PENTECOSTE
Quando vediamo una barca a vela muoversi sull’acqua del mare o un
aquilone volare nel cielo, immediatamente sappiamo che il vento sta soffiando:
il vento c’è, ma non lo vediamo se non dagli effetti che produce. Uso queste
immagini, perché lo Spirito Santo, terza Persona della SS. Trinità, non è
descrivile se non per immagini. Così fa anche l’evangelista Luca quando dice
che “venne … quasi un vento”
(At 2,2) e “lingue come di fuoco”
(2,3). Altrove il Battista dice di avere visto scendere lo Spirito “come una colomba” (Mc 1,0); Gesù
lo paragona all’”acqua viva” (Gv
7,38-39).
Tornando all’esempio precedente, possiamo dire che la presenza e
l’azione dello Spirito si riconosce dai risultati. Dove lo Spirito agisce,
fioriscono i segni; questo è evidente fin dal giorno in cui Egli è stato donato
alla Chiesa: “Cominciarono a parlare in
altre lingue … ciascuno li udiva parlare nella propria lingua” (At
2,4;6ss).
Dal giorno della morte di Gesù la storia della Chiesa è tutta mossa e condotta
dallo Spirito Santo. Ascoltiamo alcune brevi parole di san Paolo: “costretto dallo Spirito, io vado a
Gerusalemme, senza sapere ciò che là mi accadrà. So soltanto che lo Spirito
Santo, di città in città, mi attesta che mi attendono catene e tribolazioni”
(At 20,22s).
Un proverbio cinese dice: “In
principio non c’erano strade. Fu quando gli uomini cominciarono a camminare in
una stessa direzione che si formò la strada”. Lo Spirito Santo apre strade
nuove e impensate laddove sembra non esserci nulla; chiama gli uomini a uscire dal cerchio chiuso delle proprie
idee, per portarli verso spazi ed esperienze nuove. Egli crea dove trova
disponibilità e accoglienza. Ebbene sì, come una scintilla se entra in contatto
con la sterpaglia secca, la incendia e, se invece cade nell’acqua, muore, così
la potenza dello Spirito diventa feconda se trova uno spazio, altrimenti rimane
tristemente sterile. Alcuni anni fa a Bologna ci arrivò una enorme bolletta
dell’acqua, dovuta a una perdita delle tubature; quell’acqua per mesi si
disperse inutilmente; nello stesso modo la sovrabbondanza del dono dello
Spirito, può essere da noi vanificata, sia come singoli che come comunità. Basta
che ci nascondiamo dietro alle nostre paure e stanchezze; che ci lasciamo
bloccare dalle nostre idee rese impermeabili alla originalità di Dio; che ci tracciamo la
strada non consentendo al Signore di indicarci la via vera della vita (dopo
l’approvazione della legge sulle unioni civili, il Presidente del Consiglio, ha
detto di essere cattolico, ma di avere
giurato sulla Costituzione e non sul Vangelo: questa è una contraddizione in
termini); quando non lasciamo ammorbidire le nostre durezze; di fatto
interponiamo delle barriere all’azione trasformante e vivificante dello
Spirito.
Senza l’azione dello Spirito nessun passo sarebbe stato possibile nella
Chiesa: Paolo non avrebbe portato il Vangelo per mezzo mondo; Francesco
d’Assisi sarebbe rimasto un piccolo commerciante, amante del divertimento;
Jacques Fesch sarebbe morto disperato, invece, quel giovane assassino rinchiuso
in isolamento, descrive l’incontro con lo Spirito di Dio in un momento di
particolare dolore: “Era una sera, nella
mia cella …. Nonostante tutte le catastrofi che da alcuni mesi s'erano abbattute
sulla mia testa, io restavo ateo convinto … Ora, quella sera, ero a letto con
gli occhi aperti e soffrivo realmente per la prima volta nella mia vita con una
intensità rara, per ciò che mi era stato rivelato riguardo a certe cose di
famiglia. Ed è allora che un grido mi scaturì dal petto, un appello al
soccorso: Mio Dio, e istantaneamente, come un vento violento, che passa senza
che si sappia donde viene, lo Spirito del Signore mi prese alla gola … È
un'impressione di forza infinita e di dolcezza che non si potrebbe sopportare
troppo a lungo. E a partire da quel momento ho creduto con una convinzione
incrollabile che da allora non mi ha più abbandonato. Ho cominciato a pregare e
a dirigere i miei passi verso il Signore con una volontà sostenuta da grazie
onnipotenti” (J. Fesch, Giornale
intimo). Madeleine Delbrel
sarebbe rimasta a ripetere come un mantra: “Dio è morto … viva la morte”, invece di diventare una appassionata
cercatrice di Dio. Teresa di Calcutta sarebbe rimasta a insegnare in una scuola
per alunni benestanti, invece di aprire una strada di dignità per i più poveri
del mondo. Molti missionari avrebbero scelto di salvarsi la pelle invece di
rimanere al fianco dei loro fedeli a condividere i rischi.
Lo Spirito non agisce solo nei grandi fatti della storia, ma anche
nell’ordinaria quotidianità di ciascuno di noi. La conversione progressiva e
continua; la consolazione nonostante tutto; la creatività è opera Sua. Egli è ospite dolce dell’anima, ma anche
scomodo, perché spinge ad andare anche quando non se ne avrebbe voglia o la
forza. Egli ci impedisce un’esistenza passiva e ripetitiva.
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