Diventare cattolici non significa smettere di pensare, ma imparare a farlo”.
Gilbert K. Chesterton

lunedì 1 giugno 2015

SS.Trinità



SS. TRINITA’

     Io ti conoscevo per sentito dire, ma ora i miei occhi di hanno visto” (Gb 42,5).
Queste sono le ultime parole di Giobbe, un uomo buono e onesto, giusto e pieno di fede che, però, prima di pronunciarle, è dovuto passare per la valle oscura del dolore. Giobbe ha maledetto la propria vita[1]; ha dovuto combattere con amici che conoscevano Dio per sentito dire, ma erano convinti di sapere tutto di Lui; ha discusso e litigato con Dio che, sembrava essere testimone indifferente della sua condizione, se non addirittura la causa[2].
     “Per sentito dire”, significa che, altri sono stati testimoni oculari o auricolari; hanno toccato o odorato e hanno comunicato la loro esperienza; significa venire a conoscenza di qualcosa per interposta persona. Grande è la differenza tra il sentire parlare di un profumo e percepirlo; tra parlare di amore e sentirsi amati; tra sentire parlare di sofferenza e viverla in prima persona.
     Giobbe racconta  proprio questo percorso, che lo ha portato a vedere, toccare, udire e odorare; Dio non è più un’idea, ma una realtà.
     Dopo il tradimento e la morte di Giuda, gli Apostoli hanno dovuto individuare il dodicesimo Apostolo, hanno cercato tra coloro che erano stati testimoni della prima ora: “Bisogna dunque che, tra coloro che sono stati con noi per tutto il tempo nel quale il Signore Gesù ha vissuto fra noi, cominciando dal battesimo di Giovanni fino al giorno in cui è stato di mezzo a noi assunto in cielo, uno divenga testimone, insieme a noi, della sua risurrezione»(At 1,21s).
     L’evangelista Giovanni inizia la sua prima lettera affermando: “Quello che era da principio, quello che noi abbiamo udito, quello che abbiamo veduto con i nostri occhi, quello che contemplammo e che le nostre mani toccarono del Verbo della vita    quello che abbiamo veduto e udito, noi lo annunciamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi” (1Gv 1,1;3).
     Quando due si accostarono a Gesù per conoscerlo, Egli disse loro: “Venite e vedrete” (Gv 1,39).
     Dio ha scelto di farsi carne (sarx); con Lui il rapporto non può essere puramente intellettuale, per sentito dire. Ci ha detto Gesù che, Dio vuole “rimanere in noi”; avere una casa nella nostra carne.
     Sant’Agostino, il grande convertito, ci comunica la sua esperienza: “Tardi ti amai, bellezza così antica e così nuova, tardi ti amai. Sì, perché tu eri dentro di me e io fuori. Lì ti cercavo. Deforme, mi gettavo sulle belle forme delle tue creature. Eri con me, e non ero con te. Mi tenevano lontano da te le tue creature, inesistenti se non esistessero in te. Mi chiamasti, e il tuo grido sfondò la mia sordità; balenasti, e il tuo splendore dissipò la mia cecità; diffondesti la tua fragranza, e respirai e anelo verso di te, gustai e ho fame e sete; mi toccasti, e arsi di desiderio della tua pace” (Confessioni, 10,26).
     Vi starete chiedendo cosa c’entra tutto questo discorso con la Trinità. Sono convinto che, state aspettando parole capaci di svelare l’arcano, di spiegare il mistero centrale della fede.
     Nel Corano troviamo queste parole: “Sono certamente miscredenti quelli che dicono: “Dio in verità è il terzo di tre,” mentre non c'è Dio all'infuori del Dio unico. E se non cessano il loro dire, un castigo doloroso giungerà ai miscredenti”  (Corano, 5:73-75); i Testimoni di Geova affermano più o meno la stessa cosa. I Cristiani, invece, con grande chiarezza sanno che il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, sono lo stesso Unico Dio, in Tre persone.
     Questa non è un’operazione matematica; la logica qui è insufficiente, bisogna lasciare che il mistero diventi luce, manifestando la sua evidenza. Meno si è spirituali e più la Trinità è assurda, più si usano i criteri umani e meno si avanza. San Paolo ci indica la strada: “Tra coloro che sono perfetti parliamo, sì, di sapienza, ma di una sapienza che non è di questo mondo, né dei dominatori di questo mondo, che vengono ridotti al nulla. 7Parliamo invece della sapienza di Dio, che è nel mistero, che è rimasta nascosta e che Dio ha stabilito prima dei secoli per la nostra gloria. Nessuno dei dominatori di questo mondo l’ha conosciuta; se l’avessero conosciuta, non avrebbero crocifisso il Signore della gloria. Ma, come sta scritto: Quelle cose che occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrarono in cuore di uomo, Dio le ha preparate per coloro che lo amano. Ma a noi Dio le ha rivelate per mezzo dello Spirito; lo Spirito infatti conosce bene ogni cosa, anche le profondità di Dio” (1Cor 2,6ss).
     Con questo non vengo meno al mio dovere di pastore, perché indico a voi e a me la stesso via. Solo che prega è teologo ed è giunto il momento di diventare uomini e donne spirituali. Allora la Trinità cesserà di essere un enigma, per  diventare il modello di ogni relazione nella Chiesa e nel mondo, dove l’amore sarà inteso per quello che è: dono e non uso e abuso dell’altro.



[1] «Perisca il giorno in cui nacqui e la notte in cui si disse: “È stato concepito un maschio!”. Quel giorno divenga  tenebra, non se ne curi Dio dall’alto, né brilli mai su di esso la luce” (Gb 3,3s).
[2] Perché mi nascondi la tua faccia e mi consideri come un nemico? 25Vuoi spaventare una foglia dispersa dal vento
e dare la caccia a una paglia secca? 26Tu scrivi infatti contro di me sentenze amare e su di me fai ricadere i miei errori giovanili; 27tu poni in ceppi i miei piedi, vai spiando tutti i miei passi e rilevi le orme dei miei piedi. 28Intanto l’uomo si consuma come legno tarlato o come un vestito corroso da tignola
(Gb 13,24ss).

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