Da La Bussola Quotidiana
Ma Filippo, Re del Belgio, immemore del suo munus
e degli oneri che questo comporta ha apposto la propria firma alla
legge che estende l’eutanasia anche ai minori, senza limiti di età, legge approvata dal Parlamento il 13 Febbraio scorso.
A nulla sono valse le 210mila firme raccolte da ogni angolo del pianeta
e a lui indirizzate perché negasse il proprio assenso e facesse scudo
con la sua corona ai figli del suo popolo. Duecentodiecimila firme per
fermarne una sola. Firme raccolte non perché si pensasse veramente che
senza l’approvazione del monarca quella legge non sarebbe passata, ma
perché il “No” di Filippo avrebbe incarnato il “No” di centinaia di
migliaia di cittadini che non si riconoscono in quel Belgio che ha
assunto le sembianze di Erode. Quel “No” avrebbe significato che al di
sopra di maggioranze parlamentari e calcoli politici vale ben di più la
parola di uno solo, proprio perché Re.
Questa è l’importanza di un monarca in fondo. E’ il
simbolo della coscienza buona di una nazione, del coraggio di chi
appartiene ad un nobile lignaggio e non arretra di fronte al nemico per
buttarsi tra le braccia del realismo politico, ma affronta sfide
impossibili e già perse in partenza conscio che la vera battaglia si
gioca sul terreno della giustizia. Conscio che si può essere sconfitti
nella aule parlamentari, ma trionfare nei cuori dei propri sudditi. Una
figura, quella del monarca, che non è prima di tutto istituzionale,
bensì di carattere trascendente perché i suoi gesti dovrebbero rimandare
ad ideali più alti, così eccelsi che il compromesso politico non
potrebbe mai intaccarli perché irraggiungibili.
Filippo ha invece rinunciato a queste sue prerogative
e nonostante avesse reso noto la sua personale contrarietà a questa
legge ha firmato la condanna a morte di chissà quanti suoi futuri
cittadini. Lo ha fatto per ragion di Stato, perché – così si commenta –
il suo rifiuto avrebbe incrinato l’unità del Paese, l’unità tra
fiamminghi e valloni. Una ragion di Stato che ha perso il senno. Thomas
Mann ne “La montagna incantata” così descrive invece il ruolo
dello Stato nel legiferare sull’eutanasia: “Tracciando criticamente le
frontiere della ragione, la saggezza legislativa ha issato su queste
frontiere la bandiera della vita e proclamato che l’uomo ha il dovere
militare di servirla”.
Il lemma “Re” deriva dal latino regere,
reggere. Filippo non ha retto alle pressioni politiche e si è schierato,
lui forte del suo prestigio, con i più forti a danno dei più deboli, si
è schierato oltre quelle frontiere della vita che nessun Parlamento e
nessun Re dovrebbero mai oltrepassare ma solo servire, come ricordava
Mann.
Un atto di tradimento dunque all’appartenenza alla
Chiesa cattolica e in particolare alla fiducia che i suoi vescovi gli
avevano espresso, alla nazione e alla sue radici cristiane. Ma un atto
di tradimento anche alla memoria di suo zio Baldovino che rinunciò al
trono per un giorno al fine di non firmare la legge sull’aborto. Però Re
Baldovino mai come in quel giorno in cui abdicò, fu davvero Re. E di
converso Re Filippo mai come due giorni fa in cui firmò questa legge
assassina fu davvero poco o per nulla Re.
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