Diventare cattolici non significa smettere di pensare, ma imparare a farlo”.
Gilbert K. Chesterton

sabato 11 gennaio 2014

Non spezzerà una canna incrinata

BATTESIMO DEL SIGNORE

     Io vi battezzo nell’acqua per la conversione; ma colui che viene dopo di me è più forte di me … egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Tiene in mano la pala e pulirà la sua aia e raccoglierà il suo frumento nel granaio, ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile» (Mt 2,11s). Queste parole sono pronunciate da Giovanni Battista nel deserto; secondo lui, il Cristo viene per “bruciare con un fuoco inestinguibile”.

     “Fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni Battista; ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui” (Mt 11,11); così dice Gesù. Egli, infatti, pur avendo avuto il privilegio di incontrare il Signore, rimane un uomo dell’Antico Testamento.
     Gesù però lo spiazza subito; invece di arrivare con la pala per pulire l’aia e bruciare gli scarti, viene umilmente, per farsi battezzare – Lui che non ne avrebbe assolutamente bisogno, essendo senza peccato -.
     Il Battista rimane interdetto, tanto che, “voleva impedirglielo”. Gesù, non corrisponde alle attese del Profeta; forse per questo quando si troverà in prigione, manderà i suoi a interrogare Gesù, per chiedergli: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?» (Mt 11,3). Evidentemente, secondo il suo modo di vedere, c’era qualcosa che non tornava.
     Anche i grandi santi hanno faticato a entrare nella logica di Dio, perché, come dice Lui tesso: “i miei pensieri non sono i vostri pensieri, le vostre vie non sono le mie vie. Oracolo del Signore. Quanto il cielo sovrasta la terra, tanto le mie vie sovrastano le vostre vie,i miei pensieri sovrastano i vostri pensieri” (Is 55,8s).
     Forse Giovanni Battista ha dimenticato per un attimo le bellissime parole di Dio riferite al suo servo, nel quale riconosciamo Gesù: “Non griderà né alzerà il tono, non farà udire in piazza la sua voce, non spezzerà una canna incrinata, non spegnerà uno stoppino dalla fiamma smorta” (Is 42,2s). Anche noi, come Giobbe, spesso dobbiamo affermare: “(Signore) ti conoscevo per sentito dire”. Quante volte applichiamo a Dio delle realtà che a Lui non appartengono nemmeno lontanamente!
     Gesù è Colui che è venuto per aprire gli occhi ai ciechi e far uscire dal carcere i prigionieri, dalla reclusione coloro che abitano nelle tenebre. Egli ci mostra la vera identità di Dio: “Chi vede me, vede il Padre” e ci libera da quelle immagini di Lui che, deformate, ci spaventano o appesantiscono la nostra vita. Ricordate gli “amici” di Giobbe che, mentre lui soffriva come un cane, non facevano altro che cercare di convincerlo che tutto questo era frutto della sua colpa, avendo offeso in qualche modo Dio?
      In realtà Dio non si è incarnato per distruggere, ma per liberare. Egli non ha timore di lasciare crescere insieme il grano e la zizzania, perché sa che essi, spesso, crescono insieme nella stessa persona e, strappare l’uno, significa, rischiare di strappare anche l’altro. Il proverbio direbbe, che si rischia di “buttare via il bambino con l’acqua sporca”. Dio non lascia nulla d’intentato per salvarci, per guarirci.
     Ovviamente noi abbiamo la libertà di lasciarci liberare oppure di ostinarci a rifiutare il Suo aiuto. Chi rifiuterebbe di essere guarito, pur avendo trovato il medico e la cura per la propria malattia mortale?

     O Dio e Signore di tutte le cose,
che hai potere su ogni vita e su ogni anima,
tu solo puoi guarirmi:
ascolta dunque la preghiera di me infelice.
Per intervento del tuo divino Spirito
fa’ morire e scomparire
il serpente che si nasconde in me...
Concedi, Signore,
l’umiltà di cuore e pensieri convenienti
a un peccatore deciso di ritornare a te.
Tu, o Signore, sai che voglio essere salvato,
anche se il mio … tenore di vita
mi è di ostacolo;
ma a te, Signore, è possibile
tutto ciò che è impossibile ai mortali (Simeone il Nuovo Teologo).

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