Diventare cattolici non significa smettere di pensare, ma imparare a farlo”.
Gilbert K. Chesterton

domenica 18 gennaio 2015

Non possiamo pretendere ...



II DOM. T.O.

     Non possiamo pretendere che le cose cambino,
se continuiamo a fare le stesse cose. La crisi è la più grande benedizione per le persone e le nazioni, perché la crisi porta progressi. La creatività nasce dal’angoscia come il giorno nasce dalla notte oscura. E’ nella crisi che sorge l’inventiva, le scoperte e le grandi strategie. Chi supera la crisi, supera se stesso senza essere “superato”. … Senza la crisi non ci sono sfide, senza sfide la vita è una routine, una lenta agonia. E’ nella crisi che emerge il meglio di ognuno. … Finiamola una volta per tutte con l’unica crisi pericolosa, che è la tragedia di non voler lottare per superarla” (A. Einstein, Il mondo come io lo vedo).
     Oggi allora prendiamo la parola crisi in senso positivo, nel suo senso etimologico di discernimento per ricominciare. Ricominciare, non continuare a fare ciò che si è sempre fatto; la conversione è la soluzione alla crisi; non la conversione delle strutture, ma dei cuori; quando cambiano i cuori, cambiano anche le strutture.
     La nostra è una crisi di sistema e non solo economica; il vero problema è che l’esser umano continuando a mangiare “dell’albero del bene e del male”, cioè ostinandosi nell’autonomia, ha totalmente perso l’orientamento. Per questo non bastano più le operazioni esteriori o, peggio ancora, di facciata. I profeti vedono prima degli altri i cambiamenti in atto, lo annunciano, anche se i più non gli credono e, avviano i processi di cambiamento. Provate a pensare al vecchio Giovanni XXIII, quando ha indetto il Concilio Vaticano II, per annunciare in modo nuovo la fede di sempre; ma anche il grande Benedetto XVI che, ha talmente visto lontano da essere quotidianamente attaccato dagli amici delle tenebre; e papa Francesco che sta sconvolgendo la vita di molti, non per suo gusto dissacratore, ma perché si è reso conto che è giunta l’ora di agire in modo radicale.
     Dobbiamo tornare a Cristo. Cosa significa tornare a Cristo? Preoccuparci di dare vita a una società cristiana? Non basta nemmeno questo, perché si finisce per avere il crocifisso nei luoghi pubblici, ma non piantato nei cuori degli uomini. La società cristiana, rischia di curare l’esterno, di accontentarsi dei numeri, ma non la sostanza. Oggi possiamo uscire dalla crisi drammatica nella quale ci siamo impantanati, se Cristo  riesce a condizionare la vita delle persone; se, come san Paolo arriviamo a dire: “Non son più io che vive, ma Cristo vive in me” (Gal 2,20).
     E’ giunto il tempo della missione. Abbiamo ascoltato due testi molto belli, in uno il giovane Samuele sente una voce e la confonde con quella del sacerdote Eli; se non ci fosse stato questo vecchio, il giovane Samuele non avrebbe capito. Ha avuto bisogno di qualcuno che lo aiutasse a comprendere quanto stava avvenendo. Eli ha anche indicato al giovane, cosa dire e cosa fare: “Vattene a dormire e, se ti chiamerà, diari: “Parla, perché il tuo servo di ascolta” (1Sam 3,9).
     Lo stesso avviene nel Vangelo di oggi; è un continuo passaggio di annuncio, da una persona all’altra: il Battista indica ai suoi discepoli Gesù, l’agnello di Dio – essi abbandonano Giovanni per seguire Gesù -; a sua volta Andrea, va da suo fratello Simone e lo contagia; tocca poi a Filippo nei confronti di Natanaele.
     E’ il tempo di indicare agli uomini che la risposta sta nel Cristo. La SS. Trinità è la soluzione, non il problema. Il mondo che si allontana da Dio, non trova libertà, non trova il suo bene, come non l’ha trovato il figliol prodigo.
     Per indicare Cristo agli altri, però, bisogna conoscerlo. Abbiamo bisogno di uomini e di donne che, come i discepoli vadano e stiano dove abita il Signore. E’ il tempo di tornare a rimanere con il Signore. Sarà Lui, poi, a indicarci la via e ad accompagnarci fuori dalle sabbie mobili del tempo presente.
    Mostrami il tuo volto Signore; che io possa restare abbagliato dalla Tua bellezza, così che possa camminare dietro a Te, sulla via della vita e, nel contempo, sappia indicarti ai fratelli disorientati; lasciati in balia di se stessi in questo mare burrascoso. Aiutaci a prendere coscienza, che siamo come su una nave alla deriva  e che, fintanto che non lasceremo nuovamente il timone nelle tue mani, rischiamo prima o poi, di andare a sbattere contro gli scogli.

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