XVI DOM. T.O.
Gesù «si
commosse», ci dice l’evangelista Marco. E’ bellissima questa parola,
perché
ci dice che il Signore non passa indifferente. Egli ci guarda. Lasciamoci
accarezzare dalle parole del Salmo: “Signore,
tu mi scruti e mi conosci, tu conosci quando mi siedo e quando mi alzo, intendi
da lontano i miei pensieri, osservi il mio cammino e il mio riposo, ti sono
note tutte le mie vie”
(Salmo 139,2s).
La commozione di Gesù per la folla è una
partecipazione sofferta e intima. La «compassione» di
cui parla Marco - in eb. rahàmìm =
viscere), corrisponde al greco oiktrimoi (compassione
manifestata) o splàgnon
(connesso con splén
= milza; indica genericamente le viscere; più
specificatamente può indicare il seno materno - dice un movimento degli
intestini, nel senso che provò un forte turbamento nelle sue viscere come lo
prova una madre per suo figlio (lett. «si sentì
smuovere le viscere»; secondo
l’antropologia biblica, le viscere sono sede della sollecitudine materna).
Lo stesso verbo Luca lo usa per dire la
commozione di misericordia del Padre quando rivede il
figliuol prodigo (Lc 15,20) e
del Samaritano che soccorre il malcapitato della parabola (Lc 10,33).
In tante chiese, in passato, si usava un
segno non particolarmente bello: un triangolo con in mezzo un occhio; credo che
possa essere utile per significare ciò che emerge oggi: Dio mi guarda e Ti
guarda.
La compassione di Dio non è mai fine a se
stessa, come è spesso la nostra. Egli non si accontenta di un’emozione e delle
lacrime; dopo la commozione/compassione Egli agisce. Il Padre Misericordioso
corre incontro al figlio disgraziato, gli salta al collo e lo abbraccia, compie
i gesti che restituiscono al giovane la dignità buttata via (gli restituisce “l’abito
il primo”; gli pone l’anello al dito, come sigillo per marchiare i contratti e
gli mette i sandali, calzari degli uomini liberi) e organizza la festa come per
gli ospiti di riguardo. Il Buon
Samaritano invece si ferma, cura, lenisce le sofferenze e incarica l’oste di
fare il resto, fino al suo ritorno.
Qui c’è un punto importantissimo, infatti
il Buon Samaritano è proprio il Signore Gesù che soccorre l’uomo attaccato dai
briganti, ma l’oste è la Chiesa alla quale il Signore ha affidato il compito di
continuare la Sua opera.
A noi poco importa di essere guardati e di
provocare compassione, sia agli uomini che a Dio. Noi desideriamo che la
compassione, sciolga le durezze dei cuori; che provochi in chi ci guarda un
sussulto di umanità, che spinga ad agire. Chi ha fame, vuole mangiare; chi ha
freddo, vuole essere coperto; chi è in carcere, desidera misericordia; chi è
solo, ha bisogno di compagnia; chi è disorientato, ha bisogno di una guida ecc
… non ha bisogno di lacrime sterili.
Nel prefazio della preghiera eucaristica
V/C troviamo: “Donaci occhi per vedere le
necessità e le sofferenze dei fratelli; infondi in noi la luce della tua parola
per confortare gli affaticati e gli oppressi: fa’ che ci impegniamo lealmente
al servizio dei poveri e dei sofferenti”. Questa è la preghiera di chi è di Cristo e
desidera camminare sulle sue vie.
Dobbiamo
lodare il Signore per la Chiesa che, in questi due millenni, ha saputo essere
fedele discepola del Suo Signore. Quanti milioni di uomini e di donne sono
custoditi con compassione da fratelli e sorelle, che non passano indifferenti
dall’altra parte della strada; che pur non avendo molto da condividere, non si
sentono esonerati dal comando del Signore, perché ricordano che, per sfamare cinquemila
uomini, Gesù ha moltiplicato i pochi
pani e i pesci a diposizione dei discepoli.
Oggi Gesù ci
invita a lasciar riaccendere nel nostro
cuore il fuoco della compassione, a non lasciarci bloccare dalle paure, dalla
stanchezza, dai limiti. Gesù ha bisogno ancora oggi di un “oste” disponibile a
cui affidare il ferito da Lui accolto. Egli vuole le nostre mani, per toccare e
accarezzare: i nostri piedi, per camminare al fianco degli uomini; i nostri
occhi, per guardarli con amore; i nostri orecchi, per ascoltarli con pazienza;
la nostra bocca, per incoraggiarli e correggerli.
Tu sai
Signore, come facciamo fatica, eppure siamo disponibili ad aiutarti; vogliamo
essere per i nostri fratelli samaritani compassionevoli. Ti chiediamo però, di
mandare qualcuno anche per noi, perché anche noi ne abbiamo bisogno.
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