Diventare cattolici non significa smettere di pensare, ma imparare a farlo”.
Gilbert K. Chesterton

lunedì 31 ottobre 2016

Solo la santità riforma la Chiesa, il resto è rivoluzione


TUTTI I SANTI



     I Santi sono un ostacolo al nostro rapporto con Dio o sono un dono prezioso di Dio alla Chiesa e al mondo?


     Io non ho dubbi nel riconoscere che i Santi sono un dono preziosissimo. Senza i Santi rischiamo di accogliere la mediocrità come stato di vita del Cristiano.

     Perché?

     Perché essi hanno scelto di vivere per Cristo senza accontentarsi. La loro presenza viva ci costringe ad alzare lo sguardo a rialzarci e a camminare con Dio. I Santi sono la continua chiamata di Dio a vivere con radicalità le esigenze del Vangelo. Essi ci mostrano quanto sia seria la vita evangelica.

     E’ vero che il rischio è di considerare la santità una cosa per persone eccezionali, ma questo può accadere solo se si pensa che santi siano solo coloro che sono iscritti nel calendario. In realtà essi sono solo alcuni, presi a modello per tutti, ma c’è una santità che non sfugge allo sguardo di Dio e che attraversa le nostre strade; che vive e cresce nelle nostre case, chiese, scuole, ospedali, fabbriche e che non è fatta di miracoli e penitenze, ma di coerenza e fedeltà quotidiana e ordinaria alle esigenze del Vangelo. Cosa ci ha appena detto l’Evangelista Giovanni? “Vidi: … una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, tribù, popolo e lingua. Tutti stavano in piedi davanti al trono e davanti all’Agnello, avvolti in vesti candide, e tenevano rami di palma nelle loro mani” (Ap 7,9). Parla di una moltitudine immensa, non di un club esclusivo per pochi eletti. Certamente ognuno di noi ha conosciuto e vissuto con dei santi.

     Tante volte ci rompiamo la testa per capire il significato di alcuni passi della Sacra Scrittura, ma se guardiamo ai Santi che hanno vissuto il Vangelo, ne comprendiamo subito il senso, per la semplice ragione che Lo vediamo realizzato. La santità è il Vangelo per immagini di carne e ossa.

     Vogliamo capire chi sono “i poveri in spirito”? “Guardiamo Francesco e Chiara di Assisi e capiamo subito. 

     Coloro che sono nel pianto”? Ci pensa  la donna che, stando ai piedi di Gesù, gli bagna i piedi con le sue lacrime e li asciuga con i capelli. Sono le lacrime di dolore per il peccato, per una vita infedele.

     Beati i miti”?  Quanto è eloquente la vita di Rolando Rivi o di Joselito, giovanissimi torturati e uccisi per il solo fatto di non avere voluto rinnegare Dio.

     Quelli che hanno fame e sete della giustizia”? C’è monsignor Oscar Arnulfo Romero, ucciso per essersi messo dalla parte del suo popolo violentato da un potere satanico; o di Von Galen, vescovo di Munster durante il regime Nazista, che non ha mai cessato di dire la verità.

     I misericordiosi”? Ecco il diacono Stefano, che perdona i suoi carnefici mentre lo lapidano.

     I puri di cuore”?  Ecco Maria Goretti, che preferisce morire piuttosto che cedere alla violenza della lussuria.

     Gli operatori di pace”? Guardiamo Giorgio La Pira, il Sindaco santo di Firenze.

     I perseguitati per la giustizia”? Ecco il cardinal Van Thuan e il cardinal Stepinac, vissuti per decenni in prigionia in quanto cristiani e per avere difeso la verità.

     Potrei andare avanti per ore, ma ci fermiamo qui. I Santi sono gli interpreti viventi della Parola di Dio.

     Quotidianamente ognuno di noi prega per i propri cari viventi e defunti; quanto più coloro che vivono già alla presenza di Dio  possono pregare per noi. Perché ci stupiamo se si chiede l’intercessione di un Santo e di una Santa? Perché non posso chiedere a mia madre di pregare per me? Nello stesso modo, perché non posso chiedere a sant’Antonio di sostenermi con la sua preghiera e di vegliare su di me? Abbiamo forse paura che essi facciano ombra a Dio? I Santi non fanno nulla, se non chiedere a Dio di agire a nostro favore, non hanno un potere proprio; solo il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo possono fare qualcosa per noi.

     Certo, noi possiamo confonderci e fermarci ai Santi, quasi che fossero delle divinità a se stanti, ma il problema è nostro, non loro.

    

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