Diventare cattolici non significa smettere di pensare, ma imparare a farlo”.
Gilbert K. Chesterton

sabato 12 marzo 2016

Neanche io ti condanno, ma non peccare più



V DOM. QUARESIMA

     Sempre più spesso ho la sensazione che ci siano dei giornalisti  che, quando intervistano qualcuno, non hanno interesse a conoscere ciò che costui ha realmente da dire, ma hanno bisogno di carpire parole da usare contro. Non c’è ascolto e ricerca di verità, ma un tranello vigliacco.
     Oggi Gesù è vittima di un atteggiamento del genere
; i suoi interlocutori gli pongono una domanda, ma non per conoscere cosa ne pensa, bensì per “metterlo alla prova e per avere motivo di accusarlo” (Gv 8,6). Per raggiungere il loro scopo non si fanno problema di umiliare una donna buttandola in mezzo a un gruppo di uomini, raccontando pubblicamente il suo peccato e annunciando come niente fosse la sua morte. Una persona viene usata, diventa una cosa; non c’è nessun rispetto per la sua dignità. E’ come se stessero parlando di un mobile o di un animale.
     Questa creatura, già destinata alla morte,  è comunque segnata per sempre, perché da tutti sarà ricordata come “l’adultera”, quasi marchiata a fuoco per il proprio peccato.
     Ecco allora che avviene qualcosa di storico; come Dio scrisse col Suo dito le Dieci Parole (Dieci Comandamenti) sulle tavole di pietra (Es 31,18), così Gesù ora scrive una “nuova” legge: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati.  Andate dunque e imparate che cosa significhi: Misericordia io voglio e non sacrificio. Infatti non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori» (Mt 9,9-ss). Da quel lontano giorno, Gesù ha detto chiaramente che siamo tutti sulla stessa barca; c’è un solo Giusto, mentre per tutti noi altri, valgono le parole dell’apostolo Giovanni: “Se diciamo di essere senza peccato, inganniamo noi stessi e la verità non è in noi” (1Gv 1,8); ma anche che, tutti siamo degni di perdono.
     So quanto è difficile entrare in questa logica, almeno quando riguarda gli altri, perché, viceversa, quando  siamo noi a esserne i destinatari, ci piace da morire.
     Mi son chiesto in questi giorni se la parola di Gesù è valida anche per quei disgraziati che imbottiti di droga e sesso, hanno deciso di uccidere un giovane di 23 anni per vedere che effetto avrebbe fatto. Ebbene penso proprio che non ci siano dubbi, anche questi che hanno perso la loro umanità, sono destinatari della misericordia di Dio; Gesù è morto per salvare anche loro.
     Allora Gesù ci lascia liberi di fare ciò che ci piace? Possiamo ridurci a mostri, tanto tutto sarà perdonato? 
     Ascoltiamo il Signore: “Chi pecca morirà … Sul giusto rimarrà la sua giustizia e sul malvagio la sua malvagità. Ma se il malvagio si allontana da tutti i peccati che ha commesso … e agisce con giustizia e rettitudine, egli vivrà, non morirà. Nessuna delle colpe commesse sarà più ricordata, ma vivrà per la giustizia che ha praticato” (Ez 18,20s). Un giorno dovremo rendere conto della nostra vita.
     Ogni intervento di Gesù però è per la salvezza. Anche alla nostra povera donna, dopo averla calmata un po’, dice: “Va’ e non peccare più”.
     C’è un altro fatto straordinario: gli accusatori sembrano avere compreso qualcosa di nuovo. Da cosa si capisce? Dal fatto che “se ne andarono uno per uno” (Gv 8,9). Chissà quante volte avevano pregato, senza applicarlo a sé, con il Salmo 50:
 “Al malvagio Dio dice: «Perché vai ripetendo i miei decreti e hai sempre in bocca la mia alleanza,
tu che hai in odio la disciplina e le mie parole ti getti alle spalle? Se vedi un ladro, corri con lui
e degli adùlteri ti fai compagno.  Abbandoni la tua bocca al male e la tua lingua trama inganni. Ti siedi, parli contro il tuo fratello, getti fango contro il figlio di tua madre. Hai fatto questo e io dovrei tacere?Forse credevi che io fossi come te!
”. La parola di Gesù invece sembra essere riuscita ad aprirsi un varco nel cuore di costoro.
     Quando il Signore riesce a raggiungerci e a toccarci, sempre avviene una nuova creazione; nulla rimane più come prima.
     Signore, quando dimentico il mio peccato e mi scaglio contro quello degli altri, non perdere l’occasione di ferirmi con la Tua parola, così che io per primo sia curato e guarito. Non lasciare mai che, a causa mia, qualcuno si senta buttato in mezzo e condannato senza speranza, ma fai di me uno strumento docile della Tua misericordia.

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