Diventare cattolici non significa smettere di pensare, ma imparare a farlo”.
Gilbert K. Chesterton

sabato 1 febbraio 2014

Misericordioso e degno di fede



LA PRESENTAZIONE DI GESU’ AL TEMPIO

     “Misericordioso e degno di fede": «eleemon» e «pistòs», sono gli aggettivi usati per definire Gesù dalla lettera agli Ebrei.
     «Degno di fede», «credibile», lo si dice di una persona la cui testimonianza è attendibile, valida per dimostrare la verità dei fatti.

     Gesù è il sommo sacerdote “degno di fede nelle cose che riguardano Dio”. Gesù stesso ha affermato: “nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo” (Mt 11,27). Egli è Dio e, solo attraverso di Lui, possiamo accostarci al vero volto di Dio. Lui è credibile, per questo non abbiamo più bisogno di affannarci, percorrendo vie strane, per conoscere Dio. In quell’uomo che ha attraversato le stesse tappe della nostra esistenza; che ha condiviso le stesse nostre fatiche, fino a lasciarsi uccidere barbaramente in croce, noi riconosciamo il vero volto dell’Unico Dio, perché Egli è vero uomo e vero Dio. Tutte le altre voci e immagini di Dio, non sono che maschere, anche quando sembrano molto belle e convincenti.
     Nelle pagine iniziali della Scrittura, nel racconto del peccato delle origini, vediamo come la Donna e Adamo, sono caduti nel tranello e si sono lasciato incantare dal serpente, che ha spacciato per vero volto di  Dio, una sua maschera. Il serpente ha insinuato nel cuore dell’uomo, il sospetto che il volto paterno di Dio, in realtà, nasconde la sua volontà di potenza infinita. La tentazione del serpente suona così: “Dio ti sembra buono, ma solo perché tu sei disposto a stargli sotto. In realtà egli è un prepotente che potrebbe darti molto di più, ma tiene per sé la grandezza e il dominio di tutte le cose. Egli ti ha proibito di mangiare dei frutti dell’albero, perché sa che se tu lo facessi diventeresti come Lui”.
     Gesù è venuto anche per smascherare il demonio e i suoi inganni. Abbiamo bisogno di Gesù, per accostarci a Dio: “Nessuno viene al Padre, se non per mezzo di me”.  
     Egli è, anche,sommo sacerdote misericordioso.
     Il sacerdote dell'Antico Testamento, secondo le regole del Levitico, doveva essere un uomo «separato», «diverso» dagli altri. Questo individuo, proprio perché separato e diverso da tutto il resto del mondo, poteva entrare nel luogo separato per eccellenza, cioè il Santo dei Santi nel tempio di Gerusalemme.
     Gesù, invece, è  sommo sacerdote perché simile ai fratelli, partecipe delle loro sofferenze  e ha condiviso tutta la loro vita in piena solidarietà. Egli è l’esatto contrario di ciò che un antico ebreo si sarebbe aspettato.
     «Eleos», misericordia, la troviamo nel vangelo di Luca alla fine della parabola del buon samaritano. Un dottore della legge per giustificarsi ha domandato a Gesù: «Chi è il mio prossimo?»; e il Signore gli presenta, con una parabola, l'esempio concreto di chi sa essere prossimo. Alla fine del racconto è Gesù che pone una domanda: «Chi di questi tre ti sembra sia stato il prossimo di colui che è incappato nei briganti?». E il dottore della legge risponde: «Chi ha avuto compassione di lui» (Lc 10,37).
     Nell'originale greco Luca adopera il verbo «fare misericordia»: il prossimo è colui che fa la misericordia. Da questa espressione ricaviamo un'idea molto importante: la misericordia è una realtà «da fare», non è semplicemente questione di un sentimento; si tratta piuttosto di un’azione concreta, di un intervento nella situazione del bisogno.
     Gesù non solo ci mostra il vero volto di Dio, ma, come buon Samaritano, si accosta all’uomo ferito sulla strada. Non è un Dio lontano; Egli si accosta a noi, non ci lascia soli.
     Nessuno può farci credere che egli è un Dio lontano, indifferente, insensibile alle nostre fatiche. Certo, ci vogliono occhi capaci di riconoscerlo. Ci vogliono gli occhi di Simeone e di Anna; occhi stanchi di anziani, eppure capaci di vedere e riconoscere colui che è “luce per illuminare le genti”.




 A tutti i cercatori del tuo volto,
mostrati, Signore;
a tutti i pellegrini dell'assoluto,
vieni incontro, Signore;
con quanti si mettono in cammino
e non sanno dove andare
cammina, Signore;
affiancati e cammina con tutti i disperati
sulle strade di Emmaus;
e non offenderti se essi non sanno
che sei tu ad andare con loro,
tu che li rendi inquieti
e incendi i loro cuori;
non sanno che ti portano dentro:
con loro fermati poiché si fa sera
e la notte è buia e lunga, Signore.     


David Maria Turoldo

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