Diventare cattolici non significa smettere di pensare, ma imparare a farlo”.
Gilbert K. Chesterton

domenica 15 giugno 2014

Colui che ama, Colui che è amato e l'Amore



SS. TRINITA’

     “Vieni Santo Spirito, manda a noi dal cielo un raggio della tua luce” (Dalla Sequenza di Pentecoste). Ebbene sì, dobbiamo umilmente riconoscere che, da soli, non possiamo penetrare pienamente il mistero di Dio. Come sono vere le parole di san Paolo: “l’uomo lasciato alle sue forze non comprende le cose dello Spirito di Dio: esse sono follia per lui e non è capace di intenderle, perché di esse si può giudicare per mezzo dello Spirito” (1Cor 2,14).
     Dante Alighieri arriva a scrivere:

che tiene una sustanza in tre persone.

Dalla Divina Commedia di Dante Alighieri. Canto III del Purgatorio vv. 34-39


Ossia, è stoltezza sperare che la limitata ragione umana possa facilmente approfondire e penetrare la Mente Divina, che tiene una sostanza in tre persone.
     E’ celebre l’episodio riferito a sant’Agostino: “Mentre Agostino, camminando su una spiaggia deserta, meditava sul mistero della Trinità, vide un bambino che, con un secchiello versava l'acqua del mare in una buca nella sabbia. Il Santo bonariamente lo avvertì dell'inutilità dello sforzo, ma il bambino, rivelatosi per un angelo, gli spiegò che una buca nella sabbia può contenere il mare più facilmente di quanto la mente umana possa contenere il mistero della Trinità”.
     A volte, pensiamo, che l’unico modo per conoscere la realtà, stia nell’usare gli occhi e l’intelligenza e, quasi senza accorgercene, arriviamo a pensare che solo ciò che è visibile, comprensibile e dimostrabile, è vero. Noi cristiani, invece, sappiamo molto bene, che l’intelligenza è solo uno dei canali della conoscenza; noi conosciamo anche per rivelazione e contemplazione, che ci permettono di andare ben oltre quello che si vede; attraverso di esse Dio si offre interiormente a ciascuno, al di là della cultura personale e delle capacità intellettuali; “l’anima riceve le verità divine senza indagine né fatica, senza ricerca né discussione intellettuale” (Matta el Meskin,  L’esperienza di Dio nella preghiera, 75). I Cristiani quando sono guidati dallo Spirito Santo, vedono l’invisibile ed è per questo che sono considerati fuori di testa. Papa Francesco ama coloro che fanno teologia in ginocchio, cioè che non si accontentato di ragionare e ragionare e ancora ragionare, complicando a volte ciò che è semplice, ma che pregano. Scrive san Gregorio di Nissa: “Se sei teologo pregherai veramente e se preghi tu sei teologo”. 
     Il Cristiano non è colui che rinuncia, ma chi sa bene fermarsi davanti al limite invalicabile. 
     Allora è necessaria la preghiera:
     Rendimi degno di conoscerti, mio Signore, affinché anche ti ami. Aiutami ad arrendermi alla tua rivelazione e a non pretendere di giungere a te con le mie sole forze.
   
     L’altro problema quando ci si accosta alla Trinità, è la convinzione che sia una Verità sostanzialmente inutile. Qualcuno dirà: “Crediamoci pure, ma a cosa serve?”.
     Ovviamente così non è. La prima cosa che facciamo quando pensiamo alla Trinità è: Uno + Uno + Uno e il risultato ci crea molti problemi, perché è Tre. E’ vero che il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo sono Tre persone distinte, ma così salta la cosa fondamentale, che Essi sono misteriosamente lo stesso Dio. Dio è Uno. Questa è la nostra fede: “Credo in un solo Dio …”.
     Proviamo allora a fare Uno x Uno x Uno. Qui le cose vanno meglio, perché il risultato è effettivamente Uno. Cosa voglio dire? Dio è Uno solo, ma proprio perché Dio è amore, nella Trinità ogni persona è tale perché vive per l’altra. In Dio, cioè, non c’è una Persona che si aggiunge all’altra e poi all’altra ancora. In Dio ogni Persona vive per l’altra.
Quando nella Genesi troviamo che l’uomo è fatto a immagine e somiglianza di Dio, capiamo quanto è impegnativo che Dio sia Trinità. Siamo creature fatte e nate per amare; senza l’amore rinneghiamo la nostra identità. Senza l’amore vissuto, non solo appanniamo l’immagine divina, ma non siamo nemmeno pienamente uomini.
SS. Trinità, soccorrici nella nostra debolezza, perché noi vorremmo amare,  ma non ne siamo capaci. Desideriamo essere portatori di bellezza in questo mondo, ma ci scontriamo quotidianamente col nostro limite. Spesso più che amare gli altri, ci ritroviamo ad amare noi stessi e ce ne dispiace.


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