Diventare cattolici non significa smettere di pensare, ma imparare a farlo”.
Gilbert K. Chesterton

sabato 20 settembre 2014

Forse credevi che io fossi come te



XXV DOMENICA T.O.

     Dio ha detto: “Forse credevi che io fossi come te” (Salmo 50,21) e “I miei pensieri non sono i vostri pensieri …” (Is 55,8);
per quanto gli uomini abbiano tentato e tentino di fare Dio a propria immagine e somiglianza, Lui continua a ribadire la propria indisponibilità a essere ridotto a un idolo, perché esso non è altro che una inutile divinità pensata e fatta su misura dall’uomo, che ragiona e agisce esattamente come gli uomini.
     Se Dio fosse come noi, oggi non avremmo in dono la bellissima notizia del Vangelo, perché la logica umana direbbe: “Chi tardi arriva, male alloggia”.
     A chi sta parlando Gesù? Certamente al popolo ebraico, cioè agli operai della prima ora, al popolo primogenito. Costoro non s’accontentano d’essere figli primogeniti, ma vogliono essere figli unici. A loro Gesù vuole cambiare il cuore. La stessa mentalità, però, è stata portata nella Chiesa delle origini ed è giunta fino a noi. C’è sempre, chi pensa di essere, e magari lo è realmente, operaio della prima ora e che non vede di buon occhio gli ultimi arrivati.
     Tutti gli uomini sono figli per Dio; Egli li cerca e li chiama tutti e nessuno ha il diritto d’impedirglielo. Egli è il pastore buono che va in cerca della pecora smarrita. Non bisogna temere la Sua bontà, perché non avviene come nel caso di un’eredità, in cui più eredi vi sono, meno beni spettano. Con Dio a tutti spetta la stessa parte.
     Dobbiamo chiederci, perché tanti sono ancora lontani dalla vigna di Dio, prima di infastidirci per la Sua bontà. Se abbiamo ascoltato, alcuni di loro dicono: “Nessuno ci ha presi a giornata” (Mt 20,7); nessuno li ha chiamati, nessuno gli ha mostrato la possibilità di entrare nel progetto di salvezza di Dio. Allora mi devo chiedere se sto aiutando il Signore a salvare gli uomini o se sto preoccupandomi solo di me.
     So già quello che diranno alcuni: “Non è giusto che, chi nella vita ha fatto quello che voleva, poi, pentendosi alla fine, riceva come chi, ha cercato di essere fedele”. Innanzitutto gli operai della prima ora hanno ricevuto di più, perché per più tempo hanno goduto della bellezza di Dio - essere nella Chiesa, come figli di Dio è un privilegio, non un peso -. Io non smetto di ringraziare Dio per essere venuto a cercarmi e avermi chiamato a far parte della Sua famiglia; non so cosa sarei senza di Lui. Dio è ciò che di più bello è venuto nella mia esistenza, quindi non provo invidia per chi è ancora lontano da Lui e potrebbe un giorno lasciarsi sedurre, ma provo compassione e ansia di aiutarli a incontrarLo. Quando Dio entra nella vita d’una persona, inevitabilmente le dilata il cuore; la rende  desiderosa di condividere i doni di Dio. Il Signore rende missionari, fragili, ma spontanei portatori della Sua bellezza.
     Oggi Gesù non ci invita a rimandare continuamente a domani il cammino con Lui, questa lettura sarebbe assurda e molto rischiosa, ma ci ricorda che, quando per grazia torniamo seriamente, veramente a Lui, il tempo passato gli risulta indifferente. Dio non guarda il nostro passato, ma il nostro presente. Non gli importa chi eravamo, ma chi siamo ora. Non guarda l’uomo vecchio, ma la creatura nuova, rinata.
     Grazie Signore, perché non ragioni come noi; perché non ti lasci condizionare dalla nostra chiusura di cuore. Facci come Te, dacci questi Tuoi occhi, che sanno guardare così in profondità ogni tua creatura; dacci il Tuo cuore, capace di amare.
    

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