VIII DOMENICA T.O.
“Il giorno cominciava a
declinare e i Dodici gli si avvicinarono dicendo: «Congeda la folla perché vada
nei villaggi e nelle campagne dei dintorni, per alloggiare e trovare cibo: qui
siamo in una zona deserta». Gesù disse loro: «Voi stessi date loro da mangiare». Ma essi risposero: «Non abbiamo che cinque pani e due pesci,
a meno che non andiamo noi a comprare viveri per tutta questa gente». C’erano
infatti circa cinquemila uomini. Egli disse ai suoi discepoli: «Fateli sedere a
gruppi di cinquanta circa». Fecero così e li fecero sedere tutti quanti. Egli prese i cinque pani e i due pesci, alzò
gli occhi al cielo, recitò su di essi la benedizione, li spezzò e li dava ai
discepoli perché li distribuissero alla folla. Tutti mangiarono a sazietà e
furono portati via i pezzi loro avanzati: dodici ceste” (Lc 9,12ss).
Perché citare questo episodio della vita
di nostro Signore?
Perché mi pare ci aiuti a comprendere il
senso profondo del passo evangelico che abbiamo ascoltato dalla liturgia, ma
anche le splendide parole tramandateci dal profeta Isaia.
Non nascondiamocelo, le parole di Gesù, le
troviamo bellissime, ma troppo poetiche. Come facciamo a dire alla gente, oggi,
nel bel mezzo di una crisi economica spaventosa: “”Guardate gli uccelli del cielo … Guardate i gigli del campo … Non
preoccupatevi dunque …” (Mt 6,26;28;31). Le bollette chi le paga? Dobbiamo
forse aspettare che i soldi per le
bollette cadano dal cielo? Intanto che aspettiamo recitiamo sereni il Rosario?
Allora vuol dire che le parole di Gesù van
bene solo per alcuni e solo nei periodi in cui l’economia funziona? Oppure, che
la parola di Dio è solo per i santi eroici?
La Parola di Dio è per me e per voi, come
per ogni uomo di questo mondo e della nostra storia. Dio la sta pronunciando
adesso per noi, quindi questa interpella noi, ora. Dobbiamo però comprenderla.
Tornando all’episodio della
moltiplicazione dei pani, gli apostoli hanno constatata la necessità della
gente e hanno cercato di scaricare il problema: “Congeda la folla, perché vada … per alloggiare e trovare cibo”.
Nella risposta di Gesù, ci sta, secondo me, il senso profondo della parola di
oggi: “Voi stessi date loro da mangiare”.
E’ possibile non preoccuparsi eccessivamente del cibo, del
vestito ecc … laddove vi è una comunità che sa farsi carico dell’altro nel suo
problema e non “scarica”. La provvidenza divina, certamente può seguire le
strade dello straordinario – facendoci avere miracolosamente ciò di cui
necessitiamo -, ma, credo che, normalmente si serve delle mani, dei piedi,
della bocca, degli uomini. E’ come il passaggio tra la sorgente e l’assetato;
c’è bisogno di un canale che conduca l’acqua e la faccia giungere a
destinazione. Così è per la carità di Dio. Dove ci sono uomini e donne,
trasformati dal Vangelo, capaci di compassione e di farsi carico della fatica
altrui, lì certamente, la provvidenza divina può agire. Viceversa dove vi sono
uomini e donne ripiegati su se stessi, troppo auto centrati sui propri problemi,
la provvidenza divina è inevitabilmente ostacolata.
L’evangelista Luca chiarisce tutto questo,
quando ci descrive la prima comunità cristiana: “La moltitudine di coloro che erano diventati credenti avevano un cuor
solo e un’anima sola e nessuno considerava sua proprietà quello che gli
apparteneva, ma fra loro tutto era comune. … Nessuno infatti tra loro era
bisognoso, perché quanti possedevano … vendevano, portavano il ricavato di ciò
che era stato venduto” (At 4,32ss).
Io posso non preoccuparmi eccessivamente
delle cose materiali, se vivo in una realtà dove altri sanno farsi carico di me
e dove io mi faccio carico degli altri.
Come gli apostoli, possiamo dire: “Non abbiamo che cinque pani e due pesci”;
infatti, a volte i nostri mezzi sono molto limitati. L’alternativa allora e tra
fermarci impotenti, oppure – e questo è ciò che ci chiede il Signore -, dare
ciò che abbiamo in beni, in tempo, capacità ecc .., lasciando che il Signore li
moltiplichi.
Dove c’è una comunità matura nella fede,
davvero si può affermare, che Dio non si dimentica e si commuove per il frutto
delle sue viscere.
Ora chiediti: “Io sono uno strumento della provvidenza divina o un ostacolo?”.
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