Sulla sigla dei film e i fedeli ritardatari
Nella parrocchia ideale di una diocesi ideale di un mondo ideale
che esiste solo nei sogni dei parroci, i fedeli arrivano in chiesa almeno 10’ minuti prima dell’inizio della santa Messa, si inginocchiano devotamente in silenziosa adorazione, preparandosi in questo modo alla celebrazione. Ma nella parrocchia reale di una diocesi reale di questo realissimo mondo contemporaneo i fedeli arrivano trafelati e ansimanti allo scoccar della campana, quando va bene... perché molti tendono ad arrivare sistematicamente in ritardo, durante la proclamazione delle letture o – già che ci siamo – dopo l’omelia. Come si spiegano questi ritardi? Con l’equazione chiesa = cinema. Diciamo la verità: chi di noi ha mai provato qualche interesse per la sigla di un film o per i titoli di coda? Alle volte si ha l’impressione che la Parola di Dio sia percepita un po’ come la sigla di un film: una rassegna monotona e inutile di tutti i protagonisti e di coloro che hanno preso parte alla realizzazione dello spettacolo, dal costumista al tecnico di regia. Bisogna nominarli, per correttezza, ma quello che conta arriva dopo... E come se non bastasse, il ritardatario passa gran parte del tempo delle letture a guardarsi attorno per scegliere il posto ideale, quasi dovesse trascorrervi il resto della sua esistenza: non troppo vicino all’altare per non passare per bigotto, sufficientemente vicino all’uscita per accelerare le operazioni di sbarco come in aereo, possibilmente vicino a qualche amico, per non correre il rischio di dover scambiare la pace con uno sconosciuto o, peggio, per rompere la monotonia della celebrazione con qualche commento. Il grado di attenzione aumenta sensibilmente al momento del vangelo, ma per la lettura dell’antico testamento e per l’epistola gli ascolti crollano a picco. Per fortuna nessuno ha ancora pensato a legare le letture della Parola di Dio allo share, altrimenti saremmo costretti a tagliare le prime due letture.
Signor Rossi ... “presente!”
Prima dell’inizio della Messa dovremmo introdurre l’appello nominale dei fedeli, come a scuola, ma per un motivo completamente diverso, non disciplinare e burocratico, ma teologico. Molte delle persone che arrivano sistematicamente in ritardo, o che fanno turismo religioso, cambiando sempre Messa, rivelano un’idea del tutto distorta della liturgia eucaristica: che io ci sia o che non ci sia, la Messa inizia lo stesso, e nessuno se ne accorge; come del resto uno spettacolo teatrale inizia anche se manca qualcuno di coloro che hanno comprato il biglietto. Dal punto di vista della realtà visibile, questo avviene anche per la Messa: il parroco non aspetta certo me; ma dal punto di vista teologico, se guardiamo al mistero che sta sotto, le cose sono molto diverse. Io non sono un individuo anonimo e sconosciuto che si presenta a un appuntamento nel quale rimarrà isolato nella sua anonima individualità, ma sono membro di un corpo ecclesiale che si ricompone nella celebrazione Eucaristica e in essa si edifica: che io ci sia, o non ci sia, cambia tutto! Senza di me il corpo ecclesiale inizia la celebrazione monco, perché l’Eucaristia è per eccellenza il sacramento di comunione, il sacramento del Corpo di Cristo: nutrendoci del Corpo di Cristo siamo edificati e riedificati nella comunione del Corpo mistico di Cristo. Questo è anche il motivo per il quale una grave frattura sul piano orizzontale della comunione ecclesiale rende la mia comunione eucaristica un atto profondamente contraddittorio. Dovremmo allora cercare di superare la nostra concezione individualistica della liturgia e metterci in testa che arrivare puntuale e partecipare alla Messa nella mia comunità parrocchiale o di riferimento, e non dove capita, non è un atto di cortesia e di galateo clericale, ma è costitutivo all’interno della verità stessa di quello che celebro.
