EPIFANIA DEL SIGNORE
Il termine Epifania significa apparire,
splendere. E’ un’espressione usata anche per indicare il sorgere del sole. Da
2000 anni questo termine ha un nuovo significato:
oggi è l’Epifania del
Signore, non la befana. Non siamo qui per festeggiare una vecchia che vola su
una scopa, ma Gesù che si è manifestato al mondo: “Là pose una tenda per il sole che esce come sposo dalla stanza nuziale,
esulta come prode che percorre la via. Egli sorge da un estremo del cielo e la
sua corsa raggiunge l'altro estremo: nulla si sottrae al suo calore” (Salmo 18,6s).
Dal momento della Sua nascita la prima
epifania è stata per i pastori, gli emarginati del popolo d’Israele, gente
semplice, povera, addirittura disprezzata, tanto da essere considerata inabili
all’ufficio di giudice e anche a essere testimoni in un processo, poi l’altra
per i pagani, coloro che non
appartenevano al popolo eletto.
Queste due categorie di persone
rappresentato di fatto degli estremi; la
luce di Cristo non è riservata ad alcuni, ma è per tutti, indipendentemente
dalla lingua, dal popolo d’appartenenza, dalla condizione socio-economica.
L’Epifania è allora la memoria di Dio che, come il sole che sorge, illumina e riscalda ogni
uomo e donna. E’ un messaggio antico, ma che ha bisogno di essere continuamente
riascoltato, perché sempre si rinnova la tentazione di considerare qualcuno escluso dall’amore di Dio. In realtà ci si può
solamente autoescludere.
A Dio che ci viene incontro si può reagire
in due modi, rappresentati, da una parte dai pastori e dai Magi e dall’altra da
Erode. I verbi che caratterizzano l’agire e i sentimenti dell’uno e degli altri
possono aiutarci a capire.
ERODE: Restò turbato; Si informò;
Chiamò i magi; Chiese accuratamente per potere andare e adorare.
I PASTORI: Andarono in fretta; Se
ne tornarono glorificando e lodando Dio.
I MAGI: Giunsero dalle regioni
orientali chiedendo dove fosse il re dei Giudei; Avendo visto l stella dove era
il bambino si rallegrarono di gioia grande; Adorarono; Offrirono doni.
Erode rappresenta la fede morta, l’immobilità;
non si è spostato dal suo palazzo, ma ha convocato, prima i sacerdoti e gli
scribi, poi i magi. All’occhio inesperto potrebbe sembrare anche questo un modo
per cercare la verità, seppure per interposta persona. In realtà a Erode la
notizia della nascita del bambino, ha recato turbamento, spavento e paura,
perché in Gesù egli non ha riconosciuto la luce che viene né il Signore che
risplende, ma un ostacolo al suo potere.
Erode ha percepito Dio come
limite ai suoi progetti.
Ecco allora le sue macchinazioni per
spegnere quella luce, dimenticando che là dove la luce viene meno, restano le
tenebre e il freddo. Non ci stupiamo; Erode non ha guardato in faccia nessuno,
nemmeno la propria moglie e alcuni dei
suoi figli che, fece uccidere per timore
che lo spodestassero.
I pastori e i magi invece sono coloro che
hanno cercano in prima persona, che si sono smossi dalle loro certezze e si
sono messi in cammino.
Da una parte ci sono degli ignoranti,
dall’altra dei coltissimi sapienti, ma entrambi hanno scoperto la Verità,
perché si sono messi in moto. Quanta
strada hanno fatto quei magi a dorso di cammello, col rischio di viaggiare per
nulla! E quale disponibilità, per loro che erano pagani, a cambiare, a lasciarsi
illuminare.
Dio si è lasciato e si lascia trovare da
chi con sincerità lo cerca, da chi lo vuole trovare.
L’Epifania allora ci interroga; siamo
uomini in cammino, in ricerca concreta della Luce, disponibili a lasciarci
illuminare oppure siamo immobilizzati dalle nostre certezze, incapaci di
seguire le strade che portano al Cristo?
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