Diventare cattolici non significa smettere di pensare, ma imparare a farlo”.
Gilbert K. Chesterton

sabato 9 agosto 2014

Illuso



XIX DOMENICA T.O.

     Gesù costrinse i discepoli a salire sulla barca” (Mt 14,22). Gesù chiede ai suoi di andare da soli, anzi pretende che vadano da soli. Perché?

     Ancora una volta ha bisogno di stare da solo, di pregare; non può vivere senza preghiera. Già la folla gli aveva impedito di ritirarsi poco prima, ma ora gli è indispensabile fermarsi, perché per Gesù sono straordinariamente vere le parole del Salmo: “Come la cerva anela ai corsi d’acqua, così l’anima mia anela a te o Dio. L’anima mia ha sete di Dio” (Salmo 42,2).
     Mettici nel cuore il Tuo stesso desiderio Signore, perché noi corriamo, corriamo e, ancora corriamo, ma facciamo fatica a trovare spazio per Te. Non riusciamo a comprendere che, come ogni pozzo si secca, se non ha una sorgente che lo rigenera, così anche noi se non ci abbeveriamo alla tua fonte.
     Gesù li manda avanti da soli, anche perché vuole fare sperimentare loro che cosa significa essere da soli. Egli sa bene che l’esperienza conta ben più delle parole, perché le parole tropo spesso raggiungono solo il cervello, ma l’esperienza tocca la carne. I discepoli sono con Gesù da un po’ di tempo, forse si sentono onnipotenti.  Del resto dice bene il salmista: “Ho detto, nella mia sicurezza: «Mai potrò vacillare!». Nella tua bontà, o Signore, mi avevi posto sul mio monte sicuro; il tuo volto hai nascosto e lo spavento mi ha preso” (Salmo 30,7s).
    Le acque fin dalla creazione del mondo sono un po’ il segno del caos e solo con l’intervento di Dio, esse vengono arginate, dominate. Come Dio disse: “Le acque che sono sotto il cielo si raccolgano in un unico luogo e appaia l’asciutto” (Gen 1,9), Dio stesso ribadisce oggi di  essere Signore di tutto. Come Dio separò le acque del Mar Rosso, così oggi Gesù domina.
     Cosa rappresentano queste acque? Il male e la vita con i suoi venti contrari. Quella barca rappresenta la Chiesa, ma anche la nostra esistenza.
     Siamo certamente liberi di imbarcarci da soli, di remare con tutte le forze, ma a quale costo? Se Gesù non sale sulla barca, rischiamo di non arrivare indenni sull’altra riva.
     Pietro vuole camminare anche lui sulle acque; forse in lui c’è un misto di fiducia e delirio di onnipotenza. La cosa incredibile è che può farcela, ma non da solo. Non si scappa, non siamo autosufficienti. Non c’è filosofia o spiritualità o ragionamento, che possa cambiare la realtà. Abbiamo bisogno di Dio. Senza di Lui siamo in balia delle onde.
     A questo punto, chiediamo seriamente a Gesù di salire sulla nostra barca, smettiamola di voler fare tutto da soli, salvo poi lamentarci perché Dio non ci soccorre, non ci ascolta.
     Vi regalo il frammento di un testo molto bello di don Dolindo Ruotolo:

     Perché vi confondete agitandovi? Lasciate a me la cura delle vostre cose e tutto si calmerà. Vi dico in verità che ogni atto di vero, cieco, completo abbandono in me, produce l'effetto che desiderate e risolve le situazioni spinose.
 Abbandonarsi a me non significa arrovellarsi, sconvolgersi e disperarsi, volgendo poi a me una preghiera agitata perché io segua voi, e cambiare così l'agitazione in preghiera. Abbandonarsi significa chiudere placidamente gli occhi dell'anima, stornare il pensiero dalla tribolazione, e rimettersi a me perché io solo vi faccia trovare, come bimbi addormentati nelle braccia materne, nell'altra riva. 
Quello che vi sconvolge e vi fa un male immenso è il vostro ragionamento, il vostro pensiero, il vostro assillo e il volere a ogni costo provvedere voi a ciò che vi affligge.
 Quante cose io opero quando l'anima, tanto nelle sue necessità spirituali quanto in quelle materiali, si volge a me, mi guarda, e dicendomi: "pensaci tu", chiude gli occhi e riposa! Avete poche grazie quando vi assillate per produrle, ne avete moltissime quando la preghiera è affidamento pieno a me. Voi nel dolore pregate perché io operi, ma perché io operi come voi credete... Non vi rivolgete a me, ma volete voi che io mi adatti alle vostre idee; non siete infermi che domandano al medico la cura, ma, che gliela suggeriscono. Non fate così, ma pregate come vi ho insegnato nel Pater: "Sia santificato il tuo nome", cioè sii glorificato in questa mia necessità; "venga il tuo regno", cioè tutto concorra al tuo regno in noi e nel mondo; "sia fatta la tua volontà", ossia PENSACI TU.”

