Diventare cattolici non significa smettere di pensare, ma imparare a farlo”.
Gilbert K. Chesterton

domenica 3 aprile 2016

Misercodes sicut Pater



II DOM. PASQUA

     E’ passato solamente un giorno da quando Gesù è stato umiliato, torturato e crocifisso; i Suoi sono spaventati e delusi – “erano chiuse le porte dove si trovavano  … per timore dei Giudei” (Gv 20,19) -, eppure è bastato un incontro e tutto è cambiato.
     Gesù si è fatto  presente, ha mostrato i segni evidenti della crocifissione, ma è vivo. Le porte della morte sono state sfondate una volta per tutte. Scrive san Giovanni Crisostomo: “Nostro Signore … Non ha tolto i chiavistelli, li ha rotti, perché non esista più carcere. Senza porte e senza catene nessuno è imprigionato, pur finendo in quell’antro. Se Gesù Cristo ha spezzato le porte, chi le riparerà? Nessuno rimette in piedi quello che Dio ha rovesciato”.

     Questa certezza ha reso liberi e coraggiosi i cristiani, a partire dai primi discepoli. Gli stessi che si erano tenuti nascosti durante i giorni della passione del Signore, sono gli stessi che erano soliti stare insieme nel portico di Salomone” (At 5,13). Finalmente vivono pubblicamente la loro fede, perché  hanno capito che ciò che Gesù aveva detto era tutto vero; che la Sua morte, invece di essere la fine, è stato il “cavallo di Troia”, con cui ha ingannato il maligno e lo ha sconfitto. Ora hanno certezza di essere sulla via per la quale vale la pena vivere e spendersi; non si nascondono più, anzi sanno che la via di Gesù è per tutti.
     A questi, il Signore dà un incarico incredibile: “Come il Padre ha mandato me,anche io mando voi” (Gv 20,21). Gesù ha esteso ai discepoli la propria missione, ricevuta dal Padre. Tutto ciò che era previsto per Lui, è chiesto ai discepoli: anche a me e a te. In qualche modo l’aveva già preannunciato quando disse: “io vi dico: chi accoglie colui che io manderò, accoglie me; chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato” (Gv 13,20).
     Cosa ha fatto Gesù? Ha annunciato la buona notizia a coloro che non la conoscevano; ha fatto conoscere agli uomini il vero volto di Dio; ha avvicinato coloro che, per una qualche ragione, erano intoccabili; ha perdonato coloro che erano stati intaccati dal male e dal peccato; non ha risparmiato la sua vita. Tutto questo lo ha fatto per l’infinito amore per gli uomini. Ecco allora cosa ci chiede Gesù: continuare ad amare gli uomini, farci carico delle loro esistenze e della loro salvezza.
     Cosa aveva detto Gesù a Pietro? Ti farò pescatore di uomini. Cosa vuol dire? L'uomo sott'acqua non vive, annega. Allora, cosa dice Gesù? Quello che voi farete, sarà tirare fuori gli uomini dall'acqua, salvare gli uomini dalla morte.  Perché? Come io vengo a pescare voi per tirarvi fuori dal vostro  cammino di morte e condurvi sul cammino della vita, così voi sarete come me, porterete ai vostri fratelli la vita. E così diventate fratelli.  E fratello è colui che si preoccupa del fratello. Questo è l'invito di Gesù molto netto, molto deciso. Ed è il principio del Vangelo.
     Ecco che ora Gesù ci mostra il modo per eccellenza per “pescare” gli uomini: il perdono - “A coloro a cui  perdonerete i peccati saranno perdonati” -.
     Perché il Signore non ha scelto una modalità più diretta, che non necessitasse di una mediazione umana?
     Perché, come scrive Dietrich Bonhoeffer: “Il peccato esige che l’uomo sia solo. Lo sottrae alla comunione. Quanto più è solo, tanto più distruttivo è il dominio del peccato su di lui … il peccato vuol rimanere sconosciuto. Ha orrore della luce. Nell’oscurità dell’inespresso il peccato avvelena tutto l’essere dell’uomo. … Nella confessione, la luce dell’evangelo irrompe nelle tenebre e nell’oscurità in cui il cuore si chiude. Il peccato è costretto a venire alla luce” (La vita comune).
     Perché come ogni malattia ha bisogno di un medico preparato, così il peccato. Da soli ci si può curare un’influenza, ma non le malattie più gravi; anzi il rischio è che, da soli si confonda una malanno mortale con una di facile soluzione. Dio ci concede un aiuto perché non incorriamo nel pericolo dell’autoinganno.  Dio ha voluto dei “medici” della grazia e del perdono per aiutarci, non per metterci in difficoltà. Egli sa che, da soli, non posso siamo farcela. Scrive Dietrich Bonhoeffer: “Davanti a lui non serve la maschera che porti agli occhi degli uomini. Egli vuol vederti così come sei e vuol farti grazia. Non occorre più che tu inganni te stesso e il tuo fratello, come se fossi senza peccato; ora ti è consentito essere peccatore, ringraziane Dio; egli infatti ama il peccatore, ma odia il peccato … (La vita comune).
     Mi direte: “I discepoli, però, possono anche non perdonare. Come mai?”
     No, i discepoli sono inviati per guarire - Gesù l’ha appena detto -, ma nessuno può essere costretto. La libertà è offerta, quindi va scelta. Chi vuole rimanere incatenato al suo peccato, Gesù e i suoi discepoli possono solo continuare a offrirgli il perdono, ma se non lo vuole, non possono imporglierlo. Solo l’ostinazione a rimanere coscientemente nel peccato impedisce il perdono.
     Quindi non sono i discepoli che arbitrariamente possono decidere? Ovviamente no. Gesù li ha mandati per guarire. Il perdono non è negato, semplicemente è rifiutato.

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