XVIII DOMENICA T.O.
“Gesù
partì di là e si ritirò in un luogo deserto, in disparte” (Mt 14,13). In
questo poche parole, troviamo due termini molto preziosi:
anekòresen ed èremon.
Sono espressioni che sono giunte fino a noi tradotte con anacoresi ed eremo. Nel momento in cui Gesù viene a
conoscenza della morte per decapitazione di Giovanni Battista, si ritira da
solo. Egli sa che è giunto il suo momento, perché Giovanni aveva solamente la
missione di essere l’annunciatore della venuta del Messia. Gesù sente già a
cosa lo porterà la sua fedeltà a Dio Padre. La fine di Giovanni, gli
preannuncia ciò che l’attende. Non si può affrontare da soli una situazione del
genere. Gesù si ritira, non perché è ripiegato su se stesso, ma per pregare,
per stare con il Padre.
Questo è il primo messaggio di oggi. Non
si può affrontare la vita, con tutte le difficoltà, che prima o poi si
presentano, senza “ritirarsi”, senza un contatto profondo con Dio. Soprattutto
quando si è in crisi, quando la croce si fa pesante, ci si accorge molto bene,
che non bastano le preghiere dette con la bocca, si sente l’esigenza di un
contatto fisico con Dio; c’è bisogno di sentire una parola personale, rivolta
alle nostre orecchie; di un abbraccio, non teorico, ma profondamente reale.
Di questo Gesù ha bisogno; di questo
abbiamo bisogno anche noi. Un’esistenza senza ritirarsi mai nel deserto,
diventa presto pesantissima. Per questo il diavolo vuole che siamo sempre
immersi nel rumore, nella fretta, nelle relazioni tanto numerose, quanto
superficiali. Egli ci vuole distratti. Inoltre “quando ci si ama, si vuol stare insieme … Quando ci si ama, si vuole
ascoltare l’altro” (M. Delbrel, La
gioia di credere, 100); stare
nel deserto col Signore è un’esigenza di vita.
Qualcuno dirà: “Chi può permettersi il
lusso di ritirarsi nel deserto? E dove poi?”. Ascoltiamo ancora una volta la
Delbrel: “Si guadagno i deserti, … non
li strapperemo al segreto delle nostre ore umane, se non faremo violenza alle
nostre abitudini, alle nostre pigrizie. … Bisogna imparare a essere soli ogni
volta che la vita ci riserva una pausa … mentre la farinata diventerà densa,
mentre crepiterà il telefono occupato, mentre alla fermata, attenderemo
l’autobus, mentre saliremo le scale”.
Non pensiamo che il ritrarci nel deserto,
significhi togliere spazio agli uomini. Stare con Dio, non porta mai fuori
dalla realtà, anzi! Diceva Madeleine Delbrel, che “essere soli, non è oltrepassare gli uomini o lasciarli” (La gioia di credere, 95).
Pur essendo nel deserto, Gesù viene
raggiunto da una moltitudine e Lui, invece di arrabbiarsi e nascondersi, guarda
questa creature con compassione. Non si tratta di un semplice sentimento, di
quelli che fa versare due lacrime, ma che non porta a nulla. Egli esce dal suo
isolamento e guarisce. La compassione, quando è autentica porta ad agire, anche
quando i mezzi a disposizione sono limitati e inadeguati. Avere compassione,
infatti, significa soffrire insieme,
non “stare a guardare con tristezza la sofferenza altrui”.
Gli apostoli, invece, dato che sono ancora
molto immaturi, di fronte a tutta quella gente, si affrettano a dire: “Congeda la folla perché vada nei villaggi a
comprarsi da mangiare” (Mt 14,15).
La risposta di Gesù è immediata: “Non occorre che vadano; voi stessi date loro
da mangiare” (14,16). Il Signore ci impegna a dare una risposta personale.
Giustamente gli apostoli dicono di non avere cibo a sufficienza, ma Gesù chiede
loro di mettere in comune ciò che hanno. Alla generosità compassionevole degli
uomini, si aggiunge l’azione di Dio.
Non dimentichiamo però, che non c’è solo
una fame materiale, un bisogno di beni e servizi; ci sono persone assetate di
vita, che investono tempo, forze e denaro in realtà inadeguate a saziarle o
addirittura che moltiplicano la sete. Anche costoro, hanno bisogno di qualcuno
che dal deserto, nel quale hanno incontrato Dio, doni loro un sorso di acqua
fresca, che gli ripeta: “Perché spendete
denaro per ciò che non … sazia? Su, ascoltatemi e mangerete cose buone e
gusterete cibi succulenti” (Is 55,2s).
La Chiesa da secoli si occupa delle pance
degli uomini, li veste, gli dà un tetto, ma non basta. La Chiesa dal deserto
guarda compassionevole gli uomini e deve donargli l’acqua di Cristo. Abbiamo
bisogno di uomini e donne di Dio; di qualcuno che cammini sulle nostre strade,
ma sappia vedere oltre ; che abbia gli occhi rivolti a Dio, per vedere meglio e
curare gli uomini in profondità.
Scriveva san
giovanni Crisostomo: “Tu invece hai
bisogno di calma e di tranquillità, agitato come sei da tutte le parti; tu hai
bisogno di un po’ di respiro tra queste onde che si accavallano le une alle
altre. Va’, dunque, spesso a visitare costoro, onde purificare le tue continue
macchie con le loro preghiere e le loro esortazioni. Questo sarà il modo
migliore per trascorrere la vita presente”.
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