SANTA FAMIGLIA
Il beato Paolo VI, ha affermato che, “il mondo segue più volentieri i testimoni che i maestri e, se segue i
maestri è, perché sono testimoni”.
Sappiamo bene quanto sono vere queste
parole, tanto più in un tempo come il nostro che, vive la crisi dell’autorità.
In un passato non lontano, ascoltare e obbedire a chi aveva autorità era la
norma, ora non è più per niente scontato, un po’ in tutti i contesti della
nostra esistenza: ecclesiali, scolastici, lavorativi, della politica ecc …; ma
mi interessa sottolineare, visto la festa che celebriamo oggi, anche all’interno
della famiglia.
Le parole di papa Paolo VI, sono tanto più vere e importanti proprio
nella famiglia, in quella comunione voluta da Dio, fondata sull’amore di un
uomo e una donna, capace di generare vita, perché essa è il luogo fondamentale
dove si struttura l’essere umano. Scrive la psicanalista Ternyck in un suo
saggio: “Quelle persone erano esemplari
di uno strano genere, mal piantate sulle loro basi, oscillanti, tormentate. La cosa
doveva avere a che fare con la loro storia passata … Del resto si conduce la
propria vita a seconda di come ci si è ancorati in partenza. Ci sono voluti
anni perché mi arrendessi all’evidenza. Il suolo umano si era impoverito, era
diventato anemico, friabile, inconsistente. Mancava sotto i piedi. Il suolo
umano stava perdendo il suo humus. Virava alla sabbia”.[1]
L’uomo di sabbia, come lo definisce, è
un essere fragilissimo.
In famiglia si impara a vivere, non tanto a partire
da ciò che si sente dire, ma da quanto si vede fare. Ricordo una mamma che, mi
diceva sconsolata, del figlio che le mancava di rispetto; il marito lo sgridava
aspramente, ma in realtà aveva imparato proprio da lui ad agire così. Un figlio
impara la lingua con l’inflessione dei genitori, volete che non impari a
pensare e ad agire da loro? Sant’Antonio ci direbbe: “tacciano le parole, parlino le opere”.
Dio stesso, incarnandosi, ha scelto di sottoporsi all’educazione dei
suoi genitori; da loro ha imparato la lingua, un lavoro, ma possiamo certamente
dire, anche a pensare e agire e a servire il Signore. Quante volte Gesù avrà
visto sua madre pregare, perdonare, aiutare le persone, senza fare distinzioni;
e quando Gesù ha salvato l’adultera
dalla lapidazione, chissà che questo non sia stato dovuto anche al racconto di
Giuseppe, di quando aveva deciso di “licenziare in segreto” Maria, in cinta non
di lui. L’uomo Gesù, certamente deve molto ai suoi genitori, a
Maria la donna del “sia fatta la tua
volontà” e Giuseppe, l’uomo giusto.
Gesù ha respirato in casa la fede
dei suoi. Oggi ci viene detto che il piccolo è stato accompagnato al tempio “secondo la legge di Mosè”; Giuseppe e Maria hanno vissuto realmente nella
fedeltà a Dio, che amavano. La loro esistenza ha educato Gesù.
Quante mamme ho visto piangere a causa dei figli; delle loro scelte
sbagliate, della mancanza di fede. Queste mamme piangono anche, perché convinte
di non avere fatto abbastanza, di non avere insegnato bene. In realtà educare,
è una proposta di vita, non un’imposizione. Noi tutti rimaniamo liberi di fare
nostri gli esempi che vediamo, oppure rifiutarli. A volte è solo questione di
tempo, il seme buono messo nella terra, germoglia dopo anni di apparente morte;
altre volte invece, rimane inattivo per sempre. Purtroppo non si può essere
garantiti nel risultato. Questo ci deve spingere a una coerenza ancora
maggiore, per ridurre al massimo il rischio.
Padre santo, aiutaci a essere testimoni, più che maestri: donaci la fede
di Abramo che, sulla tua parola, partì
senza sapere dove andava, perché si fidava di Te; il desiderio del vecchio
Simeone che ha passato la vita ad attendere tuo Figlio, il Salvatore; la fede di Anna che
non abbandonava mai il tempio, dove pregava e digiunava. Aiutaci a essere padri
e madri biologici e non solo, come Giuseppe e Maria, capaci di lasciare il
segno nei nostri figli, con la nostra esistenza.
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