SS. TRINITA’
“Vieni Santo Spirito, manda
a noi dal cielo un raggio della tua luce” (Dalla Sequenza di Pentecoste).
Ebbene sì, dobbiamo umilmente riconoscere che, da soli, non possiamo penetrare
pienamente il mistero di Dio. Come sono vere le parole di san Paolo: “l’uomo lasciato alle sue forze non comprende
le cose dello Spirito di Dio: esse sono follia per lui e non è capace di
intenderle, perché di esse si può giudicare per mezzo dello Spirito” (1Cor
2,14).
Dante Alighieri arriva a scrivere:
che tiene
una sustanza in tre persone.
Dalla Divina Commedia di Dante Alighieri.
Canto III del Purgatorio vv. 34-39
Ossia, è stoltezza sperare che la
limitata ragione umana possa facilmente approfondire e penetrare la Mente
Divina, che tiene una sostanza in tre persone.
E’ celebre l’episodio riferito a
sant’Agostino: “Mentre Agostino,
camminando su una spiaggia deserta, meditava sul mistero della Trinità, vide un
bambino che, con un secchiello versava l'acqua del mare in una buca nella
sabbia. Il Santo bonariamente lo avvertì dell'inutilità dello sforzo, ma il
bambino, rivelatosi per un angelo, gli spiegò che una buca nella sabbia può
contenere il mare più facilmente di quanto la mente umana possa contenere il
mistero della Trinità”.
A volte, pensiamo, che l’unico modo per
conoscere la realtà, stia nell’usare gli occhi e l’intelligenza e, quasi senza
accorgercene, arriviamo a pensare che solo ciò che è visibile, comprensibile e
dimostrabile, è vero. Noi cristiani, invece, sappiamo molto bene, che
l’intelligenza è solo uno dei canali della conoscenza; noi conosciamo anche per
rivelazione e contemplazione, che ci permettono di andare ben oltre quello che
si vede; attraverso di esse Dio si offre interiormente a ciascuno, al di là
della cultura personale e delle capacità intellettuali; “l’anima riceve le verità divine senza indagine né fatica, senza ricerca
né discussione intellettuale” (Matta el Meskin, L’esperienza di Dio nella
preghiera, 75). I Cristiani quando sono guidati dallo Spirito Santo, vedono
l’invisibile ed è per questo che sono considerati fuori di testa. Papa
Francesco ama coloro che fanno teologia in ginocchio, cioè che non si
accontentato di ragionare e ragionare e ancora ragionare, complicando a volte
ciò che è semplice, ma che pregano. Scrive san Gregorio di Nissa: “Se sei teologo pregherai veramente e se
preghi tu sei teologo”.
Il Cristiano non è colui che rinuncia, ma chi sa bene fermarsi davanti al limite invalicabile.
Allora è necessaria la preghiera:
Rendimi degno di conoscerti, mio Signore,
affinché anche ti ami. Aiutami ad arrendermi alla tua rivelazione e a non
pretendere di giungere a te con le mie sole forze.
L’altro problema quando ci si accosta alla
Trinità, è la convinzione che sia una Verità sostanzialmente inutile. Qualcuno
dirà: “Crediamoci pure, ma a cosa serve?”.
Ovviamente così non è. La prima cosa che
facciamo quando pensiamo alla Trinità è: Uno + Uno + Uno e il risultato ci crea
molti problemi, perché è Tre. E’ vero che il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo
sono Tre persone distinte, ma così salta la cosa fondamentale, che Essi sono
misteriosamente lo stesso Dio. Dio è Uno. Questa è la nostra fede: “Credo in un solo Dio …”.
Proviamo allora a fare Uno x Uno x Uno.
Qui le cose vanno meglio, perché il risultato è effettivamente Uno. Cosa voglio
dire? Dio è Uno solo, ma proprio perché Dio è amore, nella Trinità ogni persona è tale perché vive per
l’altra. In Dio, cioè, non c’è una Persona che si aggiunge all’altra e
poi all’altra ancora. In Dio ogni Persona vive per l’altra.
Quando nella Genesi troviamo che
l’uomo è fatto a immagine e somiglianza di Dio, capiamo quanto è impegnativo
che Dio sia Trinità. Siamo creature fatte e nate per amare; senza l’amore
rinneghiamo la nostra identità. Senza l’amore vissuto, non solo appanniamo
l’immagine divina, ma non siamo nemmeno pienamente uomini.
SS. Trinità, soccorrici nella nostra
debolezza, perché noi vorremmo amare, ma
non ne siamo capaci. Desideriamo essere portatori di bellezza in questo mondo,
ma ci scontriamo quotidianamente col nostro limite. Spesso più che amare gli
altri, ci ritroviamo ad amare noi stessi e ce ne dispiace.
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