III DOM. PASQUA
Pietro l’apostolo scelto da Gesù per essere la “roccia” della Chiesa,
ricco di entusiasmi, ma anche di peccati e lentezze, ne fa un’altra delle sue: decide
di andare a pescare.
Non solo fa di testa sua, ma porta con sé, fuori strada,
anche altri discepoli. Vi chiederete cosa c’è di male; del resto sta solo
lavorando per guadagnarsi il pane.
In realtà Pietro da solo non ha nessuna originalità, percorre le strade
che ha sempre percorso; torna a fare ciò che ha sempre fatto. Non sembra
nemmeno che abbia trascorso tre anni con il più fantastico degli uomini – Dio
incarnato -.
Egli non chiede: “Signore, cosa
vuoi che io faccia?”, perché è chiuso nei confini ristretti della sua
autonomia.
La povertà di Pietro ci mette in guardia, perché ci mostra quali rischi
corre chi non è aperto al progetto di Dio:
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rischia
di spendere tutte le proprie risorse in progetti sbagliati, che non porteranno
da nessuna parte e che si concluderanno con un frustrante senso di fallimento e
un rancore più o meno evidente verso Dio. Ci sono due Salmi che mi sono
particolarmente cari e che esprimono bene quanto intendo dire. In uno il
salmista racconta sconvolto cosa sta avvenendo al suo popolo: “O Dio, nella tua eredità sono entrate le genti:
hanno profanato il tuo santo tempio, hanno ridotto Gerusalemme in macerie. Hanno abbandonato i cadaveri dei tuoi servi
in pasto agli uccelli del cielo, la carne dei tuoi fedeli agli animali
selvatici. Hanno versato il loro sangue come acqua intorno a Gerusalemme
e nessuno seppelliva” (Salmo 79, 2s) e non ne comprende il perché; nell’altro Dio risponde e spiega: “il mio popolo non ha ascoltato la mia voce, Israele non mi ha obbedito: l’ho abbandonato alla durezza del suo cuore. Seguano pure i loro progetti!” (Salmo 80,12s). Ricordiamo Francesco di Assisi, fissato nell’idea di diventare cavaliere attraverso la partecipazione alla guerra. L’unico suo ideale sembrava essere questo. Ci è voluta la pazienza di nostro Signore, per andare a prenderlo lungo la strada e riportarlo ad Assisi e fare di lui uno degli uomini più interessanti e più grandi della storia;
e nessuno seppelliva” (Salmo 79, 2s) e non ne comprende il perché; nell’altro Dio risponde e spiega: “il mio popolo non ha ascoltato la mia voce, Israele non mi ha obbedito: l’ho abbandonato alla durezza del suo cuore. Seguano pure i loro progetti!” (Salmo 80,12s). Ricordiamo Francesco di Assisi, fissato nell’idea di diventare cavaliere attraverso la partecipazione alla guerra. L’unico suo ideale sembrava essere questo. Ci è voluta la pazienza di nostro Signore, per andare a prenderlo lungo la strada e riportarlo ad Assisi e fare di lui uno degli uomini più interessanti e più grandi della storia;
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Si
rischia di rifiutare progetti per i quali ci si sente inadeguati, che fanno
paura o sono particolarmente al di là delle nostre idee e dei nostri sogni, ma
che potrebbero portarci alla vita piena. Facciamoci caso: i Santi hanno spesso
percorso strade nuove, hanno iniziato opere incredibili, per il solo fatto di
avere cessato di fare da sé, fidandosi di Dio.
Con Pietro e i discepoli, Gesù segue la pedagogia del fallimento: quella
sera non pescarono nulla. Proviamo a pensare a quei segnali stradali (lavori in
corso; zona a traffico limitato, chiusura per processione ecc …) che
costringono a cambiare strada; certi ostacoli o fallimenti sono così, invece di
essere eventi da maledire, possono essere proprio quei fatti attraverso i quali
il Signore ci spinge a percorrere altre vie; costringendoci a cambiare
programma e ad andare verso dove dobbiamo andare.
Pietro e gli altri, dopo l’inutile fatica notturna, pescano
abbondantemente, perché hanno accettato, contro ogni logica, di gettare la rete
dove ha detto Gesù. Per una volta non hanno discusso, sottolineando che le
avevano già provate tutte: si sono fidati.
Pietro sta lentamente passando dall’autonomia all’obbedienza che, non è
un atteggiamento passivo e cieco, ma l’adesione libera e convinta a un progetto
di salvezza di cui non si conoscono fino in fondo i confini.
Pensate alla differenza tra il pescatore fallito e l’apostolo che sa
sfidare con grande libertà il Sommo sacerdote. Davanti a uno degli uomini più
potenti di Israele, Pietro è in grado di dire: “Bisogna obbedire a Dio invece che agli uomini” (At 5,29). Pietro ci
mostra come il cammino della libertà
passa attraverso l’obbedienza a Dio. Scrive papa Benedetto XVI: “Oggi, grazie a Dio, non viviamo sotto
dittature, ma esistono forme sottili di dittatura: un conformismo che diventa
obbligatorio, pensare come pensano tutti, agire come agiscono tutti … . Per noi
vale questo: si deve obbedire più a Dio che agli uomini. Ma ciò suppone che
conosciamo veramente Dio e che vogliamo veramente obbedire a Lui. Dio non è un
pretesto per la propria volontà, ma è realmente Lui che ci chiama e ci invita,
se fosse necessario, anche al martirio. Perciò, confrontati con questa parola
che inizia una nuova storia di libertà nel mondo, preghiamo soprattutto di
conoscere Dio, di conoscere umilmente e veramente Dio e, conoscendo Dio, di
imparare la vera obbedienza che è il fondamento della libertà umana”
(Omelia del 15 aprile 2010)
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