangelo, ha spiegato, la quale bussa in continuazione alla porta del giudice. «Bussare — ha ripetuto — chiedere, lamentarsi di tanti problemi, tanti dolori, e chiedere al Signore la liberazione da questi dolori, da questi peccati, da questi problemi». Questa è la forza dell’uomo, la preghiera, «anche la preghiera dell’uomo umile» ha precisato, perché se in Dio mai ci fosse una debolezza, ha spiegato ancora, questa si manifesta proprio nei confronti della preghiera del suo popolo, «è la debolezza di Dio. Il Signore è debole soltanto in questo».
Le letture, ha sottolineato il vescovo di Roma, fanno opportunamente meditare su «quel potere di Dio, tanto chiaro e tanto forte», del quale la Chiesa parla soprattutto nel tempo natalizio, perché «il culmine della forza di Dio, della salvezza di Dio, è stato proprio nell’incarnazione del Verbo: “Mentre un profondo silenzio avvolgeva tutte le cose, e la notte era a metà del suo rapido corso, la tua parola onnipotente dal cielo, dal tuo trono regale, guerriero implacabile, si lanciò in mezzo a quella terra di sterminio, portando, come spada affilata, il tuo decreto irrevocabile”. La Chiesa prende questo testo di liberazione e di forza per significare che l’incarnazione del Verbo è stata il punto più alto della nostra salvezza».
Oggi «mi piace sentire queste letture — ha confidato Papa Francesco — davanti a voi canonici di San Pietro. Il vostro lavoro è proprio bussare al cuore di Dio», pregare. «Pregare il Signore per il popolo di Dio. E voi, a San Pietro proprio nella basilica più vicina al Papa, dove si radunano tutte le petizioni del mondo, voi raccogliete queste petizioni e le presentate al Signore con la vostra preghiera».
E per rafforzare l’idea del servizio che essi sono chiamati a compiere, il Pontefice ha riproposto ancora la tenacia della vedova del Vangelo, quella che chiede ostinatamente giustizia: «Il vostro è un servizio universale, un servizio di Chiesa. Voi siete come la vedova: pregare, chiedere, bussare al cuore di Dio. Ogni giorno. E non si addormentava mai la vedova quando faceva questo. Era coraggiosa».
«Il Signore — ha proseguito il Santo Padre — ascolta la preghiera del suo popolo. Voi siete rappresentanti privilegiati del popolo di Dio in questo ruolo di pregare il Signore per tanti bisogni della Chiesa, dell’umanità, di tutti». E concludendo ha detto: «Vi ringrazio per questo lavoro. Ricordiamo sempre che Dio ha una forza — quando lui vuole — che cambia tutto “tutto fu modellato di nuovo”, lui è capace di modellare tutto di nuovo; ma ha anche una debolezza, la nostra preghiera, la vostra preghiera universale, vicina al Papa in San Pietro. Grazie di questo vostro servizio e andate avanti così per il bene della Chiesa».

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