II DOM. NATALE
“Quando fu mezzogiorno si fece buio su tutta la terra,
fino alle tre del pomeriggio. Verso le tre, Gesù gridò a gran voce: “Elì, Elì,
lemà sabactani?”, che significa:”Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”.
… Gesù dando un grande grido spirò” (Mc 15,33ss). “Si fece buio su tutta la terra”, perché questo è il preciso momento
in cui il Principe della tenebra,
convinto di avere spento per sempre la luce
del mondo, esulta. E’ avvenuto come per la morte dei due testimoni di Dio nell’Apocalisse:
“La bestia che sale dall’abisso farà
guerra contro di loro, li vincerà e li ucciderà. … Gli abitanti della terra
faranno festa su di loro, si rallegreranno e si scambieranno doni, perché
questi due profeti erano il tormento degli abitanti della terra” (Ap
11,7ss).
La tenebra esulta ogni volta che riesce a ferire la Creazione. Quanto
gode in questo momento in cui è riuscita a generare l’Isis con la sua mostruosa
cattiveria; a diffondere guerre in mezzo mondo, tanto da far dire al Pontefice
che è in corso la Terza guerra mondiale, anche se a pezzetti; a rendere fragili
le persone con una crisi economica che sembra non avere fine; se la ride perché
gli italiani, secondo una recente indagine, sono senza riferimenti, frustrati
dai problemi economici, dall'inefficienza e dalla corruzione politica;
affaticati e senza troppe illusioni nel futuro. E’ vero, la tenebra sembra
prevalere.
Eppure noi oggi riceviamo una notizia chiara e definitiva: “La luce splende nelle tenebre e le tenebre
non l’hanno vinta” (Gv 1,5). La dimostrazione che la tenebra non prevale e
on prevarrà, viene dal fatto che, di continuo, il principe delle tenebre deve
trovare nuovi collaboratori e inventarsi nuove forme per oscurare la storia. La
tenebra vince alcune battaglie, ma non
ha nessuna possibilità di vincere la guerra contro la luce.
Dove c’è la luce, la tenebra non può esistere. La tenebra si comporta
come l’elettricità; per diffondersi ha bisogno di materiali conduttori; ha
bisogno di uomini e donne tenebrosi, che diano vita a strutture tenebrose;
senza di essi, deve arrestarsi. Per uccidere Gesù, ha avuto bisogno del
Sinedrio e dei Romani; per uccidere gli ebrei, ha chiesto aiuto a Hitler e alle
sue SS; per violentare l’uomo, si è servito di Lenin e Stalin; per rendere
fragile l’umanità, ha voluto degli economisti che hanno asservito l’uomo
all’economia ecc …
Quindi il grande problema sta nel fatto che, come scrive Giovanni: “Veniva nel mondo la luce vera, quella che
illumina ogni uomo. Era nel mondo e il mondo è stato fatto per mezzo di lui:
eppure il mondo non lo ha riconosciuto. Venne fra i suoi e i suoi non lo hanno
accolto” (Gv 1,9s).
I Padri della Chiesa usavano l’immagine della luna, per descrivere la
Chiesa, perché essa non brilla di luce propria, ma riflette quella che viene
dal sole. Ecco dove sta la soluzione al problema della tenebra: diventare come
la luna, uomini e donne che non brillano di luce propria, ma accolgono la luce
di Dio e la riflettono. Abbiamo presente l’aureola dei santi? E’ proprio questa
luce che, emana dalla vita della persona.
La luce ha vinto le tenebre, ma c’è bisogno che i figli della luce,
siano più forti dei figli delle tenebre. Questo è nuovamente il tempo della
santità.
Facciamo luce quando scegliamo il bene e rifiutiamo il male; quando
gratuitamente aiutiamo gli altri; quando proviamo compassione e simpatia; quando riconciliamo gli avversari; quando
perdoniamo, e non teniamo a mente i torti; quando preghiamo e partecipiamo ai
sacramenti, soprattutto al sacramento stesso del ringraziamento, la Santa
Eucaristia.
Guidami, luce
amabile,
tra l'oscurità
che mi avvolge.
Guidami innanzi,
oscura è la notte,
lontano sono da
casa.
Dove mi
condurrai?
Non te lo
chiedo, o Signore!
So che la tua
potenza
m'ha conservato
al sicuro
da tanto tempo,
e so che ora mi
condurrai ancora,
sia pure
attraverso rocce e precipizi,
sia pure
attraverso montagne e deserti
sino a quando
sarà finita la notte.
Non è sempre
stato così:
non ho sempre
pregato
perché tu mi
guidassi!
Ho amato
scegliere da me il sentiero,
ma ora tu
guidami! (Beato J. H. Newman).
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