XXV
DOMENICA T.O.
Dio ha detto: “Forse
credevi che io fossi come te” (Salmo 50,21) e “I miei pensieri non sono i vostri pensieri …” (Is 55,8);
per quanto
gli uomini abbiano tentato e tentino di fare Dio a propria immagine e
somiglianza, Lui continua a ribadire la propria indisponibilità a essere
ridotto a un idolo, perché esso non è altro che una inutile divinità pensata e
fatta su misura dall’uomo, che ragiona e agisce esattamente come gli uomini.
Se
Dio fosse come noi, oggi non avremmo in dono la bellissima notizia del Vangelo,
perché la logica umana direbbe: “Chi
tardi arriva, male alloggia”.
A chi
sta parlando Gesù? Certamente al popolo ebraico, cioè agli operai della prima
ora, al popolo primogenito. Costoro non s’accontentano d’essere figli
primogeniti, ma vogliono essere figli unici. A loro Gesù vuole cambiare il
cuore. La stessa mentalità, però, è stata portata nella Chiesa delle origini ed
è giunta fino a noi. C’è sempre, chi pensa di essere, e magari lo è realmente,
operaio della prima ora e che non vede di buon occhio gli ultimi arrivati.
Tutti
gli uomini sono figli per Dio; Egli li cerca e li chiama tutti e nessuno ha il
diritto d’impedirglielo. Egli è il pastore buono che va in cerca della pecora
smarrita. Non bisogna temere la Sua bontà, perché non avviene come nel caso di
un’eredità, in cui più eredi vi sono, meno beni spettano. Con Dio a tutti
spetta la stessa parte.
Dobbiamo chiederci, perché tanti sono ancora lontani dalla vigna di Dio,
prima di infastidirci per la Sua bontà. Se abbiamo ascoltato, alcuni di loro
dicono: “Nessuno ci ha presi a giornata”
(Mt 20,7); nessuno li ha chiamati, nessuno gli ha mostrato la possibilità di
entrare nel progetto di salvezza di Dio. Allora mi devo chiedere se sto
aiutando il Signore a salvare gli uomini o se sto preoccupandomi solo di me.
So
già quello che diranno alcuni: “Non è
giusto che, chi nella vita ha fatto quello che voleva, poi, pentendosi alla
fine, riceva come chi, ha cercato di essere fedele”. Innanzitutto gli
operai della prima ora hanno ricevuto di più, perché per più tempo hanno goduto
della bellezza di Dio - essere nella Chiesa, come figli di Dio è un privilegio,
non un peso -. Io non smetto di ringraziare Dio per essere venuto a cercarmi e
avermi chiamato a far parte della Sua famiglia; non so cosa sarei senza di Lui.
Dio è ciò che di più bello è venuto nella mia esistenza, quindi non provo
invidia per chi è ancora lontano da Lui e potrebbe un giorno lasciarsi sedurre,
ma provo compassione e ansia di aiutarli a incontrarLo. Quando Dio entra nella
vita d’una persona, inevitabilmente le dilata il cuore; la rende desiderosa di condividere i doni di Dio. Il Signore
rende missionari, fragili, ma spontanei portatori della Sua bellezza.
Oggi
Gesù non ci invita a rimandare continuamente a domani il cammino con Lui,
questa lettura sarebbe assurda e molto rischiosa, ma ci ricorda che, quando per
grazia torniamo seriamente, veramente a Lui, il tempo passato gli risulta
indifferente. Dio non guarda il nostro passato, ma il nostro presente. Non gli
importa chi eravamo, ma chi siamo ora. Non guarda l’uomo vecchio, ma la
creatura nuova, rinata.
Grazie Signore, perché non ragioni come noi; perché non ti lasci
condizionare dalla nostra chiusura di cuore. Facci come Te, dacci questi Tuoi
occhi, che sanno guardare così in profondità ogni tua creatura; dacci il Tuo
cuore, capace di amare.
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