ASCENSIONE
“Con grande gioia (i
discepoli) … stavano sempre nel tempio
lodando Dio” (Lc 24,53). Questa gioia ci sembra strana,
perché “Gesù si staccò da loro e veniva portato in
cielo”; o questa è una separazione bella e buona e, questa gioia è fuori
luogo, oppure non è una separazione e c’è qualcosa per cui val la pena gioire
grandemente.
Visto che nessun adulto si rappresenta Dio come un’entità esistente in
cielo; come possiamo intendere questa ascensione?
Dobbiamo rifarci alla cultura dell’epoca e
a com’era concepito il rapporto tra il cielo e la terra. Dio, infatti, era considerato
lontano dagli uomini, totalmente separato e inavvicinabile - il cielo
rappresentava bene questa distanza -. Ricordiamo quanto fosse ritenuto
pericoloso, avvicinarsi alla divinità. Ecco allora che, tutto ciò che proveniva
da Dio scendeva dall’alto, dal cielo,
attraverso delle mediazioni che impedivano il contatto con l’uomo, mentre tutto
quel che andava verso Dio saliva verso il cielo, sempre attraverso delle
mediazioni (incenso, il fuoco, il profumo dei sacrifici ecc …). Per questo
l’Evangelista, con l’Ascensione, non vuole indicarci una separazione di Gesù
dagli uomini, ma un’unione ancora più intensa tra Dio e l’uomo. Infatti Gesù
“torna” al Padre con la Sua umanità, con il Suo corpo. Dio che in Cristo ha
percorso le strade degli uomini, li ha toccati e si è lasciato toccare, ora ha
aperto il varco in maniera definitiva. Come quando il velo del tempio, che
separava il Santo dei Santi, fu squarciato con la morte di Gesù, ora la nostra
umanità ha trovato spazio alla presenza di Dio. Nulla più ci separa da Dio, se
non la nostra libertà. Nel Prefazio troviamo: “(Egli) non si è separato dalla nostra condizione umana, ma ci ha preceduti
nella dimora eterna, per darci la serena fiducia che dove è Lui, saremo anche
noi”.
Luca scrive: “Allora aprì loro la mente per comprendere le Scritture”. Per
comprendere le scritture non basta leggerle, bisogna che venga aperta la mente,
cioè aprirsi verso il nuovo. Chi si rifà a schemi, modelli e formule del
passato e non apre la mente per comprendere il nuovo può leggere le scritture,
ma non le può comprendere.
Qui si rende evidente una verità sempre
più messa in discussione: la natura umana ha una dignità insuperabile, tanto
che Dio stesso ci fa spazio in sé.
Il
professor Umberto Veronesi, oncologo di fama internazionale, già Ministro della
sanità, ha accusato la Chiesa di avere una visione antropocentrica. Quella che per
lui è un’accusa, per noi è una splendida verità. Non è vero che solo l’uomo conta, ma è vero che
l’essere umano è il vertice di tutta la storia e tutto deve essere riferito al
suo bene. Questo ha delle conseguenze pratiche importantissime. L’essere umano
deve essere il fine di ogni scelta, non il mezzo per raggiungere altri fini. La
politica, l’economia, la sanità ecc … devono essere finalizzate al bene integrale
dell’uomo, mentre non è lecito che l’uomo venga usato per realizzare fini
politici, economici e sanitari. Non dimentichiamo che la crisi che sta
attanagliando il mondo, è dovuta proprio al fatto che l’uomo non è considerato
il centro di tutto. Grazie a Gesù, Dio che si è fatto carne, è morto per gli
uomini e ha portato la Sua umanità in Dio, noi riconosciamo l’inviolabile
dignità di ogni uomo.
Scrive Rosa Alberoni: “Io ho
appreso dalla storia che là dove si caccia Dio si sterminano gli uomini. E
questo è un fatto inconfutabile, perché là dove hanno regnato le ideologie atee
come il giacobinismo, il comunismo e il nazismo, milioni di esseri umani sono
stati annientati. …
Il
perché l’abbiano fatto è talmente semplice che lo capisce anche un bambino: se
non c’è Dio a cui rendere conto delle proprie azioni, se si esclude Dio dalla
mente e dalle azioni, svanisce la sacralità della vita e la coscienza morale, e
le leggi vengono emanate da pochi per soddisfare la sete di dominio di
pochi. Senza Dio l’uomo diventa un oggetto come lo è una bicicletta o un
colapasta”.
Così come il Nazi-Fascismo e il Marxismo si sono serviti degli uomini, così il
nostro tempo, anche se con formule differenti, più accattivanti, invece di
servire l’uomo, se ne serve.
Per questo ai discepoli, quindi anche a noi, Gesù affida il ministero di
andare ad annunciare al mondo il Suo messaggio. Non ci chiede solo di parlare –
fatto comunque importantissimo in questo tempo così confuso -, ma ci chiede di
fare anche scelte concrete a favore dell’uomo.
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