Diventare cattolici non significa smettere di pensare, ma imparare a farlo”.
Gilbert K. Chesterton

sabato 24 ottobre 2015

Cieco, ma vivo



XXX DOM. T.O.

     Mentre partiva da Gerico” (Mc 10,46). Gesù sta per lasciare Gerico e Bartimeo riesce a cogliere l’attimo; poco tempo dopo avrebbe perso l’opportunità di incontrare il Salvatore. Non aspetta, chiama.
     Dice la Scrittura: “Cercate il Signore, mentre si fa trovare, invocatelo, mentre è vicino”  (Is 55,6).
Non aspettiamo chissà quando. Gesù passa oggi, adesso. Questo è il tempo favorevole.
     Non hai tempo? Ricorda che questo è l’unico giorno certo, perché il passato non c’è più e il domani non è a nostra disposizione.
      La sapienza popolare direbbe che “ogni lasciata è persa”; in realtà con Dio non è così, perché Egli continua instancabilmente a cercarci; ma quanto tempo sprecato, quanta cecità, mentre potremmo vedere e accompagnare coloro che sono nelle tenebre.
      Bartimeo è cieco, non c’è dubbio; manca di qualcosa d’importante (la vista), eppure, se leggiamo con attenzione, ha molto altro: ci sente, ha voce, coraggio, agilità e buone gambe. Egli non è un uomo ripiegato su di sé. Bartimeo sa di non essere il suo limite; non si piange addosso, lasciandosi scappare le occasioni di vita, ma usa ciò che ha per andare oltre. La disponibilità al “rischio” è proporzionata al desiderio.
     Ti lasci inchiodare dal tuo limite o scegli di reagire, di fare frutto con ciò che hai?
         Bartimeo non si è lasciato ostacolare nemmeno da quelli dell’entourage del Signore che, invece di favorire l’incontro, pongono delle barriere. Ci avevano già provato con alcuni genitori che volevano portare a Gesù i loro figli, forse per farli benedire e, ora, ci riprovano con questo cieco disgraziato. Essi sono l’immagine di coloro che pensano di tenere Gesù per sé e che, gelosamente, lo vogliono rinchiudere lontano dalla gente. Gesù è Dio e ha abbattuto i muri di separazione che lo rinchiudevano nel tempio. Ora sono la strada e le case il suo tempio. Lui è venuto per toccare ed essere toccato.
     Quando si incontra il Signore per davvero, del resto, non si può tenerlo per sé, si diventa naturalmente missionari. Infatti, “subito egli ci vide e si mise a seguirlo per la via” (Mc 10,52); immagino Bartimeo, entusiasta, chiamare coloro che incontra, per raccontare ciò che è avvenuto e per invitarli a lasciarsi aiutare da Gesù. Chissà quanti sono stati guariti da Gesù, grazie all’entusiasmo del nostro amico.
      Gesù può aiutare a guarire Bartimeo perché egli Gli spalanca la sua porta. Bartimeo si fida e Gesù glielo riconosce. Quante volte il Signore non può fare nulla per noi, perché non lo ascoltiamo o, se lo ascoltiamo, non ci fidiamo e confidiamo troppo sulle nostre forze o su quelle di altri uomini. Non importa se siamo giovani o vecchi, colti o ignoranti; coraggiosi o pusillanimi; forti o deboli; belli o brutti ecc … l’importante è che sappiamo affidarci al Signore, come Maria: “Si compia in me, secondo la tua parola”.
     Quando noi impediamo a Dio di agire nella nostra vita, poi, per conseguenza, Lo ostacoliamo nel suo desiderio di raggiungere gli altri attraverso di noi. Gli uomini e le donne docili alla voce del Signore, sono un preziosissimo dono per l’umanità.
      Gesù si è fermato alla voce forte e disperata di Bartimeo: “Iesou eléesòn me” (10,48). Sono le stesse parole che diciamo nell’atto penitenziale (Kyrie eleison). Il Salmista canta questa esperienza: “Questo povero grida e il Signore lo ascolta, o salva da tutte le sue angosce. L'angelo del Signore si accampa attorno a quelli che lo temono, e li libera. Gustate e vedete com'è buono il Signore; beato l'uomo che in lui si rifugia” (Salmo 34,6ss). Il Signore ascolta le parole vere, che naascono dal cuore e che non  semlicemente flatus vocis.

     Ti preghiamo, Signore, per noi e per tutti quelli che non sono capaci di invocarti o che sono stanchi di gridare, ma che hanno bisogno di Te, che Ti fermi per raccoglierli, tendergli la Tua mano.

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