BATTESIMO DEL SIGNORE
Scrive Seneca all’amico Lucilio: “Voglio
che la letizia non ti venga mai meno;
voglio che ti nasca in casa e, nascerà purché alberghi nell’intimo del tuo animo. Altre forme di allegria non riempiono il cuore, spianano la fronte, ma non hanno alcun peso, a meno che, secondo te, il riso sia una prova certa di gioia … Voglio che tu ne prenda possesso: non ti mancherà mai, una volta che avrai scoperto da dove si può attingerlo” (Lettere a Lucilio, Lettera 23).
voglio che ti nasca in casa e, nascerà purché alberghi nell’intimo del tuo animo. Altre forme di allegria non riempiono il cuore, spianano la fronte, ma non hanno alcun peso, a meno che, secondo te, il riso sia una prova certa di gioia … Voglio che tu ne prenda possesso: non ti mancherà mai, una volta che avrai scoperto da dove si può attingerlo” (Lettere a Lucilio, Lettera 23).
Molti secoli dopo uno scrittore molto noto H. Hesse scrive: “Per parte mia penso
che ci manchi la capacità di godere. … L’eccessivo valore
che diamo ai minuti, la fretta, che sta alla base del nostro modo di vivere, è
senza dubbio il peggior nemico del piacere. … Purtroppo la fretta della vita
moderna si è impadronita anche del poco tempo libero che abbiamo; godiamo delle
cose in modo altrettanto nervoso e snervante di quando lavoriamo. … La
conseguenza è che i divertimenti sono più numerosi, ma il piacere è sempre
minore” (H. Hesse, Piccole gioie, Bur p. 7).
Queste due voci tanto lontane nel tempo e
tanto diverse per cultura, ci aiutano a entrare nelle splendida parola, che Dio
ci dona attraverso la voce di Isaia, perché ci insegnano a leggere il nostro
tempo. Siamo figli d’un’epoca ricca di opportunità, dove sono possibili cose
impensabili solo cinquant’anni fa – come non ringraziare Dio per tanta meraviglia
-, eppure che non siamo mai sazi, ci manca la gioia e il gusto di vivere; siamo
assetati di vita. Si sono moltiplicati i divertimenti, ma manca il piacere; si
sono spianate le fronti, ma ci manca la letizia; molte sono le opportunità, ma
ci lasciano un margine di vuoto. Il cardinal Biffi, quando era Vescovo di
Bologna usò una formula molto efficace, parlando dell’Emilia Romagna: “Sazia e
disperata”. Vale forse ancora oggi? Ecco allora che accogliamo le parole di
Isaia come acqua fresca in una giornata di arsura: ““O voi tutti assetati, venite all’acqua, voi che non avete denaro,
venite; … comprate senza pagare” (Is 55,1s).
Il Papa, che tanto ci piace perché appare bonario,
scrive con forza nell’Evangelii Gaudium: “Il
grande rischio del mondo attuale, con la sua molteplice e opprimente offerta di
consumo, è una tristezza individualista che scaturisce dal cuore comodo e
avaro, dalla ricerca malata di piaceri superficiali, dalla coscienza isolata.
Quando la vita interiore si chiude nei propri interessi non vi è più spazio per
gli altri, non entrano più i poveri, non si ascolta più la voce di Dio, non si
gode più della dolce gioia del suo amore, non palpita l’entusiasmo di fare il
bene”.
Ecco che il Papa
ci elenca alcuni di quei “cibi avariati” per cui spendiamo il nostro denaro, ma
che non ci saziano: molteplice e opprimente offerta di consumo; individualismo
comodo e avaro; ricerca malata di piaceri superficiali; coscienza isolata.
Sentiamo allora riecheggiare le parole di
papa Francesco: “La gioia del Vangelo riempie
il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù. Coloro che si
lasciano salvare da Lui sono liberati dal peccato, dalla tristezza, dal vuoto
interiore, dall’isolamento. Con Gesù Cristo sempre nasce e rinasce la gioia” (EG
1).
Seneca, pur con la sua grandiosa sapienza,
non sapeva ciò che sappiamo noi: Cristo è la via della vita piena, che porta
con sé la letizia.
Ancora una volta Giovanni Battista fa di
tutto per distrarre l’attenzione da sé, per spostarla su Gesù Cristo: “Viene dopo di me colui che è più forte di
me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali” (Mc
1,7). Sentiamo riecheggiare le parole del Battista: “Lui deve crescere; io, invece, diminuire” (Gv 3,30) e accogliamo la
nostra vocazione comune: essere coloro che indicano al mondo, con la parola e
con la vita, il Cristo. Anche noi sappiamo bene che Lui deve crescere nella
vita del mondo, perché solo Lui è il Salvatore del mondo.
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