che esiste solo nei sogni dei parroci, i fedeli arrivano in chiesa almeno 10’ minuti prima dell’inizio della santa Messa, si inginocchiano devotamente in silenziosa adorazione, preparandosi in questo modo alla celebrazione. Ma nella parrocchia reale di una diocesi reale di questo realissimo mondo contemporaneo i fedeli arrivano trafelati e ansimanti allo scoccar della campana, quando va bene... perché molti tendono ad arrivare sistematicamente in ritardo, durante la proclamazione delle letture o – già che ci siamo – dopo l’omelia. Come si spiegano questi ritardi? Con l’equazione chiesa = cinema. Diciamo la verità: chi di noi ha mai provato qualche interesse per la sigla di un film o per i titoli di coda? Alle volte si ha l’impressione che la Parola di Dio sia percepita un po’ come la sigla di un film: una rassegna monotona e inutile di tutti i protagonisti e di coloro che hanno preso parte alla realizzazione dello spettacolo, dal costumista al tecnico di regia. Bisogna nominarli, per correttezza, ma quello che conta arriva dopo... E come se non bastasse, il ritardatario passa gran parte del tempo delle letture a guardarsi attorno per scegliere il posto ideale, quasi dovesse trascorrervi il resto della sua esistenza: non troppo vicino all’altare per non passare per bigotto, sufficientemente vicino all’uscita per accelerare le operazioni di sbarco come in aereo, possibilmente vicino a qualche amico, per non correre il rischio di dover scambiare la pace con uno sconosciuto o, peggio, per rompere la monotonia della celebrazione con qualche commento. Il grado di attenzione aumenta sensibilmente al momento del vangelo, ma per la lettura dell’antico testamento e per l’epistola gli ascolti crollano a picco. Per fortuna nessuno ha ancora pensato a legare le letture della Parola di Dio allo share, altrimenti saremmo costretti a tagliare le prime due letture.
Signor Rossi ... “presente!”
Prima dell’inizio della Messa dovremmo introdurre l’appello nominale dei fedeli, come a scuola, ma per un motivo completamente diverso, non disciplinare e burocratico, ma teologico. Molte delle persone che arrivano sistematicamente in ritardo, o che fanno turismo religioso, cambiando sempre Messa, rivelano un’idea del tutto distorta della liturgia eucaristica: che io ci sia o che non ci sia, la Messa inizia lo stesso, e nessuno se ne accorge; come del resto uno spettacolo teatrale inizia anche se manca qualcuno di coloro che hanno comprato il biglietto. Dal punto di vista della realtà visibile, questo avviene anche per la Messa: il parroco non aspetta certo me; ma dal punto di vista teologico, se guardiamo al mistero che sta sotto, le cose sono molto diverse. Io non sono un individuo anonimo e sconosciuto che si presenta a un appuntamento nel quale rimarrà isolato nella sua anonima individualità, ma sono membro di un corpo ecclesiale che si ricompone nella celebrazione Eucaristica e in essa si edifica: che io ci sia, o non ci sia, cambia tutto! Senza di me il corpo ecclesiale inizia la celebrazione monco, perché l’Eucaristia è per eccellenza il sacramento di comunione, il sacramento del Corpo di Cristo: nutrendoci del Corpo di Cristo siamo edificati e riedificati nella comunione del Corpo mistico di Cristo. Questo è anche il motivo per il quale una grave frattura sul piano orizzontale della comunione ecclesiale rende la mia comunione eucaristica un atto profondamente contraddittorio. Dovremmo allora cercare di superare la nostra concezione individualistica della liturgia e metterci in testa che arrivare puntuale e partecipare alla Messa nella mia comunità parrocchiale o di riferimento, e non dove capita, non è un atto di cortesia e di galateo clericale, ma è costitutivo all’interno della verità stessa di quello che celebro.
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