Diventare cattolici non significa smettere di pensare, ma imparare a farlo”.
Gilbert K. Chesterton

domenica 1 novembre 2015

Fammi santo, presto santo



TUTTI I SANTI

     L'uomo ignorante cambia in morte quello che io do per la vita, e così si fa crudele a sé medesimo”; queste sono parole di santa Caterina da Siena
e, penso si adattino molto bene a questo nostro giorno di festa. Oramai tutte le più importanti feste cristiane, hanno conservato solamente il contenitore esterno, ma sono state svuotate completamente del loro senso e della loro forza. La festa di Tutti i Santi è diventata Halloween; tra breve cominceremo a vedere la città riempita di Babbi Natale di ogni dimensione; l’Epifania è diventata la festa della Befana; Pasqua è la festa degli agnellini e delle uova di cioccolato.
     Sembra tutto un gioco innocuo, in realtà la situazione è drammatica, anche perché tutto ciò avviene con la piena, anche se inconsapevole connivenza dei battezzati.  
       Entrando in questa chiesa, considerata un capolavoro, avrete certamente notato quante statue e quanti dipinti vi sono. Sono rappresentazioni dal 1517 in avanti; alcune di pregio, altre decisamente no. Sono immagini della Vergine Maria e di Santi.
     Perché così tante? Non ha detto Dio: “Non ti farai idolo né immagine alcuna di quanto è lassù nel cielo, né di quanto è quaggiù sulla terra, né di quanto è nelle acque sotto la terra”  (Es 20,4)?
     Questa chiesa è forse una sorta di pantheon, dove tante pseudo-divinità trovano casa sotto lo stesso tetto?
     Evidentemente no!
     La chiesa è uno spazio sacro, diverso da tutti gli altri luoghi ed è anche un luogo che, attraverso l’architettura e le varie espressioni artistiche, vuole dire qualcosa. L’edificio sacro parla. Non per niente le varie religioni hanno luoghi di  culto molto diversi, ma anche all’interno del mondo cristiano, un conto è entrare in una chiesa ortodossa, cattolica o protestante. Ci accorgiamo subito che questi edifici parlano lingue diverse.
     Il cuore della chiesa è il Cristo, realmente presente nel pane consacrato sull’altare del sacrificio e conservato nel tabernacolo; tutto il resto gli fa corona.
     Entrare in chiesa, è come entrare in cielo alla presenza della SS. Trinità, circondata dalla Vergine Maria, dagli angeli e dai Santi. Scrive Giovanni: “Ecco una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, tribù, popolo e lingua. Tutti stavano in piedi davanti al trono e davanti all’Agnello … e tutti gli angeli stavano attorno al trono …” (Ap 7,9;11).
     Davanti al roveto ardente, Mosè dovette togliersi i sandali: «Non avvicinarti oltre! Togliti i sandali dai piedi, perché il luogo sul quale tu stai è suolo santo!» (Es 3,5).
     Entrare qui e comportarsi come nello spazio profano (abiti sconvenienti, chiacchiere libere, cellulari, cani, ecc …), dal mio punto di vista, significa non avere piena coscienza di dove si è, ma soprattutto, davanti a chi si è. Lo spazio sacro è stato banalizzato e non gli consentiamo più di aiutarci a camminare verso Dio.
     La chiesa edificio è immagine e segno della Chiesa, anche nella sue dimensioni nascoste. Essa non è solamente l’organismo visibile, ma pure la schiera dei Santi – anche tutti i defunti che, seppure non pubblicamente canonizzati, sono in Paradiso – e la comunità che attende la piena visione, in Purgatorio.
     La presenza di tutta la Chiesa, si realizza, non simbolicamente, ma realmente, durante la celebrazione eucaristica; essa non è semplicemente una riunione umana, ma il convergere stupito di tutti, intorno  all’altare, dove si rinnova il sacrificio dell’Agnello che toglie il peccato del mondo.
     Entrare in chiesa, allora, significa fare memoria che, non siamo soli – gli angeli ci circondano, le persone amate che ci hanno preceduto in cielo, sono vicine, i Santi, pregano per noi -; siamo creature destinate al cielo. Lasciamoci guidare da coloro che, prima di noi, hanno seguito il Cristo verso la pienezza. Ognuna di queste immagini è una provocazione; un appello alla santità oltre che una promessa di intercessione a nostro favore.
     I Santi sono maestri di vita.
     Il Vangelo non dice: “Beati quelli che fanno miracoli; beati quelli che hanno le stimmate; beati quelli che hanno il dono della bilocazione ecc …”, se fosse così, non ci riguarderebbe. Gesù dice:  “Beati quelli che posseggono il regno di Dio; che sono Suo Figli; che possono godere della Sua bellezza; che sanno accogliere i Suoi doni; che sono da Lui consolati e saziati”. La Chiesa ha canonizzato tante persone: sacerdoti, consacrati, laici; uomini e donne; giovanni e anziani; dotti e ignoranti; ognuno di noi può individuare un maestro, qualcuno con il quale camminare sulla via del Vangelo.

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