Diventare cattolici non significa smettere di pensare, ma imparare a farlo”.
Gilbert K. Chesterton

sabato 29 agosto 2015

Omologato?



XXII DOM. T.O.

     Perché i tuoi discepoli non si comportano secondo la tradizione degli antichi”? (Mc 7,5).
     Gesù ha portato una novità e chi sta con Lui,
piano piano impara un modo di viere diverso – ciò che prima dell’incontro pareva essenziale, diventa indifferente. San Paolo lo dice esplicitamente: “queste cose, che per me erano guadagni, io le ho considerate una perdita a motivo di Cristo. Anzi, ritengo che tutto sia una perdita a motivo della sublimità della conoscenza di Cristo Gesù, mio Signore. Per lui ho lasciato perdere tutte queste cose e le considero spazzatura, per guadagnare Cristo” (Fil 3,7-8).
     Il nuovo modo di essere dei discepoli di Gesù, provoca coloro che li guardano. E’ nella natura stessa della vita cristiana autentica essere provocatoria, perché ha una logica differente; Gesù Cristo fa la differenza - “Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo; poiché invece non siete del mondo, ma io vi ho scelti dal mondo, per questo il mondo vi odia” (Gv 15,19) -. E’ continuo il lavoro per omologare i cristiani, affinché pensino come tutti gli altri e agiscano di conseguenza. I cristiani però non possono cedere a questa tentazione, anche se, apparentemente, sarebbero più amati e rispettati e l’esistenza sarebbe più tranquilla. Un giorno san Pietro rispose al Sommo sacerdote: “Bisogna obbedire a Dio piuttosto che agli uomini(At 5,29).
     Alla domanda dei Farisei e degli Scribi, Gesù risponde con parole a dir poco offensive: “Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me” (Mc 7,6).  Se noi ci chiediamo il perché Dio ci ha dato un cuore, rispondiamo, per amare. Non così la Bibbia. L’uomo biblico risponde che Dio ci ha dato un cuore per pensare e per conoscere: "Insegnaci a contare i nostri giorni, e giungeremo alla sapienza del cuore (Sal 90,12); "Sciocchi e tardi di cuore nel credere alle parole dei profeti" (Lc 24,25). Il cuore indica anche la sede della memoria: "Sappi dunque e conserva nel cuore che il Signore è Dio...E non ve n’è un altro" (Dt. 4,39); "Questi precetti che oggi ti do ti stiano fissi nel cuore" (Dt 6,6); "Maria serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore" (Lc 1,66-2,19-2,51). Infine la parola cuore, viene anche usata per indicare i sentimenti, ma tutti i sentimenti e non solo l’amore. Gioia,  gratitudine, amarezza, fiducia ecc ... Quando si evidenzia il cuore, s’intende l’interiorità: pensieri, sentimenti intimi, progetti segreti e le scelte di vita. E’ simile a ciò che noi oggi chiamiamo coscienza.
     Gesù sta dicendo chiaramente ai suoi ascoltatori che, anche se compiono perfettamente dei riti e gesti religiosi, in realtà Dio non fa parte della loro vita più profonda.
     Per questo Dio stesso ha detto un giorno al Suo popolo: “Vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo, toglierò da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne” (Ez 36,26).
     Gesù chiama a una purificazione del cuore. Il primo passaggio necessario è cercare di capire cosa c’è nel cuore, senza questo è impossibile ogni guarigione. Volendo capire se l’acqua di un pozzo è pura, devo inevitabilmente attingerla con un secchio, guardarla e assaggiarla, così è con il contenuto del nostro cuore.  La Sacra Scrittura ci dà delle indicazioni:
-          L'uomo buono trae fuori il bene dal buon tesoro del suo cuore; l'uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male, perché la bocca parla dalla pienezza del cuore (Lc 6,45). Cosa esce dalla nostra bocca? Parole che edificano o che distruggono; che vogliono curare o ferire? Menzogna o verità? Miele o fiele? Dio o idoli? Io o gli altri? Proviamo ad ascoltarci e conosceremo un po’ meglio la nostra interiorità.
-          là dov'è il tuo tesoro, sarà anche il tuo cuore (Mt 6,21). Cosa attira prevalentemente le nostre preoccupazioni, le nostre scelte?
     Gli altri sono spesso un aiuto in questa presa di coscienza. Quante volte ci arrabbiamo e accusiamo coloro che ci stanno intorno, perché ci fanno perdere la pazienza, ci costringono a essere disonesti, causano la nostra infedeltà ecc … In realtà le persone, con le loro provocazioni, fanno emergere ciò che c’è già dentro di noi, ciò che noi siamo. Scrive san Francesco: “Il servo di Dio non può conoscere quanta pazienza e umiltà abbia in sé finché gli si dà soddisfazione. Quando invece verrà il tempo in cui quelli che gli dovrebbero dare soddisfazione gli si mettono contro, quanta pazienza e umiltà ha in questo caso, tanta ne ha e non più” (Amm XIII). Per questo san Francesco scrive: “ama coloro che agiscono con te in questo modo, e non esigere da loro altro se non ciò che il Signore darà a te” (Let. A un  Min.); proprio perché possono aiutarti a conoscerti e a guarire. A volte è molto dolorosa questa cura, ma è pur sempre una cura.
     Signore mostrami in profondità cosa c’è nel mio cuore e se ciò che troviamo non piace a Te, manda la Tua grazia, affinché io sia curato e guarito. Quando la cura mi pare troppo pesante, prendimi per mano e dì all’anima mia: “Sono io la tua salvezza” (Salmo 34,3).

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