Diventare cattolici non significa smettere di pensare, ma imparare a farlo”.
Gilbert K. Chesterton

domenica 4 settembre 2016

I numeri non contano



XXIII DOM. T.O.

     Grandi folle andavano con Lui” (Lc 14,25). Di fronte alle folle, molti farebbero di tutto per trattenerle, per legate a sé, invece, Gesù, sceglie sembra andare nella direzione opposta e di mettere in chiaro una cosa fondamentale: a Lui non interessano le folle; i grandi numeri non lo impressionano e, soprattutto, non lo illudono.

     Proprio per questo dice senza giri di parole: “Se uno viene a me e non odia suo padre, sua madre, la moglie, i figli, i fratelli … non può essere mio discepolo” (Lc 26).  La nuova traduzione mette: «Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie …”; è evidente che il senso è lo stesso, ma le parole di Gesù sono più forti, più scandalose.
     In ogni caso, cosa significano?  
     Gesù chiede a ognuno di noi di avere un centro che occupa il cuore in maniera speciale e che determina le nostre scelte fondamentali. Amare di più Cristo, significa prediligerLo in modo tale che, nel momento della scelte, Lui è il punto di riferimento senza alternative; significa non concepire più l’esistenza senza un contatto profondo con Lui.
          Chi non ama, non sceglie e non segue; non ha mai tempo e mezzi sufficienti. L’amore non è mai teorico, ma fatto di fatti. E’ difficile credere a coloro che dicono di amare, ma non lo dimostrano con gesti, scelte e comportamenti concreti.
     Amare con un saluto? Frequentandosi un’ora alla settimana? Riservando gli scampoli del proprio tempo? Decidendo in autonomia? A Dio questo non basta.
     Poco prima delle parole appena ascoltate, Gesù ha raccontato la parabola di quell’un uomo che diede una grande cena e fece molti inviti: “All’ora della cena, mandò il suo servo a dire agli invitati: “Venite, è pronto”. Ma tutti, uno dopo l’altro, cominciarono a scusarsi. Il primo gli disse: “Ho comprato un campo e devo andare a vederlo; ti prego di scusarmi”. Un altro disse: “Ho comprato cinque paia di buoi e vado a provarli; ti prego di scusarmi”. Un altro disse: “Mi sono appena sposato e perciò non posso venire” (Lc 14,16ss). Ecco cosa non è l’amore di predilezione: scegliere altro.
     E’ chiaro che nessuno ama chi non conosce e se non si sente a sua volta amato. E’ interessante notare che, sotto la croce, oltre ai familiari più stretti di Gesù, c’è giovanni –il discepolo che Lui amava – e Maria Maddalena, donna salvata da Gesù. L’amore familiare e  quello di predilezione, impediscono di lasciare da solo Gesù nell’ora della sofferenza.
     Il senso più profondo della vita consacrata è qui. Non si è monaci, frati e suore per fare delle cose buone, per servire i poveri – non è necessario entrare in convento per farle -, ma perché si è sedotti da una bellezza che non lascia scampo; perché ci si sente amati in modo speciale.
     Gesù poi chiede di portare la propria croce. Anche qui l’amore la fa da padrone. Infatti la croce che cos’è se non la forma più alta dell’amore? Rinunciare alla propria incolumità per la persona amata. Ebbene Gesù dice che, chi non è disposto ad amare non può essere dei suoi. Andare dietro a Lui, significa percorrere le sue stesse strade, fare le sue stesse cose e frequentare le persone che Lui sceglie.
     Perdonaci Signore, perché vogliamo essere Tuoi, ma senza camminare con Te; senza amare come Te; senza scegliere Te sopra ogni cosa. Aiutaci a non accontentarci mai di un cristianesimo senza di Te, fatto di buoni sentimenti e di piccole emozioni, ma non di scelte radicali e di cammini lunghi e impegnativi. Salvaci dalla “grazia a buon mercato” che non ci impegna e non smuove le nostre esistenze.

2 commenti:

  1. grazie padre Andrea. Le tue parole ci fanno alzare lo sguardo. Danno spinta e conforto che equilibrano fatica e sacrificio.

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  2. Grazie padre Andrea. Come sempre vai diritto al cuore del cristianesimo: Cristo Gesù, che è Amore cioè Persona. Ora ti tento nell'orgoglio: abbiamo bisogno di guide come te. Ti ho conosciuto quando eri nel convento di Baccanello e a distanza di tempo sentiamo ancora la mancanza delle tue parole illuminanti ...e di te. Un abbraccio Enrico

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