Se mi dite davvero: "sia fatta la tua volontà", che è lo stesso che dire: "pensaci tu", io intervengo con tutta la mia onnipotenza, e risolvo le situazioni più chiuse. Ecco, tu vedi che il malanno incalza invece di decadere? Non ti agitare, chiudi gli occhi e dimmi con fiducia: "Sia fatta la tua volontà, pensaci tu". Ti dico che io ci penso, che intervengo come medico, e compio anche un miracolo quando occorre. Tu vedi che l'infermo peggiora? Non ti sconvolgere, ma chiudi gli occhi e di': "Pensaci tu". Ti dico che io ci penso

E' contro l'abbandono la preoccupazione, l'agitazione e il voler pensare alle conseguenze di un fatto.
Ci penso solo quando chiudete gli occhi. Voi siete insonni, voi volete tutto valutare, tutto scrutare, confidando solo negli uomini. Voi siete insonni, voi volete tutto valutare, tutto scrutare, a tutto pensare, e vi abbandonate così alle forze umane, o peggio agli uomini, confidando nel loro intervento. E' questo che intralcia le mie parole e le mie vedute. Oh, come io desidero da voi questo abbandono per beneficarvi, e come mi accoro nel vedervi agitati! Satana tende proprio a questo: ad agitarvi per sottrarvi alla mia azione e gettarvi in preda delle iniziative umane. Confidate perciò in me solo, riposate in me, abbandonatevi a me in tutto. Io faccio miracoli in proporzione del pieno abbandono in me, e del nessuno pensiero di voi; io spargo tesori di grazie quando voi siete nella piena povertà! Se avete vostre risorse, anche in poco, o, se le cercate, siete nel campo naturale, e seguite quindi il percorso naturale delle cose, che è spesso intralciato da satana. Nessun ragionatore o ponderatore ha fatto miracoli, neppure fra i Santi. 
Opera divinamente chi si abbandona a Dio.

Quando vedi che le cose si complicano, di' con gli occhi dell'anima chiusi:
 "Gesù, pensaci tu". 

E distràiti, perché la tua mente è acuta... e per te è difficile vedere il male. Confida in me spesso, distraendoti da te stesso. Fa' così per tutte le tue necessità. Fate così tutti, e vedrete grandi, continui e silenziosi miracoli. Ve lo giuro per il mio amore. Io ci penserò ve lo assicuro. Pregate sempre con questa disposizione di abbandono, e ne avrete grande pace e grande frutto, anche quando io vi faccio la grazia dell'immolazione di riparazione e di amore che impone la sofferenza. Ti sembra impossibile? Chiudi gli occhi e di' con tutta l'anima: "Gesù pensaci tu". Non temere ci penso io. E tu benedirai il mio nome umiliandoti. Mille preghiere non valgono un atto solo di fiducioso abbandono: ricordatelo bene. Non c'è novena più efficace di questa:

O Gesù m'abbandono in Te, pensaci tu!

1 commento:

  1. Quando iniziai a muovere i primi passi mano nella mano con Gesù, ricordo che mi regalarono un opuscolo con questo testo di don Dolindo Ruotolo.
    Un opuscoletto , fatto a mano , fotocopiato e incollato.
    Lo conservo ancora e porto nel cuore anche la persona che me lo regalò.
    Rimasi molto colpita di questo Gesù che così poco conoscevo ma che mi diceva di abbandonarmi aLui , di dare a Lui le mie ansie e paure.
    Quanta pazienza che ha !!!
    Un abbraccio nell'Amore di Gesù.

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